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    Laurens van der Post: Il cuore del cacciatore

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    Galvanica Bruni

    Per la rubrica “Letti per voi” segnaliamo “Il cuore del cacciatore” di Laurens van der Post, Edizioni Adelphi (286 pagine, 24 euro).

    Nell’Africa centro-meridionale, nello stato del Botswana, c’è una delle regioni più inospitali del pianeta, il Deserto del Kalahari chiamato anche “la terra della grande sete”. In questo deserto dove riescono a riprodursi poche specie vegetali e animali,  da millenni vive un popolo che grazie alle sue straordinarie doti di resistenza e ad una profonda comunione con la natura, è riuscito a fare suo uno tra i più ostili ambienti al mondo: è il popolo San, più noto come Boscimani (“gli uomini del bush” ovvero della boscaglia).

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    “Il cuore del cacciatore” è dedicato proprio a loro, alla loro straordinaria capacità di affrontare la grande sete, alla loro spiritualità e alle sofferenze ed angherie che nel tempo hanno dovuto patire.

    Autore di questo libro è Laurens van der Post, uno scrittore-viaggiatore morto nel 1966,  che alla cultura e spiritualità dei boscimani ha dedicato gran parte della sua vita; autore del “Il mondo perduto del Kalahari” ( un libro che oggi  è una vera e propria rarità) ha scritto “Il cuore del cacciatore” più di 60 anni fa ed è solo grazie alla casa editrice Adelphi che oggi possiamo leggere questo straordinario racconto.

    Van der Post a bordo di alcune Land Rover ha viaggiato in lungo e in largo nella fornace del Kalahari accompagnato da alcuni amici e da un “boscimano domestico” in qualità di interprete. Lo ha fatto con estrema discrezione e senza cercare spasmodicamente  un contatto ma aspettando che fossero i boscimani in difficoltà ad avvicinarsi (in questo caso il saluto è sempre “Buongiorno, vi abbiamo visto da lontano e stiamo morendo di fame!”).

    E grazie a questi contati e all’aiuto fornito, sotto forma di acqua e cibo,  è riuscito, anche se con difficoltà e solo in parte, ad entrare nei cuori e nella mente di questo popolo mite, allegro e in possesso di una straordinaria empatia con l’ambiente che lo circonda. Solo un rapporto unico e  fortissimo con la natura permette ai Boscimani (tra i popoli più poveri al mondo) di ottenere dal deserto le risorse per sopravvivere.

    Ne “Il cuore del cacciatore” van der Post ci narra la vita difficile e avventurosa di questi cacciatori e raccoglitori dalla pelle color rame, la loro continua ricerca di acqua (i Boscimani inseguono letteralmente i temporali), le loro leggende tramandate oralmente secondo un rituale che si ripete da millenni e infine le difficoltà che questo popolo di straordinaria mitezza ha incontrato nel contatto con la società civilizzata.

    I Boscimani, nonostante siano presenti nel Kalahari dalla notte dei tempi (da almeno 20mila anni), sono stati perseguitati, incarcerati e resi schiavi approfittando proprio della loro semplicità e umiltà. Uomini (ovviamente bianchi) senza scrupoli, per favorire in ogni modo le compagnie minerarie, li hanno privati della terra e della libertà arrivando perfino a togliere i bambini alle famiglie per farne schiavi nelle fattorie.

    “Il cuore del cacciatore” è tutto questo e nonostante sia stato scritto nel 1961 è un libro di straordinaria forza e attualità: un inno all’anima incorrotta dell’Uomo della boscaglia.

    Francesco Gargaglia

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