
Torinese di nascita ma romano d’adozione, Massimo Giletti – uno dei volti più noti del piccolo schermo – nasce a Torino il 18 marzo del 1962 da una famiglia di produttori tessili. Dopo il liceo classico si iscrive a Giurisprudenza, laureandosi con il massimo dei voti.
Il suo esordio come giornalista avviene nella trasmissione Mixer di Gianni Minoli e da lì in poi prende il via un’escalation di grandi successi televisivi: da Mattina in Famiglia passando per Domenica In sino alla fortunata trasmissione Non è l’arena in onda ogni domenica sera sulla L7, nella quale Giletti ospita personaggi noti della scena pubblica ma nella quale dà spazio anche alla gente comune.
Una curiosità della carriera di Massimo Giletti è la sua partecipazione in tre pellicole cinematografiche: Fantozzi 2000 – La clonazione, regia di Domenico Saverni (1999), Bodyguards – Guardie del corpo, regia di Neri Parenti (2000), I mostri oggi, regia di Enrico Oldoini (2009). Realizza tra le altre cose un documentario in Afghanistan, “Tashakkor”, che in persiano esprime un ringraziamento: in questo caso riferito ai militari italiani impegnati in quelle zone di guerra.
Giletti a colloquio con Vignaclarablog.it
Qual è secondo lei un’informazione corretta e pluralista?
Ci vorrebbe un’enciclopedia per rispondere alla sua domanda. In Italia ci sono pochi editori, è complesso parlare di libertà d’informazione. Altra cosa è avere la schiena dritta, fare bene il proprio lavoro e non piegarsi ai compromessi. La mia storia lo racconta.
Lei è dalla parte dei più deboli o della giustizia?
Non amo questa dicotomia, questo apparente giacobinismo. Io faccio il mio lavoro. Il mio lavoro vuol dire dar voce a chi non ne ha. Poi magari i più deboli sono più forti dei poteri forti.
Io sono per il rispetto e per l’onestà intellettuale di chi fa il lavoro d’informazione. Il rispetto delle persone, degli altri e anche di chi la pensa diversamente da me. Ritengo che la correttezza dell’informazione derivi soprattutto dall’onestà intellettuale, che o la si ha o non la si ha.
Quali interviste hanno maggiormente segnato non solo la sua carriera ma anche la vita personale?
Io ho dei ricordi straordinari perché ho vissuto momenti bellissimi nella mia carriera. Indimenticabile quando da giovane presentai la giornata Mondiale della Gioventù a Loreto alla presenza di Papa Wojtyla.
Ebbi contatti molto ravvicinati con quest’uomo, sono sguardi, parole che ti entrano dentro e mi porterò per sempre. Quella per me come esperienza è stata molto forte, molto bella.
Le fake news possono essere usate come strumento politico?
Lo dimostrano le grandi falsità che vengono dette in tante campagne elettorali. Le fake news non fanno parte dell’oggi, fanno parte della storia.
Senza andar troppo lontano con gli anni ricordiamoci sotto il nazismo, sotto il dominio di Stalin, quali storie si facevano credere al popolo, o si raccontavano al popolo. Gli stessi narratori storici romani edulcoravano molto le grandi conquiste romane nel mondo. E’ storia.
Il vincitore o chi tenta di vincere usa qualsiasi mezzo, sta a noi capire qual è la verità.
E’ in itinere la riforma dell’ordine dei giornalisti, cosa ne pensa?
Io penso che un giornalista vero non è tale perché ha un documento o appartiene ad un ordine. Io sono giornalista professionista, ho un Ordine al quale appartengo, ma ho sempre pensato che il giornalista lo fai stando sul marciapiede, sulla strada cercando l’informazione, dando tutto te stesso.
Molto spesso ho conosciuto giovani ragazzi che non sono giornalisti professionisti ma che sono quelli che stanno sul campo, li ho incontrati in Calabria, in Sicilia, in zone difficili.
