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Cassia, Ciak… si inizia: è nato un teatro

TEATRO CIAK
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Ciak… si comincia! È partita con il piede giusto la prima stagione del Teatro Ciak di via Cassia, 692, a Tomba di Nerone. Tenuta a battesimo da ospiti e  spettatori prestigiosi del calibro di Gigi Proietti (in platea insieme all’inseparabile moglie Sagitta Alter), Lando Buzzanca, Nini Salerno e Pino Strabioli, la rappresentazione d’esordio del nuovo spazio sulla Cassia – la versione de La Parola ai Giurati targata Stabile del Giallo – ha convinto un pubblico assai numeroso ed entusiasta.

Di questi tempi un teatro che apre i battenti è un evento più unico che raro e la festa si è svolta con tutti i crismi: si respirava una bella atmosfera la sera di giovedì 15 novembre, al Teatro Ciak, nato dalle ceneri dell’omonimo cinema e splendido nel suo elegante vestito rosso e nel carattere accogliente della sua sala.

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Si è iniziato non soltanto con il piede giusto, ma anche con una buona dose di coraggio. Mettere in scena “La Parola ai Giurati” – il film magnifico che Sidney Lumet firmò nel 1957 – costituiva una sfida molto impegnativa per il regista Raffaele Castria. Dodici attori sul palco, dialoghi scolpiti e verbosi, interventi e movimenti da coordinare alla perfezione se si voleva rendere come si doveva questa potente elegia civile.

Nelle due ore di spettacolo (più l’intervallo) i “dodici uomini arrabbiati”, dodici giurati rinchiusi in un’afosa stanza di tribunale ed indicati soltanto da numeri, sono chiamati ad esercitare “una delle cose più notevoli della democrazia: la responsabilità”.

Ma sulla loro decisione – un ragazzo ispano-americano è accusato di aver ucciso il padre violento e loro devono stabilire se è colpevole o innocente – incombe un’importante partita di baseball. E non solo.

Queste persone – diverse per età ed estrazione sociale – non sono pronte per il compito loro assegnato, perché non riescono a distaccarsi dalle loro idee e dai loro preconcetti, non sono in grado di separare i fatti dalla propria meschinità e dai propri pregiudizi razziali.

Ciò che pensano – o ciò che ritengono di pensare – altera la loro capacità di giudizio e le conclusioni alle quali arrivano non sono altro che una sorta di rivalsa sulle proprie sconfitte o bassezze. Il destino dell’imputato sembra segnato, ma il giurato numero otto…

Il testo di Reginald Rose, tradotto assai fedelmente da Giovanni Lombardo Radice e restituito solo con qualche piccola variazione sul palco del Teatro Ciak, conserva, intatta e vibrante, tutta la sua forza mettendo sul piatto temi di strettissima attualità come le difficoltà dell’integrazione razziale, la pena di morte, la necessità dell’ascolto degli altri e l’uso degli strumenti del dubbio e della ragione per demolire ogni forma di pregiudizio.

Una scommessa vinta per la compagnia dello Stabile del Giallo, tornata finalmente in scena dopo quasi due anni di forzata inattività.

Applausi per tutto il cast: Paolo Romano (già protagonista di In Linea con lAssassino), Gianni Franco, Alessio Caruso, Massimiliano Buzzanca, Sergio Mancinelli (molto apprezzato ne La Donna in Nero), Massimiliano Giovanetti, Enrico Ottaviano, Matteo Micheli, Diego Casalis, Rocco Piciulo, Livio Remuzzi e Gianni Garko. Una speciale menzione per Susanna Proietti, che ha curato le scene e i costumi.

La Parola ai Giurati sarà in scena fino a domenica 2 dicembre. I biglietti possono essere acquistati on line su https://www.ticketone.it oppure al botteghino del teatro Ciak, che osserva i seguenti orari: dal martedì al sabato dalle ore 9 alle 13 e dalle ore 15 alle 19; domenica dalle ore 10.30 alle 13 e dalle ore 15 alle 17. Per informazioni si può telefonare al numero 0633249268.

Giovanni Berti

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