Rimpatri assistiti. Questa potrebbe essere la soluzione a cui pensa il Campidoglio per mettere fine alla vicenda dell’ex campo nomadi River che avrebbe dovuto essere chiuso il 30 settembre dello scorso anno ma dove di fatto vivono ancora oggi circa 380 persone. Con questo strumento l’amministrazione capitolina, fallite le misure di accompagnamento previste dal piano di superamento dei campi nomadi e sperimentate per prime al River, cerca ore di correre ai ripari.
L’idea ha preso corpo a valle del blitz del 18 aprile condotto dalla Polizia Locale di Roma nel campo di via Tenuta Piccirilli, blitz il cui risultato – 10 persone fermate, 25 mezzi sequestrati, recuperato un mezzo dell’Ama che risultava rubato e apposizione di sigilli ad una discarica abusiva – ha dimostrato quanto l’aver abbandonato l’insediamento alla sua sorte l’abbia trasformato in un grave problema sociale e di sicurezza.
La notizia è stata data dall’agenzia Adnkronos alla quale Marco Cardilli, delegato alla Sicurezza del Campidoglio, ha così dichiarato: “E’ in via di definizione una delibera che amplia le possibilità di estendere i progetti inclusivi del piano per il superamento dei campi rom anche ad altre forme di aiuto, tra le quali il rimpatrio assistito, che inizialmente non era previsto. Una misura, quella dei rimpatri assistiti, che riguarderà tutti i campi a partire da quanto abbiamo sperimentato nel Camping River“.
“Il River – ha spiegato Cardilli – spesso è stato citato come esempio di superamento dei campi rom, ma non è proprio l’esempio più adatto: noi in quel caso abbiamo dovuto accelerare i tempi perché ci sono stati provvedimenti di natura giudiziaria che ci hanno imposto un’accelerazione delle procedure di liberazione del campo che prima ci hanno portato al mancato rinnovo dell’affidamento e poi a estendere al Camping anche procedure di superamento del campo“.
“Il Camping River oggi formalmente è chiuso, come è noto non c’è più il contratto con la cooperativa – aggiunge – ma non si è riusciti a liberare l’area perché le proposte inclusive che riguardano la gran parte dei nuclei che vi risiedono non hanno portato ai risultati sperati: il contributo per l’affitto piuttosto che gli aiuti per l’inserimento lavorativo, essendo basati sul coinvolgimento volontario delle famiglie e degli abitanti, non hanno sortito l’effetto sperato. Loro hanno accettato l’aiuto ma hanno trovato difficoltà oggettive nella possibilità di stipulare affitti, difficoltà in parte legate anche ad un approccio culturale che deve man mano prendere piede e che necessita quindi di tempi di razionalizzazione da parte delle popolazioni“.
“Al momento nel camping River sono presenti 75 nuclei familiari che hanno diritto all’assistenza inclusiva (poco più di 330 persone) e 17 nuclei che non ne hanno diritto” ha aggiunto Cardilli all’Adnkronos spiegando che tra le misure di sostegno a cui hanno diritto, c’è anche il sostegno all’inclusione: “Non è una misura assistenziale ma una misura inclusiva e limitata come importo, un sostegno iniziale di accompagnamento all’autonomia individuale legato all’abbandono del campo e tale importo non supera i 2mila euro, esaurito il quale la famiglia dovrà sostenersi da sola“.
“Poiché sono processi che implicano il coinvolgimento e convincimento dei residenti – ha concluso Marco Cardilli – a tutt’oggi sono in corso ancora numerose interlocuzioni sia con i nuclei familiari che con i singoli abitanti del campo, proprio per superare la difficoltà culturale del passaggio dalla vita di campo alle unità abitative, e poi per individuare percorsi personalizzati“.
Due manifestazioni all’orizzonte. Nel frattempo resta confermata, in quanto già autorizzata, la manifestazione indetta da Casapound Italia per giovedì 26 aprile, nei pressi del Camping River, per chiederne l’immediata chiusura mentre si è in attesa della conferma della contromanifestazione indetta nello stesso giorno e ora e a poca distanza dalla prima dall’Associazione Nazione Rom mirata a contestare Casapound e a mantenere operativo il River.
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Domanda: dato che la maggioranza dei Rom, dei Sinti e dei Caminanti ha cittadinanza italiana, come è possibile risolvere i problemi attuando una politica di rimpatri assistiti?