Com’è cambiato il giornalismo da quando ha iniziato lei?
In modo radicale. Quello che mi preoccupa è la velocità. Spesso la velocità non aiuta a dire la verità.
Si riferisce ai social?
Accade spesso che non si verifichino più le cose, non si verifichino le fonti, si prenda Wikipedia come Vangelo assoluto. Un vero giornalista non è colui che sta sul computer è colui che va in mezzo alla strada a cercarsi le notizie, a fare le inchieste, quello è giornalismo. Altrimenti siamo buoni tutti ad aprire un computer guardare, senza verificare, arriva una notizia la prendi per buona …
Faticosissimo oggi fare giornalismo, poiché purtroppo la velocità spesso fa prender per buono tutto quello che appare che in realtà tutta questa bontà non ce l’ha.
Mi sembra che lei non ami molto i social…
Io rispetto un mondo che velocizza e permette l’interazione da distanze, con scambi fantastici. Ma io vivo in mondo ancora antico. Proprio perché credo nel dialogo, credo negli sguardi, credo “nell’annusarsi”.
E’ difficile vivere a Roma da grande tifoso della Juventus..
A parte che a Roma ci sono molti tifosi della Juve la vita dello Juventino è difficile ovunque in realtà. Perché la Juve o la odi o la ami, è una squadra che crea sempre una spaccatura, una divisione.
Uno tra i più bei ricordi che ho è quando stavo abbracciato a Maria Sensi, moglie dell’ex presidente della Roma. Lei riconosceva in me l’onesta intellettuale, cioè il fatto che se c’era un rigore a favore della Roma io non lo negavo neanche in televisione.
Il fatto che Maria Sensi mi volesse bene, mi chiamasse, anche in quest’ultimo anno prima che se ne andasse, rappresenta quello che sono io, al di là dei folli che sono ovunque, io sono sempre stato rispettato.
A proposito di Roma, ritiene che sia una città difficile da vivere?
E’ una città da amare profondamente. Sarà la mia città per sempre, credo che difficilmente tornerò al nord. Ma proprio perché si ama, si fa fatica ad accettare il degrado e che sia ridotta in queste condizioni.
Lei ha fatto oltre trenta viaggi a Lourdes, che cosa le hanno lasciato?
Io cerco di non raccontare quello che faccio in privato. Oggi con i social e tutta questa tecnologia è difficile anche tenere riservato un viaggio a Lourdes. Quindi ho deciso di rompere questo silenzio e questo mio pudore che hanno fatto sì che tenessi per me i viaggi a Lourdes di questi trent’anni.
Lourdes mi dà molto, mi dà emozione, mi dà la gioia di vedere ancora tanta gioventù che fa sacrifici per aiutare gli altri. Soprattutto mi dà la serenità interiore e la forza per affrontare i veri problemi della vita.
Ritengo che il bene lo si possa fare ovunque, non è necessario andare a Lourdes per far del bene, però l’insegnamento di anteporre a te gli altri anche nella quotidianità di tutti i giorni, Lourdes me lo trasmette.
Francesca Bonanni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Non sono un estimatore di questo giornalista/conduttore ma questo articolo lo ha reso meno antipatico
Ognuno la può pensare come vuole, come sostiene giustamente il dottor Giletti, lui è per il rispetto di coloro che la pensano diversamente da lui, ma una cosa INSINDACABILE, a mio parere, Giletti è un giornalista vero e che non scende a compromessi …. infatti si è visto com’e finita con la Rai !!!
Grande GILETTI ti seguo sempre e ti STIMO IMMENSAMENTE !!!!!
Grande onestà intellettuale Grandissimo giornalista con la SCHIENA DRITTA come sostiene LUI ed è MOLTO VERO !!!
E poi si tiene la schiena dritta giocando a calcetto sui campetti di San Gaetano a via Tuscania.