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Roma Nord si toglierà la sete con l’acqua del Tevere

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Levarsi la sete col prosciutto” dice un vecchio proverbio. A Roma Nord invece i cittadini si toglieranno la sete con l’acqua del Tevere.

Adeguamento e potenziamento dell’impianto di Grottarossa per la potabilizzazione delle acque del fiume Tevere“. Così si chiama il progetto elaborato da Acea grazie al quale pare che i romani, in particolare quelli di Roma Nord, potranno bere l’acqua del Tevere. Il progetto, costato intorno ai 12 milioni di euro, riguarda la realizzazione di un depuratore-potabilizzatore sulla Flaminia, nei pressi del deposito Atac e della stazione Grottarossa della Ferrovia Roma Nord e poco distante dal vecchio depuratore che venne  sequestrato nel giugno del 2011 dalla Magistratura per “ripetuti malfunzionamenti“.

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L’intervento — spiegava Acea in una lettera inviata al Campidoglio, alla Regione e alla Città Metropolitana un anno fa – riguarda l’area centro-nord della città di Roma (circa 400mila abitanti coinvolti) la cui alimentazione idrica verrà integrata con una quota non trascurabile di acqua del Tevere“.

Si parla di circa 500 litri al secondo, quanto dovrebbe bastare per incrementare la portata d’acqua che serve a soddisfare la sete dei residenti di Roma Nord soprattutto nei mesi di giugno e settembre, prima e dopo le ferie, quando la città è ancora in piena attività e la richiesta di acqua è maggiore.

I lavori del nuovo impianto, dopo aver ottenuto fra dicembre 2017 e marzo 2018 l’ok del Comune, Città Metropolitana (l’ex Provincia), Regione Lazio e Demanio, sono terminati a fine 2018 e l’impianto è in attesa si entrare un funzione.

Non prima però, come ha dichiarato recentemente Valerio Novelli, presidente della Commissione Ambiente della Regione Lazio, delle dovute verifiche e analisi  che “Arpa andrà a fare per capire se l’acqua che esce dal potabilizzatore rispetti le norme e i canoni per l’acqua potabile”.

La realizzazione dell’impianto e la potalizzazione del biondo Tevere non convincono però numerosi comitati e associazioni. Primus inter pares il Coordinamento Romano Acqua Pubblica che chiedendosi “davvero Acea, Comune e Regione sono tutti d’accordo?” ha inviato una lettera aperta indirizzata a Virginia RaggiNicola Zingaretti e Acea.

“Tevere da bere, una risposta pericolosa alla crisi idrica”

Così scrive il Comitato. “In una città come Roma, alimentata principalmente da acqua di sorgente che viene dispersa per circa il 40%, una gestione della risorsa idrica e delle bollette dei cittadini vedrebbe al primo posto la lotta allo spreco idrico e la ristrutturazione delle reti, a tutela anche delle fonti e dei corpi idrici sempre più “stressati”.

Invece i soldi dei cittadini sono stati spesi per costruire il potabilizzatore del Tevere, costato 7,5 milioni di euro secondo l’A.D. di Acea, 12 secondo altre fonti. Una nuova “fonte” che Acea ha già iscritto nel bilancio idrico per l’estate 2019, quindi potenzialmente in funzione da un momento all’altro. Emergenziale, proprio come il lago di Bracciano, che però l’azienda, nel tempo, ha utilizzato in maniera “strutturale” fino allo stop imposto alla captazione per la compromissione dell’ecosistema a seguito della crisi idrica del 2017.

Ancora una volta invece di ridurre le perdite sulla rete idrica si realizza un’opera “torbida” come l’acqua del Tevere, con l’avallo di diversi enti e amministrazioni.
Un’opera delicata e strategica, che è stata approvata e realizzata con una procedura lampo: approvato in via preliminare a dicembre 2017 è stato inaugurato, da pochi intimi, 12 mesi dopo.

