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Crollo a Ponte Milvio, FDI: “A Roma Nord in albergo solo se per business accoglienza”

comunicato stampa
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“Incredulità ed amarezza è l’emozione che abbiamo provato nel venire a conoscenza a poche ore del disastro che ha colpito le famiglie che abitavano la palazzina crollata a Ponte Milvio che gli hotel di Roma Nord avrebbero detto un secco NO alla richiesta di accogliere tempestivamente gli sfollati, peraltro tutti cittadini romani, nel periodo che auspichiamo essere breve, in cui durerà la loro emergenza alloggiativa.”

È quanto dichiarano in una nota congiunta gli esponenti di Fdi-An, Fabrizio Ghera, capogruppo in Assemblea Capitolina, Andrea De Priamo, Vice presidente dell’Assemblea Capitolina, e Giorgio Mori, del dipartimento immigrazione.

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“La spiegazione che è stata addotta – sostengono i tre esponenti politici – non può che lasciarci molto perplessi. Le strutture avrebbero negato la propria disponibilità alla luce di una possibile non disponibilità da parte del Comune di Roma a pagare gli affitti.  Questa spiegazione però contrasta con le rilevanti disponibilità fornite negli ultimi anni proprio da quegli alberghi e residence sia alla Prefettura che al Comune di Roma per emergenze alloggiative sopratutto in tema di stranieri, ma non solo.”

“I residenti hanno bene a mente i fatti avvenuti all’Hotel Flaminius dove nel gennaio 2014 furono rinvenuti una novantina di nomadi che erano stati sgomberati da Casal Bertone e dall’Alessandrino, tutti a carico del Dipartimento Politiche Sociali, in epoca Marino. Non basta, infatti  nel 2015 l’Hotel Point fu destinazione temporanea per una cinquantina di richiedenti protezione internazionale sempre tutti a carico dello Stato, in un progetto gestito dalla Prefettura. Quell’Hotel oggi è diventato un centro permanente di accoglienza per richiedenti protezione internazionale ed è pagato dal Governo.  Poi c’è la vicenda di Casale S.Nicola, dove da quasi un anno e mezzo e in un centro illecito dal punto di vista amministrativo, ancor oggi sono ospitati ben cento richiedenti protezione internazionale in un centro gestito dalla stessa coop che gestisce il campo rom Roman River sulla Via Tiberina. Questo campo è in fase di adeguamento ed è stato pubblicato il tanto vituperato bando per la creazione di un campo temporaneo per i nomadi in esso alloggiati. Questo bando prevede una spesa da parte del Comune di quasi un milione e mezzo di euro per il prossimo anno.”

“Come si può, a questo punto, pensare che i residenti della palazzina coinvolta, ma anche i romani che avrebbero potuto subire la stessa sorte, non provino rabbia e amarezza, dopo aver peraltro pagato per tanti anni le tasse allo Stato e al Comune?”

“Forse gli albergatori e i proprietari dei residence sono stati abituati troppo bene in questi anni ed hanno una aspettativa ampiamente superiore dal noto “business dell’accoglienza” che dalla gestione delle “emergenze dei cittadini romani”. Questo aspetto – concludono Mori, Ghera e De Priamo – dovrebbe far riflettere tutti coloro per anni hanno dichiarato che l’accoglienza non può essere negata, ma oggi non trovano nessuno che sia in grado di accogliere un concittadino in difficoltà.”

 

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