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    Acqua (poco) azzurra, acqua chiara

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    Galvanica Bruni

    Cominciano i confronti con l’Olimpiade di Tokio, c’è un bisogno smodato di doversi confrontare col passato, fin qui “abbiamo vinto” (ma quando i nostri perdono si passa all’”hanno perso”) le stesse medaglie d’oro del 2021, una d’argento in più e briciole di bronzo in meno.

    Ieri tre medaglie, tutte in acqua. L’oro conquistato da Ruggero Tita e Caterina Banti che hanno vinto la medaglia nel Nacra 17 (ma con 1200 chilometri di coste se non vincessimo manco nella vela ci sarebbe da piangere); l’argento nella “canoa velocità” vinto da Gabriele Casadei e Carlo Tacchini, medaglia d’argento nel C2 500; e nel nuoto in acque libere vince il bronzo una ragazza che neanche avrebbe dovuto partecipare ai Giochi, Ginevra Taddeucci.

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    Tutto il resto è contorno, storie olimpiche sulle quali si potrebbe restare indifferenti o scriverci un libro.

    E come sempre raccontatori televisivi che si immedesimano nelle finali al punto di sentirsi più protagonisti degli atleti in gara. Ci stanno quelli che sbrodolano parole, quelli che si pistano i piedi per parlare, quelli che urlano senza motivo.

    Sempre negativo? Macché, qualcuno che sa raccontare lo sport c’è, ed è l’ex campione olimpico Daniele Masala. Non enfatizza, spiega le discipline, lo fa senza straparlare. Bravo, 7 più. Ma questo voto lo capiscono solo i boomer.

    Massimiliano Morelli

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