Da Marco Tolli, responsabile politiche del territorio del PD di Roma, riceviamo e pubblichiamo questo documento redatto in collaborazione con Federico Proietti e Marcello Morlacchi.
“Presto saranno accertate la cause del cedimento, e conseguente crollo, di parte dell’immobile residenziale sito in Via della Farnesina, 5. Al di là dei risultati che ci forniranno i tecnici incaricati dalla Procura di Roma, probabilmente un coacervo di concause, non possiamo e non dobbiamo sottovalutare i rischi che nascono dall’incontro tra edilizia datata e di scarsa qualità e un territorio, come quello di Ponte Milvio, caratterizzato da un sottosuolo che presenta molteplici criticità.
Partendo da questa valutazione, l’attività dell’amministrazione dovrebbe concentrarsi su due aspetti fondamentali.
Da un lato occorre avviare una seria campagna di indagini geognostiche, al fine di valutare scientificamente le condizioni di sicurezza e mappare eventuali altri rischi. Sulla base degli esiti andrebbe definito un piano di consolidamento del territorio e di adeguamento degli edifici.
Dall’altro, l’amministrazione dovrebbe ridefinire la sua missione intrecciando il suo operato con i destini dei proprietari dell’immobile crollato.
E’ evidente che occorre demolire e rimuovere i pericoli nel minor tempo possibile così come prescritto dall’ordinanza del Sindaco n. 85/2016. Non è tuttavia pensabile che Roma Capitale e Municipio XV esauriscano in questo modo la loro azione. L’atto, di per se corretto sotto il profilo amministrativo e doveroso nei confronti di tutto coloro che per ragioni di sicurezza hanno lasciato le proprie case, ha il sapore di una presa di distanza netta con la vicenda, drammatica, di chi è chiamato a spendere grandi risorse per l’abbattimento della propria abitazione, e non offre una prospettiva di sostegno a l superamento delle difficoltà che sono costretti a affrontare.
Il Comune potrebbe invece valutare la possibilità di intervenire per garantire forme di credito agevolato e coordinare un intervento di sostituzione edilizia, attraverso la demolizione e ricostruzione del fabbricato.
Le norme in vigore, legge regionale n. 21 del 2009 e Delibera dell’Assemblea capitolina 9/2012, definiscono infatti le procedure e i margini per immaginare una trasformazione che potrebbe ridurre sensibilmente i costi a carico dei proprietari.
In particolare l’art. 4 della legge 21 stabilisce che per edifici plurifamiliari a destinazione residenziale superiori a 500 metri quadrati in stato di degrado, sia possibile l’ampliamento fino al 60 per cento, a condizione che venga mantenuto almeno il precedente numero di unità immobiliari in capo ai proprietari e nel rispetto delle distanze e delle altezze previste dalla legislazione vigente.
Parliamo di una misura pensata proprio a favorire l’adeguamento del patrimonio edilizio esistente alla normativa antisismica, il miglioramento della qualità architettonica e la sostenibilità energetico-ambientale del patrimonio stesso, secondo le tecniche, le disposizioni ed i principi della bioedilizia.
A Roma non partiamo proprio da zero. Il Programma di riqualificazione urbana dell’ambito denominato Giustiniano Imperatore è stato uno dei primi interventi di demolizione e ricostruzione urbana avviati in Italia. L’abbattimento di alcuni edifici intensivi degli anni Cinquanta, interessati da gravi dissesti strutturali che ne hanno compromesso irrimediabilmente la statica, è stata l’occasione per la loro ricostruzione in un’area limitrofa e la riqualificazione di parte del tessuto esistente.
I proprietari, costituiti in un Consorzio, hanno sottoscritto uno specifico atto d’obbligo di adesione ai termini complessivi del programma di interventi. Il Comune ha gestito e coordinato il processo di ricostruzione basando sull’aumento degli indici di edificabilità preesistenti la fattibilità economica dell’intera operazione. In estrema sintesi con la ricostruzione più di quanto demolito è stato possibile abbattere, per i proprietari, i costi di dell’intervento.
In questi anni la legislazione ha fatto importanti passi in avanti e operazioni come quella descritta possono essere condotte e autorizzate con maggiore semplicità e, soprattutto, incoraggiate grazie ai meccanismi di premialità.
L’ammodernamento del patrimonio edilizio e il governo delle trasformazioni del territorio, seppur di natura privata, rimangono questioni di grande rilevanza pubblica. E pubblica deve essere la regia che deve guidare i processi.
Nel caso di Ponte Milvio il comune potrebbe coordinare i proprietari, garantire l’accesso al credito in forma agevolata e assumere la responsabilità delle procedure di selezione pubblica finalizzate ad individuare sul mercato operatori capaci di garantire qualità e costi più contenuti. Contestualmente potrebbe gettare le basi per un programma di rigenerazione del quartiere che si ponga l’obiettivo della messa in sicurezza e di una migliore vivibilità dello spazio pubblico.
Occorre però decidere in fretta, sapendo che l’intensità con la quale il Comune deciderà di essere presente in questa vicenda non sarà indifferente rispetto ai destini di chi ha perso la propria casa. Si tratta del ruolo del Campidoglio rispetto alla vita delle persone e Roma può fare di più. Occorre coraggio!”
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Potete tradurre in italiano ?
Glie danno una mano a trovare una ditta di costruzioni che je fa lo sconto.
Ipotesi: edificio con 10 appartamenti che sarebbe possibile far diventare da 12. Ditta di costruzioni che “si offre” di pagare demolizione, smaltimento e ricostruzione di un nuovo stabile con 12 appartamenti e si tiene i 2 appartamenti in più (per rivenderseli rientrando dell’investimento). I cittadini non ci mettono un centesimo. L’amministrazione comunale ci guadagna di concessioni, tasse e simili (per dire: magari i vecchi appartamenti sono A3/A4 e i nuovi sarebbero A2…). La ditta di costruzioni guadagna degli appartamenti in più.
La classica situazione in cui tutti hanno da guadagnarci.
Di conseguenza non vedrà mai la luce: l’invidia distruttiva farà si che venga cassata nel giro di mezza giornata.
Siamo sicuri che tale ipotesi sia vantaggiosa anche per una ditta ?
Non sono esperto in materia, ma sulla base dei costi di costruzione medi e del valore delle abitazioni in zona Ponte Milvio ( ricavabili nell’uno e nell’atro caso anche da internet) i costi a carico della ditta sarebbero all’incirca i seguenti:
Demolizione= E. 200.000 ( questa è la cifra di cui si è parlato sinora )
Smaltimento = ? ( non mi pronuncio ma ritengo siano necessarie almeno alcune decine di migliaia di euro)
Ricostruzione= nell’ipotesi di 12 appartamenti di 70 Mq si avrebbero 840 Mq complessivi .
Assumendo che il valore medio di costruzione si aggira intorno a E. 1300.00 a Mq la ricostruzione comporterebbe una spesa ( per difetto) di E. 1.092.000
Totale costi a carico della ditta = 1.092.000 + 200.000 = 1.292.000 ( al netto dei costi di smaltimento detriti)
Considerando che il valore medio degli appartamenti a Ponte Milvio si aggira intorno ai 4.000 euro a Mq, la ditta ricaverebbe dai due appartamenti in “permuta” una somma di E. 540.000.
La differenza tra costi (1.292.000) e ricavi (540.000) sarebbe pari a E. 752.000, ovvero quanto perderebbe la ditta in una simile operazione. Forse questa non è la strada per andare in paradiso…..