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Stadio Flaminio, la speranza si chiama Recovery Fund

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Galvanica Bruni

C’è ancora una speranza per lo stadio Flaminio e si chiama Recovery Fund; questa volta infatti i fondi per ristrutturare il secondo stadio per capienza di Roma potrebbero arrivare direttamente dalle casse dell’Unione Europea.

A entrare in campo per salvare il destino della struttura sportiva è stato direttamente il Ministro della Cultura, Dario Franceschini, che due giorni fa in Parlamento ha aperto alla possibilità di destinare parte dei fondi proprio a due stadi, il Franchi di Firenze e appunto il Flaminio.

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Un nuovo futuro per lo stadio Flaminio

 “Per quanto riguarda lo stadio Franchi di Firenze ho ricevuto una lettera anche dal Sindaco. Siccome la voce ‘grandi attrattori’ dovrà essere adeguata, se dal Parlamento viene questa indicazione anche per un’altra opera di grande valore di Nervi (il Flaminio, ndr), è una integrazione che sono favorevole a fare” – ha chiarito Franceschini rispondendo ad alcune sollecitazioni provenienti dai parlamentari.

Solo un’ipotesi quindi che però permetterebbe all’impianto romano di essere integrato nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che dovrà definire come impiegare le risorse europee.

Non solo, l’annuncio del ministro della Cultura troverebbe fondamento nel piano da 25 miliardi presentato dal Campidoglio per attrarre i fondi del Recovery Fund nella capitale, programma che include appunto anche il recupero dell’area dello stadio di Piazzale Flaminio.

80 milioni di euro necessari per la riqualificazione di una struttura sportiva pubblica al centro di Roma, in completo stato di abbandono da anni, nonostante nel 2005 sia stata dichiarata “opera di eccellenza” dalla Direzione per l’Arte e l’Architettura Contemporanee del MiBACT nel 2005.

Il piano di conservazione del Comune

L’annuncio di Franceschini arriva cinque mesi dopo la presentazione del “Piano di conservazione dello stadio Flaminio”, progetto presentato lo scorso autunno dalla Sindaca Virginia Raggi insieme all’assessore allo Sport, Daniele Frongia.

Un piano, quello presentato dal Comune di Roma, di 600 pagine elaborato al termine di un percorso durato quattro anni che si è concluso con la vittoria del bando ‘Keeping it modern’ finanziato dalla Getty Foundation, concorso a cui Roma Capitale ha partecipato in accordo con l’Università La Sapienza di Roma, Pier Luigi Nervi Project Association e Do.Co.Mo.Mo. Italia.

“Un punto di partenza”, aveva detto la Raggi, che avviava un processo di conservazione e riorganizzazione di un impianto chiuso nel 2011 e mai più riaperto; un progetto ambizioso quello realizzato dal Professor Francesco Romeo del Dipartimento d’Ingegneria Strutturale e Geotecnica della Sapienza di Roma, che non trascurava lo stato primitivo dell’impianto sportivo ma al tempo stesso lo avrebbe reso moderno e all’avanguardia.

Ad ottobre si era parlato di una spesa stimata tra i 20 e i 40 milioni di euro; dal Campidoglio erano stati invece più cauti sulle tempistiche: “Solo quando ci sarà un progetto effettivo sarà possibile capire quanto tempo sarà necessario per la riqualificazione” aveva chiarito l’Assessore allo Sport, confermando comunque la presenza di proposte.

A distanza di cinque mesi, non sembrano ancora esserci novità sul nome di chi impugnerà il progetto di riqualificazione della struttura sportiva in grado di ospitare fino a 50.000 spettatori, ma ora ad avvalorare l’ipotesi di recupero dell’impianto, ci sarebbe appunto anche il piano del Governo.

Radici e degrado

Progettato dall’architetto Pier Lugi Nervi con il figlio Antonio e inaugurato il 19 marzo 1959, lo stadio fu realizzato nel giro di 18 mesi. Ospitò prima l’Olimpiade di Roma del 1960 poi divenne la casa dalla Nazionale italiana di rugby ma non solo: all’interno della struttura sono state disputate anche partite di calcio e soprattutto l’impianto ha ospitato concerti di grandi artisti della scena internazionale.

Di proprietà della Città di Roma e non sottoposto a vincolo perché opera pubblica con meno di 70 anni dalla realizzazione, dal 2018 lo stadio è sotto tutela del ministero dei Beni culturali, ma ormai da dieci anni versa nel più completo degrado. Sarà questo il momento giusto per vederlo rinascere?

Ludovica Panzerotto

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8 COMMENTI

  1. Strano che non si sia ancora ipotizzato di usare i soldi del Recovery Fund per fare la “funivia” della Raggi, così sarebbe un bel tris: il Tevere navigabile, la funivia e la ristrutturazione dello Stadio Flaminio. Se io fossi un funzionario UE col cavolo che darei un centesimo per questi progetti, soprattutto per lo stadio. Portare la capienza a 50.000 posti quando non esiste neppure un parcheggio ….e questi 50.000 spettatori dove metterebbero le loro auto? Non è bastato con l’Auditorium devastare il Villaggio Olimpico ora magari si vuole devastare anche il Flaminio? Ma questi “scienziati” dove è che vivono? Si sono mai presi la briga di andare il martedì, giorno di mercato, allo Stadio Flaminio? Non si riesce a parcheggiare per un mercato rionale figuriamoci per un evento da 50.000 persone!! Oppure gli sportivi andranno allo Stadio con la metropolitana che non c’è o con la ferrovia che non c’è? Oppure con il tram che, dopo aver realizzato i binari, non è mai entrato in funzione!? Mi auguro che in questa Europa dei banchieri ci sia qualcuno che vigili seriamente su questi progetti……

