
Presentato questa mattina in Campidoglio il “Piano di conservazione dello stadio Flaminio”, indispensabile e ormai necessario per la futura opera di riqualificazione della struttura sportiva.
Si tratta di un punto di partenza che avvia un processo di conservazione e riorganizzazione del secondo stadio per capienza di Roma, chiuso nel 2011 e mai più riaperto.
Raggi: “Un sogno che si realizza”
“Ci prendevano per pazzi e invece abbiamo dimostrato che era possibile, sebbene non sia stato facile” – ha commentato entusiasta la Sindaca di Roma, Virginia Raggi, che insieme all’assessore allo Sport, Daniele Frongia e a Francesco Romeo, professore del Dipartimento d’Ingegneria Strutturale e Geotecnica della Sapienza di Roma, ha presentato il progetto.
Una sfida, quella della riqualificazione del Flaminio, intrapresa dalla giunta Raggi nel 2016, con la vittoria del bando ‘Keeping it modern’ finanziato dalla Getty Foundation – concorso a cui Roma Capitale ha partecipato in accordo con l’Università La Sapienza di Roma, Pier Luigi Nervi Project Association e Do.Co.Mo.Mo. Italia, un’associazione impegnata nella difesa delle architetture moderne – e giunta ora al passaggio successivo con un piano di 600 pagine.
A distanza di quattro anni il piano di conservazione è pronto, ora però sarà necessario trovare chi lo applicherà. Infatti non c’è ancora un nome sul tavolo del Campidoglio che però mette a disposizione il progetto a tutti coloro che si mostreranno davvero interessati alla ristrutturazione dello stadio, mantenendone la destinazione d’uso sportiva.
Progettato dall’architetto Pier Lugi Nervi con il figlio Antonio e inaugurato il 19 marzo 1959, il Flaminio ospitò prima l’Olimpiade di Roma del 1960 per poi diventare la casa dalla Nazionale italiana di rugby.
Di proprietà della Città di Roma, lo stadio, che non è sottoposto a vincolo perché opera pubblica con meno di 70 anni dalla realizzazione, oggi versa nel più completo degrado, nonostante nel 2005 sia stato dichiarato “opera di eccellenza” dalla Direzione per l’Arte e l’Architettura Contemporanee del MiBACT nel 2005.
“La rigenerazione urbana non è per forza quella che demolisce e ricostruisce ma può essere conservativa” ha proseguito la sindaca Raggi durante la presentazione di quello che lei stesso ha definito “un sogno divenuto realtà”.
Il nuovo progetto
Un piano ambizioso e articolato quello presentato questa mattina, “Suddiviso in tre fasi, passato, presente e futuro” come ha spiegato il Professor Romeo. “Siamo partiti tenendo conto dei valori materiali e immateriali del luogo, che nel frattempo sono andati persi con il degrado della struttura, per poi passare alla disamina delle condizioni attuali dello stadio, per terminare stilando le linee guida per il futuro“.
Una progettazione che non trascura lo stato primitivo dell’impianto sportivo, senza tralasciare le condizioni originali. E’ proprio questo l’obiettivo degli ideatori del piano, tendere a una riqualificazione dello stadio che conservi le sue origini ma al tempo stesso lo renda moderno e all’avanguardia.
“Dobbiamo operare per riportare la struttura alle sue condizioni originali, pur ammettendo strumenti
flessibili che si frappongono tra il vincolo e il progetto, e che derivano dalla contemporaneità e dalla necessità di salvaguardia, parliamo ad esempio di miglioramenti sismici e rispondenza alle norme attuali per l’impiantistica” – ha proseguito Romeo nell’augurarsi che chi si farà carico del progetto possa attenersi a queste linee guida.
Nell’attesa che qualcuno si faccia avanti concretamente, il Comune ha chiarito di aver già scartato alcune proposte che prevedevano una diversa destinazione d’uso dell’impianto, come per esempio la realizzazione di centri commerciali, e di aver avviato nell’area un’opera di bonifica e un servizio di vigilanza.
Costi e tempi di realizzazione
Ma quali sono i costi e le tempistiche previsti per la riqualificazione di una struttura in grado di ospitare circa 50.000 persone? A seconda dell’intervento che verrà eseguito l’Assessore capitolino allo sport ha stimato una spesa che varia tra i 20 e i 40 milioni di euro, mentre sulle tempistiche non si è sbilanciato e pur rassicurando su tempi rapidi di realizzazione non sono state fatte previsioni: “solo quando ci sarà un progetto effettivo sarà possibile capire quanto tempo sarà necessario per la riqualificazione” ha aggiunto Frongia, confermando la presenza di proposte.
Obiettivo della giunta Raggi sarebbe quello di far rientrare il piano di conservazione dello stadio in una pianificazione ben più ampia che comprende tutta l’area limitrofa alla struttura sportiva, dal Flaminio fino al Villaggio Olimpico. La sindaca questa mattina ha parlato di “rigenerazione urbana”, in termini di offerta di servizi sportivi, culturali, ricreativi al fine di favorirne il rilancio e la piena fruibilità da parte della cittadinanza.
Ludovica Panzerotto
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Speriamo che ci si ricordi anche dei parcheggi, magari come quelli capienti e tecnologici tipo centro commerciale.
Perché nonostante la mobilità sostenibile si apprezza ancora molto l’uso dell’automobile.
Bene, si muove il Comune, l’Università La Sapienza, finanche la Getty Foundation, tutti impegnati per la “conservazione” dello Stadio Flaminio. Con un piccolo particolare… conservarlo… per cosa? Per chi? Chi sarà in grado di gestire e mantenere una simile struttura, oltretutto bisognosa di grandi investimenti per renderla moderna e confortevole?
Lo stesso problema, in grado minore e di meno difficile soluzione, riguarda il vicino Palazzett dello Sport, bellissima struttura inutilizzabile in un contesto moderno.
Ah, e poi c’è la pandemia che aiuta…
A me sembra che a parte alcuni incontri particolari (tipo derby), molte partite di Roma o Lazio potrebbero essere tranquillamente ospitate in questa struttura, dato che l’affluenza media del pubblico negli ultimi anni è stata di circa 30.000 spettatori (molti ormai le partite le vedono su DAZN o SKY). Le partite al Flaminio tra l’altro sono godibilissime (ci ho seguito sia il calcio che il rugby) rispetto all’Olimpico dove praticamente ci vuole il binocolo per seguire certe azioni.
Dal 2018 lo Stadio è protetto dal vincolo ed è opera di Pier Luigi e Antonio Nervi. Per maggiori informazioni visitate il sito dedicato al piano di conservazione: http://www.stadioflaminio.org
Ottimo, quindi la famiglia Nervi vorrebbe uno stadio identico all’originale, inadatto al calcio vista la scarsa capienza, poi però fate il bando “di conservazione” con il comune, che andranno inevitabilmente deserti (a casa mia si conserva la marmellata, non strutture in cemento).
Dovete mettervi d’accordo col cervello: o ristrutturazione con ampliamento, seguendo le linee architettoniche originali (e si può fare benissimo), e forse qualche speranza di futuro c’è, tanto più che anche per i trasporti c’è già la linea tranviaria, oppure il progetto fatto con il comune, che ribattezzerei “suicidio assistito”. Se vuole ne parliamo anche in privato
Marco.Fantegrossi@gmail.com
E’ probabile anzi quasi sicuro che se scavano anche solo di 50cm saltano fuori vestigia ed antichità di vario tipo quindi tutto bloccato
si diceva che era questo il motivo per cui non hanno abbassato il livello del campo per aumentare la capienza , chissà