Dopo l’intervento del ministro Bondi continua l’acceso dibattito che vede fronteggiarsi contrapposti schieramenti. In merito alle denunce di Italia Nostra, l’ATAC – in un comunicato di oggi – precisa che “il progetto del parcheggio del Pincio è stato approvato da tutti gli organi e amministrazioni preposte per legge al controllo e al rilascio delle necessarie autorizzazioni e che lo stesso segue puntualmente gli indirizzi dettati dalle delibere sia di Consiglio che della Giunta del Comune di Roma.In particolare, il progetto di impatto ambientale è stato approvato anche dalla Regione Lazio attraverso un parere contenuto negli Atti della Conferenza dei servizi, conferenza che ha dato il via libera al progetto definitivo. In tale parere, quindi, è possibile trovare risposte agli interrogativi posti da Italia Nostra, che intervenne nella procedura di valutazione di impatto ambientale. Nella stessa Conferenza dei servizi, inoltre, nessun Ente e Amministrazione espresse parere negativo sul progetto dell’opera stessa che rispondeva in toto indirizzi del Consiglio Comunale e alle leggi vigenti in materia”.
“Il progetto definitivo – prosegue il comunicato – risponde a tutti i requisiti di legge ed è stato vagliato attentamente da tutti gli Organi competenti in materia compreso l’Organismo di verifica previsto della legge per le opere di importo superiore a 20.000.000 di euro. La gara d’appalto, a carattere internazionale, si è svolta nella massima regolarità e sono state eseguite tutte le procedure previste dalle norme vigenti in materia, senza che ci fosse alcun ricorso”.
Di parere opposto Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl, che invece difende chi si oppone alla costruzione del parcheggio.
“Nuovi elementi, questa volta di carattere giuridico, – dichiara Cicchitto – sono stati esposti nella giornata di ieri da Carlo Ripa di Meana, Presidente di ‘Italia Nostra’ del Lazio, e dall’architetto Antonio Tamburrino. Fra l’altro, emerge che il progetto che è stato approvato dalla Conferenza di Servizio e che poi è stato sottoposto al VIA e che infine è stato utilizzato per la gara d’appalto, prevedeva zero presenze archeologiche. Tanto è vero che la costruzione dell’opera prevedeva il totale svuotamento dall’alto verso il basso della collina del Pincio e il successivo riempimento del vuoto con le strutture in cemento armato. Con questa tecnica distruttiva non era possibile salvare neppure un granello di archeologia. Ora tenendo presente gli straordinari rinvenimenti archeologici è assolutamente chiaro che, se non si vuole distruggere il tutto, il progetto che è servito per l’intero iter autorizzativo dei lavori non ha più alcuna validità”.
“Sono stati così presentati – continua Cicchitto – un esposto alla Corte dei Conti e una denuncia all’Autorità di Vigilanza ai lavori pubblici, che il 2 settembre non possono essere trascurati e rimossi da nessuno, certamente non dal Comune di Roma e tanto meno dal direttore generale per le archeologie, Stefano De Caro, e dal comitato di settore, frettolosamente convocato per quello stesso giorno. Gli elementi di sostanza su tutta la questione sono stati già esposti, non solo da ‘Italia Nostra’ ma anche da numerosi architetti ed esperti. A maggior ragione le argomentazioni di ‘Italia Nostra’ – conclude Cicchitto – non consentono a nessuno di riprendere i lavori come se niente fosse successo. La questione va al di là di ogni schieramento politico”.
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