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Ponte Milvio, chiude Sementi apre Sementi

sementi
Galvanica Bruni

E’ vero, le piccole attività come la mia devono fare i conti con i grandi centri commerciali, ma aprendo un bar qui a Ponte Milvio dovrei competere ogni giorno con tutti gli altri accanto a me. Io sono nato qua dentro e non penso di cambiare attività finché ho la mia clientela abituale” .

Così Roberto Falasconi titolare del negozio Sementi di Ponte Milvio, dichiarava qualche anno fa a  Vignaclarablog.it ma l’evoluzione a senso unico dell’offerta della piazza ha travolto anche lui.

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Addio sementi, addio piantine, addio concimi, addio croccantini di qualità per cani e gatti. Ma in fondo solo gli stolti non cambiano mai idea …

Dal 2 gennaio 2018 Sementi a Ponte Milvio chiude per sempre per trasformarsi in una pizzeria a taglio. Sparisce così uno dei più vecchi negozi della zona.

Emma Pallotta, una delle icone della piazza che presidia ogni giorno dal suo angoletto, ne è testimone: “io a Ponte Milvio ci sono nata e il negozio Sementi c’era da sempre“.

A confermarcelo è Peter Sorgini titolare della gelateria il Pellicano, confinante al negozio Sementi, anche questa storica attività di Ponte Milvio: l’intuizione nel cambio di rotta nasce proprio da un’idea Sorgini e Roberto Falasconi e dall’unione delle loro forze.

Correva l’anno 1936…

Il negozio Sementi apre nel 1936 dove oggi c’è la farmacia. E’ la zia del padre di Roberto a dare avvio all’attività in un piccolo locale per poi, nel 1947, spostarlo nell’attuale sede dove prima c’era una ferramenta.

Negli anni ’60, a prenderne le redini in mano, sono Mario e Alberta Falasconi, i genitori di Roberto, che portano avanti l’attività fino al 1992, data in cui subentra appunto il figlio.

L’idea di commerciare semi non fu per niente casuale, parliamo di un’epoca in cui Vigna Stelluti, Vigna Clara, Corso Francia, Tor di Quinto erano aperta campagna, molti i terreni agricoli coltivati a mezzadria e ogni casetta aveva il suo orto.

Un’immagine di questo angolo di territorio che possiamo ritrovare solo nelle vecchie stampe ingiallite o nella memoria di pochi anziani.

Più tardi anche i banchi di frutta e verdura del vecchio mercato di ponte Milvio, quello all’aperto, si riforniranno al negozio Sementi, tra questi c’è  anche il nonno Falasconi, tanto per dire che il KM 0 non è un’invenzione moderna.

Dunque una lunga storia quella di questa famiglia che s’intreccia con il quartiere e che con esso è cresciuta mantenendo una lunga tradizione.

Perchè chiudere?

Perché cambiare oggi e non vendere più semi? È una scelta di coerenza. Intorno non esistono più campi agricoli né orti o terreni  a mezzadria. Neanche il mercato è più lo stesso.

L’insegna e l’ingresso del negozio sembrano una cartolina uscita da un passato troppo lontano, di una realtà che non esiste più. Finisce un ciclo storico, con la chiusura di uno degli ultimi negozi che hanno caratterizzato un lungo periodo.

Ci siamo lanciati in un piccolo esperimento, interrogando alcuni assidui frequentatori della movida di Ponte Milvio, i millennials com’è in voga dire oggi, su cosa potesse vendere un negozio di Sementi o semente.

Il sordo mutismo che ne è seguito è il manifesto del trascorrere  del tempo e dei mutamenti che ne conseguono.

Ma non tutto il passato è sempre da buttare e anche se per i nostalgici sarà un altro duro colpo, la tradizione non solo verrà in qualche modo mantenuta ma si evolverà.

Chiude Sementi apre Sementi

Roberto Falasconi e Peter Sorgini tendono al futuro strizzando l’occhio al passato: il nome della nuova attività sarà ancora Sementi.
Anche la scelta di una pizzeria a taglio rispecchia la vecchia tradizione di cui noi romani possiamo orgogliosamente rivendicare le origini.

Peter Sorgini ci promette: “sarà la qualità, l’innovazione e sapienza di vecchi bottegai a far venire la gente da noi, non faremo mai aperitivi, ci atterremo alla tradizione, in più daremo lavoro a molti giovani. Coniugando passione e buona volontà, sarà un modo per fondere il passato con il futuro. Dare una nuova vita al negozio e a questo lato della piazza.”

Inoltre se è vero che per far la pizza ci vuole il grano e per fare il grano ci vuole il seme, parafrasando la vecchia canzone di Sergio Endrigo, il cerchio si chiude.
Con buona pace dei nostalgici tradizionalisti e dei giovani innovatori.

Romeo Difra

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13 COMMENTI

  1. Un altro pezzo di vita che se ne va…
    Un negozio che si distingueva non solo per lo stile “retrò”, ma soprattutto per la cortesia e gentilezza del titolare: io ci andavo a comprare da mangiare per la mia gatta Camilla nei tredici anni che è vissuta con la mia famiglia e ricordo con molto piacere quelle visite al negozio Sementi per fare scorta di scatolette e croccantini.
    In bocca al lupo per la nuova avventura!

  2. Se ancora in tempo invio un suggerimento, come a Parigi lasciare intatta lìinsegna anche s ecambia l’attività.

  3. Andavo con mia nonna a comprare le spighe di miglio i biscottini ENCIA e osso di seppia per i canarini e mi incantavo a guardare i pulcini in vendita.Entrando venivi abbracciata dal pigolio e dagli odori inconfondibili di semi e granaglie varie.Persone cordialissime.Peccato veder sparire un altro tassello del vecchio quartiere

  4. Un’altra pizzeria a taglio no, vi prego, ce ne stanno già almeno 4 a poca distanza, per non parlare del fatto che la piazza è diventata un ammasso di locali senza identità, una mensa unica per far soldi facili con localini dalla qualità non sempre alta. Una piazza con solo luoghi per mangiare perde fascino, mi sembra di stare a Trastevere.

  5. Perché invece non un fioraio, o qualcosa del genere? Non sarebbe difficile trovare qualcosa che li ricolleghi alla loro vecchia attività, ha ragione Francesca, basta pizza al taglio e supplì.

  6. Che tristezza. Le mie cagne mi tirano sempre per portarmi da Roberto che aveva sempre un biscottino per loro e quattro chiacchiere con me. Peccato, ma capisco anche lui.

  7. Una pizzeria a taglio? che idea originale…Ormai a Roma si aprono quasi sempre gelaterie o locali dove si mangia o si beve. L’offerta dedicata al cibo in questa città è eccessiva, sarebbe meglio meno quantità e più qualità, che spesso trovo mediocre o scadente.

    • Quoto al 100%.
      SUVVIA UN POCO DI ORIGINALITA’.
      Va bene che l’Italia è il paese della pizza e del gelato.
      Ma l’ennesima Pizzeria a Ponte Milvio proprio non si può vedere.

  8. Fatevi furbi, vendete farine di alta qualità: le tante pizzerie li attorno saranno i vostri migliori clienti anziche concorrenti!

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