Home TIBERINA Camping River, Tolli (PD): “Il presidio non basta, Raggi intervenga”

Camping River, Tolli (PD): “Il presidio non basta, Raggi intervenga”

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Galvanica Bruni

Il tentativo di occupazione delle aree private lungo Via Tenuta Piccirilli, che per anni hanno ospitato il villaggio della solidarietà River, da parte di circa 50 persone è la triste conseguenza della cattiva gestione dei processi di uscita dal campo. Chiudere il  Camping River era sacrosanto, cosa che il PD locale con i suoi dirigenti e amministratori ha sostenuto con vigore e in tempi non sospetti, ovvero da prima che norme e eventi obbligassero l’amministrazione Raggi ad una decisione che ad essere sinceri non avrebbe mai preso, tuttavia la gestione doveva essere più attenta”.

E’ quanto dichiara in una nota Marco Tolli, dirigente del PD di Roma, spiegando che “Oggi, come purtroppo avevamo previsto e prontamente denunciato, moltissime persone si sono disperse nel territorio. Alcuni dormono per strada, altri in alloggi di fortuna. Così è cresciuto il numero delle baracche presenti nel territorio. La cosa drammatica è che l’amministrazione non ha ancora contezza di dove si siano rifugiati buona parte dei dispersi del River e, in generale, di quali siano le reali dimensioni del problema degli insediamenti informali”.

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“Dopo questo tentativo di occupazione, prontamente sventato dalla Polizia municipale, come richiesto dal comitato di quartiere Tiberina, è doveroso rafforzare ed estendere la vigilanza anche ai prossimi mesi, riconoscendo tuttavia che questa non può essere una misura sufficiente: fino a quando non si trova una soluzione all’emergenza abitativa, non si programma il progressivo abbattimento degli insediamenti informali, non si liberano gli spazi occupati, l’amministrazione sarà costretta a mantenere quel presidio per anni”.

“E non solo lì – incalza Tolli segnalando che “sulla Tiberina, di fronte al civico 177, decine di persone hanno occupato un manufatto e realizzato alloggi di fortuna, così come il vecchio impianto sportivo di Via Dalmine, oggi abbandonato, è continuamente oggetto di occupazioni. Non si contano più gli accampamenti sotto i ponti, i cavalcavia e lungo i fossi. Vanno aiutati e responsabilizzati i proprietari a tornare in possesso dei propri beni e vanno stimolati gli enti gestori a vigilare e proteggere il patrimonio pubblico in consegna. Parallelamente occorre censire e stabilire chi ha diritto a forme particolari di sostegno che, diversamente da quelle messe in campo per la gestione della chiusura del River, devono essere credibili”.

“Non si può infatti teorizzare che queste persone, una volta portate allo stremo, decidano di spostarsi. Non è umano, ma non è nemmeno realistico” conclude Marco Tolli sostenendo che “serve dunque mettere in campo un piano complessivo, nell’interesse di tutti”.

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2 COMMENTI

  1. Signor Tolli,
    veramente ancor prima di Lei e in tempi, questi si, veramente non sospetti, ci furono molti cittadini e forze politiche che si opposero alla decisione dei sindaci di sinistra (Rutelli e Veltroni) di aprire il campo nomadi al Camping River. Purtroppo chi allora si oppose venne tacciato di razzismo proprio dagli esponenti del suo partito che oggi rivendica la richiesta di chiusura del Campo in tempi non sospetti. Tutto ciò dimostra che i tempi cambiano, e coloro ( la sinistra) che allora accusavano i residenti della Tiberina e le altre forze politiche di essere razzisti, oggi rivendicano il merito di essere stati i primi a chiedere la chiusura di quel campo nomadi. A volte la storia si ripete…a parti invertite

  2. Questa volta si può essere d’accordo con chi chiama in causa la Sindaca.
    Qualcuno deve prendersi la responsabilità per soluzioni attese da anni. Tanto clamore è giustificato (a nostro avviso).
    La Sindaca o chi per Lei dovrà rileggersi con più attenzione quanto era inserito nel Piano di Superamento dei Campi Rom e nei documenti o direttive di origine Commissione Europea rivolti a tutte le Città Europee con lo stesso tipo di problemi.
    L’uso della forza pubblica a presidio del River unitamente ai tanti dispersi e vagabondi (il vagabondaggio in Italia è vietato) che stazionano da ogni parte dopo tutto quello che è stato fatto mettono in evidente imbarazzo qualsiasi amministrazione e vanificano il lavoro e l’impegno dei tanti che per questa problematica hanno speso tempo, ore di sonno e compromesso la propria reputazione.
    Considerare quanto sta accadendo come una situazione grave (rischio di contestazione forte) è proprio, situazione che si somma alle altre conosciute come la crisi economica ed occupazionale che interessa tutta la popolazione.

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