Home TIBERINA Da River ad “Aqua”: come si vorrebbe trasformare il campo nomadi

Da River ad “Aqua”: come si vorrebbe trasformare il campo nomadi

progetto aqua
Derattizzazioni e disinfestazioni a Roma

Dopo un lungo braccio di ferro, il campo nomadi River di via Tenuta Piccirilli, sulla Tiberina, è stato quasi tutto sgomberato. Sono andate avanti fino a ieri le operazioni di smantellamento dei cinquanta container di proprietà del Comune di Roma che, tramite una ditta appaltatrice, sono stati distrutti nonostante fossero costati ai contribuenti romani circa 20mila euro ciascuno.

Nessuna delle famiglie residenti ha accettato le ultime soluzioni alternative proposte dal Campidoglio che prevedevano la separazione di madri e figli a cui veniva offerta assistenza da una parte, e padri che si sarebbero trovati lontani dai propri congiunti dall’altra.

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Tra le voci contrarie allo sgombero c’era quella di monsignor Enrico Feroci, presidente della Caritas, che ne aveva criticato le modalità dichiarando  “Non so le motivazioni che hanno spinto all’intervento al Camping River ma quello che mi ha inorridito è la modalità con cui stanno facendo questo sgombero: è disumano e non conforme al principio del rispetto delle persone. I bambini guardavano le loro case distrutte e se non fossero rom avrebbero già attivato gli psicologici e i medici. E’ veramente disumano che questo possa accadere nel 2018“.

A fargli da eco, oltre alla Comunità di Sant’Egidio che aveva  lanciato un appello alla sindaca Raggi sostenendo che “distruggere i container senza offrire alternative praticabili peggiora solo la situazione e mette a rischio la scolarizzazione dei bambini che aveva funzionato tutto l’anno“, anche trenta insegnanti dell’IC Castelseprio di Labaro sostenendo che “la scelta del Comune di procedere agli abbattimenti senza proporre alternative possa produrre una situazione di maggior caos e soprattutto di abbandono scolastico da parte dei ragazzi“.

E ora? Ora resta il problema abitativo, perchè sono tutti per strada. E’ per questo che loro vedono ovviamente di molto buon occhio il progetto Aqua presentato al Campidoglio dalla Seges srl (Società Servizi Globale di Emergenza Sociale) per trasformare radicalmente il campo.

Da River ad Aqua

Aqua nella lingua Moldava non a caso significa “acqua” e sta ad indicare la vicinanza del posto al Tevere, sottacendo però che trattasi di area a continuo rischio esondazione. Il progetto è stato presentato in primo luogo agli stessi beneficiari che, non poteva essere diversamente, l’hanno accolto molto positivamente.

Si tratta di realizzare una cittadella composta da edifici fissi in legno, mini impianti sportivi, uffici, corsi di formazione, aree verdi, piazzette, piccole attività commerciali.  Un progetto pensato ed elaborato, stando a quanto annunciato, per offrire una opportunità di inclusione sociale, abitativa, lavorativa, sanitaria e scolastica ai Rom del River. Quanto costi e chi dovrebbe sostenerne le spese si realizzazione non è stato però precisato.

Ora c’è da capire cosa ne pensi il proprietario del terreno – che ultimamente tramite il suo avvocato ha dichiarato la sua totale estraneità a tutto quanto accaduto nel camping River negli ultimi anni – e soprattutto il Campidoglio, del quale però appare scontata la risposta.

Ora però sono tutti in strada

Nel frattempo però in strada, in queste ore, ad attendere di saperne di più su Aqua ci si ritrovano tutti. Famiglie più o meno numerose, come quella di Meladinin e Senada, genitori di 10 figli, l’ultima nata 20 giorni fa. “Non abbiamo piu’ niente – ha detto la donna all’Agenzia Direnon abbiamo acqua per lavarci, una casa in cui vivere, dormire e far mangiare i nostri bambini”. I due hanno allestito delle sistemazioni di fortuna a ridosso dei moduli distrutti, come materassi in terra o tende.

Inoltre sarebbe a rischio anche la questione igienico-sanitaria: “Alcuni scarichi – hanno dichiarato – sono stati otturati con il cemento, altri no, ma per tutti non c’è acqua per scaricare”.  Una latrina a cielo aperto, stando alla “Dire”, che con le temperature alte di questi giorni, il rischio è più che concreto. E ancora, “per noi non sarebbe stata possibile nemmeno l’assistenza proposta alle altre famiglie – sostiene Senada parlando con l’Agenzia – abbiamo 10 figli e ci e’ stato detto che sono troppi, non c’e’ posto per loro”.

Tutte rimostranze ribadite dagli abitanti del campo al responsabile Rom, Sinti e Camminanti del Comune di Roma, Fabrizio Fraternali, che questa mattina ha fatto visita per offrire assistenza a un’altra neonata.

Edoardo Cafasso

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4 COMMENTI

  1. Ma quindi i container che rischiavano di finire abbandonati a tempo indeterminato a vallle muricana sono stati già distrutti?

  2. Ma che cittadella pensano di fare se gli abitanti della via non hanno fogne e acqua e nessuna considerazione visto che i cittadini di serie b sono loro!!!!!! La zona è a rischio esondazione e se non va bene x dare condoni edilizi a case che sono lì da 50anni ma che cercano…..

    • Le case private di via Tenuta Piccirilli sono ancora in attesa di rilascio del condono, come riferisce Angela? se ciò fosse vero si deve pensare che le case dei residenti siano state realizzate a suo tempo abusivamente e quindi in modo illegale; questo non depone del tutto a favore di chi oggi rivendica il principio di legalità ( che deve valere sempre) e la chiusura, giustamente, del campo nomadi. Ovviamente con tutte le dovute differenze tra chi ha costruito abusivamente ma con il proprio sudore e fatica per costruire un futuro migliore ai propri figli, rispetto a chi vive in case messe a disposizione dal Comune, con servizi gratuiti e con figli che spesso non vengono mandati a scuola o addirittura avviati a delinquere.

      • Ma è da una vita che i residenti chiedono legalità e comunque il comune a noi non ci ha mai regalato nulla! Paghiamo paghiamo paghiamo anche l’aria che respiriamo

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