  2. Se posso… diciamo che troviamo i soldi, e se non li troviamo li accolliamo al “recovery Fund” (che in realtà sarebbe “Next generation EU”, ma qui di next generation si vede poco…), diciamo pure che i 50.000 spettatori siano tutti dei piccoli Greta Thumberg e decidono di venire a piedi, in bicicletta, a cavallo… (fate voi) risolvendo il problema parcheggi. La questione è cosa vanno a vedere allo stadio Flaminio? Il calcio di serie A? No, affitto per affitto conviene l’Olimpico. Il rugby? No, la nazionale ha già abbandonato molti anni faw il Flaminio in favore dell’olimpico… Nessuno sport di squadra nella capitale è in grado di sostenere i costi per gestire un impianto del genere. Allora facciamo altro? Concerti rock? Eh, buona idea… ma quanti se ne potrebbero fare 4/5 all’anno o poco più e temo che finanziariamente i conti non tornerebbero. I soldi, per dire, potrebbero essere il minore dei problemi…

  3. tutto parte dalla chimera “STADIO DELLA ROMA” che prevedeva 90 mila posti a sedere, duecento ristoranti, aree giochi ecc., ecc. e circa mille dipendenti, ed in più parcheggi stratosferici ed una rete stradale nuova di zecca per un investimento di circa 50 Miliardi di Euro, soldi esteri ovvero europei e del circuito televisivo mondiale. Per poi ragionare con più calma e scoprire che la Roma gioca in casa due volte due al mese e conta circa 5 mila tesserati e circa 20/25000 tifosi che al costo del biglietto medio circa 20,00 euro per 8 mesi per due per 25000 fa circa 8 milioni di euro circa a stagione sommati ai diritti televisivi, al merciandaising farà i tutto circa 20 milioni di euro a stagione a cui andrebbero sottratte le spese ecc., ecc. e circa tremila anni per recuperare l’investimento dei 50 miliardi di euro.
    Con questi presupposti, tornata la ragionevolezza, è ipotizzabile un uso dello Stadio Flaminio per manifestazioni sportive come finali di tornei o altre manifestazioni di caratura locale provinciale regionale e nazionale che con il sostegno dei relativi diritti televisivi si possano spesare gli eventi e senza entrare troppo nella gestione, ricordare a chi è depresso che gli Stadi sono quelli, olimpico e flaminio.

  4. I residenti “depressi” del Villaggio Olimpico e Flaminio se ne fregano che quelli sono “stadi” dal momento che sono decenni che subiscono la sciatteria e la cafoneria di quelle migliaia di persone che ogni domenica devastano i loro quartieri! Se non fosse che Olimpico e Flaminio sono stati realizzati da architetti bravi e capaci, probabilmente chiederebbero di raderli al suolo….Non è bastato fagocitare il grande parcheggio di Viale de Coubertin (nonostante il Ministero dei LL.PP. avesse detto chiaramente che l’Auditorium non andava fatto in quel posto…) ora si vuole fare un stadio da 50.000 posti e mandare gli spettatori al Flaminio magari con i MONOPATTINI della Raggi!
    Il bello è che il Presidente del Sampdoria si era offerto di rimetterlo a nuovo e destinarlo a sport per i ragazzi; dal Comune non lo hanno neppure contattato mentre Malagò ha dichiarato la sua non competenza nella questione (BASTA LEGGERE L’ARTICOLO QUA SOPRA “STADIO FLAMINIO: UN DESERTO NELLA CATTEDRALE”).
    Il problema è che chi ci governa è lontano milioni di chilometri dalla realtà delle cose; se non fosse così questi “scienziati” saprebbero che le palestre del Flaminio (Atletica pesante, Pugilato, Ginnastica, Nuoto) sono state un vero e proprio vivaio che ha sfornato migliaia di atleti e dozzine di campioni. In quelle palestre si sono allenati campioni del Mondo e Olimpionici (come il ginnasta Menichelli o il lottatore Maenza, 2 Medaglie d’Oro alle Olimpiadi) eppure le hanno chiuse devastando lo stadio che poteva essere destinato alle scuole calcio.
    Quello che più sconvolge è che la maggior parte di queste azioni disastrose quasi sempre frutto di incapacità, ignoranza, interessi di partito vengono prese con i soldi del CONTRIBUENTE ovvero con i SOLDI NOSTRI!!!!!

  5. L’affluenza media delle partite di Roma e Lazio si aggira sui 30.000 spettatori e in futuro potrebbe anche calare, dato che ormai si stanno affermando sempre più DAZN e SKY. I mega stadi sono anacronistici e secondo me andrebbe restaurato ripristinando la vecchia capienza di 30.000/25.000 spettatori e destinarlo al rugby e a squadre capitoline di calcio tipo il “Trastevere”, che attualmente milita in serie D e non ha un suo stadio. Per il resto può ancora andare bene l’Olimpico.

  6. Ennesimo progetto “faraonico”, da concepire e realizzare a vantaggio ESCLUSIVO di chi riesce ad aggiudicarsi l’appalto e i relativi fondi europei senza minimamente preoccuparsi di quisquilie tipo l’effettiva rispondenza ai bisogni della collettivitò e quindi la redditività futura, che dia un senso meno squallido all’investimento. Considerando l’effettiva partecipazione dei tifosi alle partite invece che progettare altre mega opere molto meglio cercare di manutenere quelle esistenti , combatterne il degrado e studiarne destinazioni più ragionevoli e realistiche . Ma così facendo ci guadagnerebbero soltanto le finanze pubbliche e la vita dei cittadini e non…. le avide tasche dei costruttori romani !!!!!

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