Sgomberato definitivamente lo scorso 26 luglio, disperse per la città le ultime 230 persone che lo occupavano – finite dove non si sa, in quel dormitorio a cielo aperto che é diventata Roma – sulla vicenda del campo nomadi River di via Tenuta Piccirilli, sulla Tiberina, è calato il sipario.
Spente le luci, staccati i riflettori, chiusi i microfoni, finite le manifestazioni, se non fosse per quell’auto della Polizia Locale che ancora lo presidia per evitare nuove occupazioni – come quella lampo avvenuta per poche ore lo scorso 13 settembre – si direbbe che quel campo nomadi è stato già cancellato dalla memoria della città.
Forse per tanti è così, ma non per chi in via Tenuta Piccirilli ha casa famiglia e bambini. Per chi ha sotto gli occhi ogni giorno, da quando quel 26 luglio sono stati sbarrati i cancelli, una visione non proprio edificante.
Già, perchè quell’area è rimasta tale e quale. Definirla sporca sarebbe un eufemismo. Ammassi di rifiuti, materiali abbandonati, olezzi non gratificanti, topi che vi scorazzano. Nessuno vi ha messo mano, tantomeno l’ottantaseienne proprietario al quale la sindaca Raggi, con l’ordinanza n.122 del 13 luglio 2018, aveva ordinato di “eliminare i fattori inquinanti che determinano la condizione di insalubrità dell’area e il danno ambientale correlato all’inquinamento del fiume Tevere ove sfociano gli scarichi” nel termine perentorio di 15 giorni.
A sollevare il velo del silenzio che avvolge questa area è ancora una volta il Comitato via Tiberina nel quale si riconoscono gli abitanti di via Tenuta Piccirilli preoccupati della situazione stagnante.
Sono ben contenti – dichiarano in una nota – che sia rimasto “attivo ed efficace sino ad oggi il servizio di sorveglianza da parte della polizia municipale” chiedendone la permanenza “fino a quando l’area non sarà messa in sicurezza da possibili nuovi tentativi di occupazione“, ma quanto al resto il grido di dolore è forte.
Cosa ne sarà dell’ex campo nomadi?
“Nonostante le nostre sollecitazioni – scrive il Comitato – non è avvenuto nessun lavoro di bonifica sull’area dove sorgeva l’ex campo. Persiste un clima di silenzio sulla questione; alle nostre continue e ripetute richieste degli ultimi mesi abbiamo riscontrato scena muta da parte del Municipio XV, opposizioni comprese.”
“Ad oggi continuiamo a chiederci cosa ne sarà dell’area, quando e come inizieranno, se inizieranno, i lavori di bonifica. Ci chiediamo – concludono – se questo argomento interessi ancora a qualcuno dopo l’avvenuto sgombero. Il dubbio sorge spontaneo“.
E già, il dubbio che passato lo sgombero sia stato gabbato lo santo è più che lecito per chi è costretto a convivere con quella situazione sotto gli occhi.
Che poi, a dirla tutta, non è proprio così importante sapere subito cosa ne sarà dell’area (visti i diversi vincoli ambientali e paesaggistici le soluzioni non sono poi così tante) ma è prioritario sapere quando e se verrà bonificata, quando e se – per usare le parole della sindaca – verranno eliminati “i fattori inquinanti che determinano la condizione di insalubrità”. Perchè con questa insalubrità c’è gente che ancora ci fa di conto tutti i giorni.
Intervenga il Campidoglio
Il sindaco di una città è il responsabile della condizione di salute della popolazione del suo territorio e come tale deve prendere provvedimenti se le condizioni ambientali sono invivibili, se esistono pericoli igienici per i cittadini, tanti o pochi che siano, come nel caso in questione. Non è un problema di quantità, ma di qualità della vita a cui hanno diritto.
Se l’area dell’ex campo nomadi è ancora in uno stato fatiscente, se la proprietà non ha adempiuto a quanto chiesto nell’ordinanza sindacale e se avverso la stessa non ha fatto ricorso al Tar (ricorso del quale peraltro non si trova traccia sul database del relativo sito web), che intervenga il Campidoglio. A disposizione ha lo strumento dell’esecuzione in danno: l’amministrazione effettua i lavori e poi si rivale sull’interessato.
Di precedenti ne esistono a piacere. Solo a Roma Nord due i casi recenti: quando nel 2014 da un’area privata franò una spalletta di via Cassia nel tratto cosiddetto “Cassia Antica” bloccando la strada per mesi e quando, sempre da via Cassia ma nel primo tratto, quello che inizia da Ponte Milvio, e sempre nel 2014 si staccò un costone di un terreno privato invadendo l’Olimpica. In ambedue i casi intervenne il Comune, con una spesa di poco meno di tre milioni di euro, rivalendosi poi sui proprietari.
Allora la ragione fu il blocco della mobilità su due strade di grande interesse; oggi – e spendendo molto di meno – la ragione sarebbe la salute dei cittadini, bene e diritto primario anche di chi di tutta la vicenda ha l’unica colpa di essere residente in via Tenuta Piccirilli.
Claudio Cafasso
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Lo scorso 16 luglio (2018) si è conclusa con successo lo sgombero dell’insediamento Rom al River le cui fasi hanno avuto inizio secondo le direttive Europee sul superamento dei Campi Rom nel 2008, Dieci anni dieci per chiudere il famigerato River. Un calendario pieno di sofferenze e drammi umani a cui è difficile trovare giustificazione perché come si usa dire già nelle more delle amministrazioni.
Appunto le amministrazioni ed i loro rappresentanti eletti, gente che ha governato secondo le proprie visioni economiche e sociali che hanno nell’insieme accumulato un debito di c.a. 14.000.000.000. di euro, e non solo, che hanno determinato il crollo e la scomparsa della Holding “Comune di Roma” realtà imprenditoriale enorme, con gestioni tutte fallimentari (di cui al debito) ed altro che pesa nella gestione attuale nelle difficoltà di cui si legge.
Gestione esemplare oscurata dalla irrisoria per volume eclatante questione di Mafia Capitale e dei suoi 3.000.000 di Euro l’anno tra cooperative e appalti ecc. ecc..
Con poca memoria ed inesistente rispetto per tutti quelli che si sono adoperati nel tempo per il River, vengono a nostro avviso anzitempo sollecitati legittimi interventi di bonifica.
Stabilire le urgenze spetta al governo del Municipio XV, sebbene pentastellato, il Comitato Via Tiberina si avvicini alla politica se vuole essere di aiuto alla Cittadinanza tutta.
Forse non si è capaci di distinguere le funzioni di un comitato di cittadini liberi che hanno il pieno diritto di riunirsi liberamente e avanzare richieste alle istituzioni per vivere in contesti decorosi e dignitosi e dall’altra parte le responsabilità degli amministratori che invece hanno il dovere di realizzare gli impegni presi e garantire serenità e benessere nei territori che governano. Il comitato restituisce voce ai cittadini inascoltati , è un costituito da volontari che pagano sulla propria pelle le conseguenze di scelte politiche sbagliate od omissioni. È stato il governo del municipio a comunicare ai cittadini della bonifica che sarebbe dovuta avvenire entro tre mesi da parte della proprietà. Di mesi ne sono trascorsi di più e i politicanti intetessati ai voti hanno concluso le loro scenette sul campo rom e chi governa ha dimenticato di procedere forse?
Purtroppo nella situazione in cui stiamo ormai è tutta la città che abbisogna di interventi di bonifica…