Nato a Torino il 2 aprile 1970 da padre piemontese e madre siciliana e cresciuto a Cantù, Paolo Romano, oggi intervistato da VignaClaraBlog.it, studia recitazione per due anni presso il Centro Teatro Attivo di Milano e successivamente, mentre svolge un numero infinito di lavori, frequenta un corso quadriennale presso la Civica Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi”, sempre nel capoluogo lombardo, dove nel 1998 consegue il diploma di attore.
Artista versatile e super impegnato, noto al grande pubblico per la sua partecipazione a numerose fiction televisive e, in particolare, a “Un Posto al Sole”, in cui dal 2011 interpreta il magistrato Eugenio Nicotera, Paolo Romano, assieme alla compagnia dello Stabile del Giallo, è in scena fino al 2 dicembre al Teatro Ciak di via Cassia 692 con “La Parola ai Giurati“.
Amante del tango argentino e del vino rosso, tifoso del Toro e sportivo a trecentosessanta gradi, Romano vanta un curriculum vario e considerevole: mentre in teatro calca il palcoscenico in più di trenta rappresentazioni differenti, esordendo nel 1992 con “Il Genio Buono” di Goldoni, sul piccolo schermo, invece, lo vediamo apparire in oltre quaranta fiction, fra le quali “Incantesimo” e “Vento di Ponente”.
Al cinema si segnala per la sua presenza nel film “Cuore Sacro” di Ferzan Özpetek e come protagonista della pellicola “A New Day in Old Sana’a”, vincitrice del Cairo International Film Festival del 2005.
Oltre a “La Parola ai Giurati”, la sua collaborazione con lo Stabile del Giallo presenta altri titoli di successo come “In linea con l’assassino“,“Delitto Perfetto“ e “Verdetto“.
A colloquio con Paolo Romano
Paolo Romano è attualmente in scena al Teatro Ciak con “La Parola ai Giurati”, in cui interpreta il giurato numero otto…
è un ruolo bellissimo che mi permette di sviluppare diverse sensazioni, stati d’animo, sentimenti. Si tratta di un ruolo a 360 gradi: dall’apertura del sipario fino alla sua chiusura io, come tutto il resto del cast, facciamo un vero e proprio viaggio che ci porterà ad essere diversi da quando abbiamo cominciato.
Cosa si prova ad interpretare il personaggio che fu di Henry Fonda?
Non mi pongo il problema. Un’altra epoca, un altro mezzo, quello cinematografico. Lui era anche produttore, diciamo che non si sono risparmiati sui suoi primi piani…
Perché il pubblico dovrebbe vedere questo spettacolo?
La gente e soprattutto i ragazzi dovrebbero venire a vederlo perché è estremamente attuale. Io sono contento che le mie tre figlie lo abbiano visto. Lo citiamo spesso dentro casa.
Niente è così come appare ad un primo sguardo: la fretta, la voglia di agire e la superficialità spesso ci inducono a commettere degli errori irrimediabili. Bisogna saper fermarsi e guardare dentro le cose.
E dei suoi colleghi della compagnia cosa ci dice?
C’è un rapporto speciale con gli altri attori dello Stabile del Giallo: ci legano anni di percorso comune, la condivisione di gioie e dolori, ma anche la consapevolezza di saper far bene il nostro mestiere.
Ha partecipato ad una sfilza lunghissima di spettacoli teatrali: ce ne nomini uno cui è particolarmente affezionato…
Sicuramente “Sleuth” di Anthony Shaffer, sempre con la regia di Raffaele Castria, ma devo dire che da quest’anno anche “La Parola ai Giurati” diventerà uno dei miei lavori preferiti.
La TV: qual è lo stato dell’arte della fiction italiana? È ancora in grado di intercettare i cambiamenti sociali e di costume o è troppo rassicurante e politically correct?
Senza dubbio la televisione di stato si pone obbiettivi diversi dalle televisioni private. Non si può generalizzare. In linea di massima oserei dire che sono due mercati completamente diversi.
La RAI ha anche il dovere, forse l’obbligo di essere politically correct, pur raccontando belle storie. Io seguo anche serie come “Gomorra” e altre serie più… diciamo, cruente, ed è ovvio che alcune di esse non potrebbero andare in prima serata sulla tv pubblica.
Diciamo che il pubblico, vista la grande offerta, si sta un po’ diversificando e tutto a discapito del teatro.
A proposito di pubblico: quello televisivo la conosce anche e soprattutto per “Un Posto al Sole”: qual è il suo rapporto con il personaggio che interpreta da sette anni?
Ma un rapporto ottimo! Lui sta a Torino e io qui. Diciamo che ultimamente ci sentiamo poco (ride, n.d.r.). Scherzi a parte, è molto più facile per me interpretare ruoli lontanissimi da come sono perché devo proprio fare qualcosa di diverso.
Io e il magistrato Eugenio Nicotera siamo agli antipodi, ma ci tolleriamo e io, nei suoi panni, ci sto comodo: bisognerebbe chiedere a lui cosa ne pensa di me (sorride ancora n.d.r.).
Come fa a dividersi fra Roma e Napoli, dove la fiction viene girata, e poi onorare tutti gli altri impegni?
Eh, diciamo che è un bel da fare. Al momento sto girando una serie, sempre per la RAI, con la regia di Michele Soavi. La vedrete in onda il prossimo autunno, poi si vedrà: ho un paio di cose in ballo ma per adesso non ne parlo…
Qualche indizio? Magari una regia…
la cosa che più mi sta a cuore è un monologo teatrale a cui sto lavorando da un anno. Chissà, magari lo vedrete al Teatro Ciak l’anno prossimo.
NdR: I biglietti per “La Parola ai Giurati” (in scena fino a domenica 2 dicembre) possono essere acquistati on line su www.ticketone.it/ al botteghino del Teatro Ciak (dal martedì al sabato 9-13 e 15-19; domenica 10.30-13 e 15-17).
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Ho visto lo spettacolo al CIAK, La parola ai giurati, e lo consiglio agli amanti del tTeatro (con la T maiuscola). Sono anche contento che il Teatro Stabile del Giallo abbia ripreso le attività. Ne sentivo la ingiustificata mancanza. Posso affermare, quale frequentatore di spettacoli teatrali (senza alcuna preparazione specifica) che il Giallo non mi ha mai deluso, negli ultimi dieci o quindici anni (non ricordo bene) da quando si recitava sulla Cassia al successivo teatro al Sesto Miglio ed ora al CIAK. Se una “pecca” debbo segnalare è il dopospettacolo con un frugale piatto, non tanto per la cenetta (di solito da me evitata) quanto per il piacere di poter scambiare due parole con gli attori e gli operatori.