Home ATTUALITÀ Giuliana Salce, un libro per dar voce alle donne

    Giuliana Salce, un libro per dar voce alle donne

    Giuliana-Salce
    Derattizzazioni e disinfestazioni a Roma

    Un libro per raccontare la sua vita, ma soprattutto per offrire l’opportunità a donne che hanno vissuto (o che vivono) momenti oscuri come i suoi, l’opportunità di confidarsi, parlare, nel caso gridare anche la propria rabbia.

    Tacco e punta Giuliana, tacco e punta!”, edito da Etrom Mirror e scritto da Massimiliano Morelli, descrive non tanto la carriera sportiva della signora Giuliana Salce, quanto il resto d’una vita difficile.

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    Violenza subita da parte di uno zio, vessazioni da parte del primo marito, bulimia, anoressia e doping, praticamente signora Salce lei si è fatta mancare nulla nella vita.

    Si, ma devo anche dire che a parte il doping, le altre fasi non me le sono certo cercate. Sono state sofferenza, lacrime, paura. Il doping… si, ci sono caduta, nel tranello, ma dopo quattro mesi ho autodenunciato quel che stavo facendo.

    Un libro per far conoscere…

    Per portare alla luce cose, fatti e persone che compongono un puzzle davvero strano. Era da tempo che avevo in mente questo libro, non volevo scriverlo da sola, volevo che a scriverlo potesse essere un giornalista capace di entrarmi dentro, nella testa, nel cuore. Quando l’ho trovato poi è stato un gioco da ragazzi arrivare a oggi.

    Però lei, donna che si rivolge alle donne, ha fatto scrivere il libro a un uomo. Perché?

    Perché senza dubbio l’autore ha una spiccata indole di femminilità nel suo animo. Conosco bene Massimiliano Morelli, conosco la sua delicatezza nello scrivere e trattare determinati argomenti.

    Cinque fasi, ma nelle presentazioni spesso si punta il dito solo sul doping. Per quale motivo?

    Beh, sono stata un’atleta, e inevitabilmente si pensa più all’asoetto sportivo che al resto. Forse anche perchè dopo essermi dopata per quattro mesi, mi sono autodenunciata. E credo di essere una delle poche atlete che abbia fatto outing.

    Lei ha detto “quattro mesi di doping, ma non vincevo più”. Ce la può spiegare questa frase?

    Il doping è arrivato dopo il periodo della marcia, quando mi sono dedicata al ciclismo, sport che mi piaceva e che praticavo con buoni risultati, le vittorie non sono mancate. Poi, quando ho cominciato a doparmi, devo dire che si, andavo più forte. Ma non riuscivo più a vincere. Strano, no?

    Come procede oggi la sua vita?

    In maniera semplice ma felice, ho due figli che adoro, un marito (Cesare, seconde nozze, ndr) e amici che mi fanno star bene.

    Come dire… la vita ricomincia a sessant’anni?

    Piccola rettifica… la vita ricomincia a sessantaquattro anni.

    Edoardo Cafasso

     

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