Potrebbe essere solo efficienza, se non vi fossero una serie di aspetti poco chiari: dalle modifiche “in extremis” di leggi regionali che ne avrebbero vietato l’entrata in funzione, a dubbi di natura tecnica sull’efficacia delle tecnologie scelte.

Come cittadini poniamo alcune domande agli enti preposti, in primis alla Sindaca di Roma Virginia Raggi, al Presidente della Regione Nicola Zingaretti e, naturalmente, al gestore Acea. Siete proprio tutti d’accordo e così sicuri che questa sia la scelta giusta per la tutela dei cittadini e della risorsa idrica? Chiediamo di rispondere ciascuno per il ruolo che gli compete.

1. Il progetto presentato alle amministrazioni pubbliche competenti era di fatto irrealizzabile, poiché quando sono stati richiesti i pareri la normativa regionale vietava l’uso potabile di fiumi che ricevessero scarichi industriali sul loro corso.
Come possono considerarsi legittimi quei pareri e il voto dei sindaci coinvolti nella conferenza dell’ATO 2 di dicembre 2017 del quale non appare la conta nel verbale?

2. Non appare curioso che la normativa regionale sia stata modificata solo a seguito della realizzazione dell’opera, permettendone così la possibile entrata in funzione?

3. Siete sicuri che la caratterizzazione dell’acqua del Tevere sia stata effettuata in ottemperanza a tutte le norme previste dalla legge? I tempi e le modalità della caratterizzazione lasciano diversi dubbi.

4. La tecnologia utilizzata nell’impianto di potabilizzazione, basata su filtri a carboni attivi, non è specifica per sostanze come metalli pesanti, idrocarburi e microplastiche, che diversi studi scientifici dimostrano essere presenti nel Tevere. Siete sicuri che questo non rappresenti un rischio per la salute?

5. Siete, dunque, sicuri che non si darà da bere ai romani un fiume di veleni? Con quale frequenza verranno effettuati e resi pubblici i monitoraggi?

6. A fronte di una dispersione delle reti di circa il 40%, ossia 9.000 l/s, la soluzione per mettere in sicurezza l’approvvigionamento idrico di Roma è la costruzione di un’opera che al massimo immetterà in rete 500 l/s, ossia un 1/18 dell’acqua che si perde. Siete sicuri che sia una scelta razionale e compatibile con la sfida del risparmio idrico che le grandi città sono chiamate a compiere?

7. A fronte di perdite così ingenti è stato approvato il raddoppio dell’acquedotto del Peschiera, lasciando intravedere la prospettiva dell’aumento dei prelievi da quelle sorgenti, mettendo ancora più a rischio un acquifero di rilevanza nazionale, una riserva strategica e un ecosistema unico. Siete sicuri che continuare a sfruttare al massimo le fonti, invece di ridurre gli sprechi, sia un buon modo per investire i soldi dei cittadini e garantire il futuro della risorsa idrica?

8. L’A.D. di Acea, in Assemblea dei Soci, si è rifiutato di comunicare un obiettivo percentuale di riduzione delle perdite. Esiste un obiettivo di questo tipo? Perché gli enti preposti non lo impongono al gestore Acea 2 S.p.A.? Siete sicuri che una reale ristrutturazione della rete idrica non sia l’unica strada sensata per far fronte alle future “crisi idriche”?

Noi siamo sicuri che, se non verranno modificate le politiche e la strategia aziendale sulla gestione dell’acqua guardando alla sua tutela e preservazione per le generazioni future, sarà la storia a condannarvi come responsabili di un disastro annunciato.
Riteniamo necessario che il potabilizzatore non entri in funzione per uso potabile, ma al limite per usi non potabili, come l’impianto preesistente che dagli anni ’90 prelevava acqua dal fiume e ne ricavava acqua per annaffiare parchi e ville di Roma e del Vaticano.

Infine, vi segnaliamo che, nell’ambito della campagna che abbiamo messo in campo, intendiamo presentare un esposto tramite cui chiedere a diversi enti di chiarire i dubbi di natura procedurale e ambientale legati a questa opera”.

Edoardo Cafasso

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