Per la nostra rubrica “cibo per la mente” oggi parliamo di un libro di Lorenzo Del Boca, 67 anni, giornalista professionista e saggista che se non fosse che il termine “revisionista” per colpa di una certa politica ha assunto un significato biasimevole, lo si potrebbe definire un revisionista. In realtà, nonostante le critiche, lui è uno che la storia la racconta senza lasciarsi fuorviare dai luoghi comuni e fuori da quella ufficialità che tanto piace agli storici di regime.
Lorenzo Del Boca non fa sconti a nessuno e affronta, demolendoli, quelli che sono i “miti storici” della tormentata storia del nostro paese: i Savoia, il Risorgimento, la Prima Guerra Mondiale. “Il sangue dei terroni” (Edizioni Piemme, 203 pagine, 17,50 Euro) è un libro doloroso e sconvolgente che attraverso una serie di drammatiche testimonianze porta alla luce verità che per troppo tempo sono state nascoste o negate.
La Grande Guerra, con la tanto celebrata “vittoria” sull’Impero Austro-ungarico, fu in realtà il più grande e inutile massacro nella storia dell’umanità: e l’Italia in questa guerra pagò un eccezionale tributo di sangue.
I morti furono quasi un milione e mezzo (la maggior parte delle persone ignora che quasi tutti i feriti morirono poi nell’arco di tre anni); a pagare il prezzo più alto furono le popolazioni del sud Italia, per lo più contadini analfabeti che neppure conoscevano l’esistenza dell’Austria, mandati a morire nel nome dei Savoia.
Trattati più come bestie che come uomini, questi poveri disgraziati marcirono per anni nelle trincee (“i campi di concentramento della prima guerra mondiale”) e poi furono mandati a morire a centinaia di migliaia senza altro scopo che quello di soddisfare le ambizioni perverse di principi e generali.
Lorenzo Del Boca non nega il sacrificio, l’eroismo e neppure l’amor di Patria ma pone l’accento sul comportamento sciagurato di chi condusse quella guerra senza alcun scrupolo morale.
Vergognosa è la pagina di Caporetto dove gli errori dei generali vennero fatti ricadere sui poveri fanti; e altrettanto vergognosa lo è quella delle decimazioni e delle condanne a morte mediante fucilazione per i reati di codardia e diserzione. Durante la guerra furono istruiti 400mila processi e pronunciate 170mila condanne di cui 4mila a morte, 15mila all’ergastolo e altrettante a lunghe detenzioni: la conseguenza della “tolleranza zero” del Generale Cadorna.
Scrive Del Boca: “ Andando oltre l’applicazione di una legge già spietatamente inumana gli Ufficiali esercitarono il diritto di assassinare a sangue freddo i loro uomini. Non c’erano ragioni plausibili solo un pretesto per apparire condottieri inflessibili”.
Oltre alla pena capitale erogata dai tribunali si fece anche ricorso alle esecuzioni sommarie con un numero di giustiziati prossimo a mille. “Adalberto Bonomo, sergente napoletano, fu fucilato a Magrè perché aveva risposto in modo vivace a un superiore mentre Anselmo Ruffini di Castelfidardo finì davanti al plotone di esecuzione perché salutò il Generale Andrea Graziani senza togliersi la pipa dalla bocca”.
Verità atroci e sconvolgenti. Il libro di Lorenzo Del Boca potrà forse non piacere a quanti si apprestano a celebrare il centenario della Grande Guerra ma si tratta di uno spietato atto di accusa nei confronti di quanti (monarchia, politici, industriali e soprattutto generali) condussero quella guerra con indifferenza per la vita altrui.
Francesco Gargaglia
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