Oggi, lunedì 16 marzo, si è svolta in via Fani la commemorazione del trentasettesimo anniversario del rapimento di Aldo Moro e dell’uccisione dei cinque agenti della sua scorta ad opera delle Brigate Rosse, avvenuta questo stesso giorno del 1978 in prossimità dell’incrocio con via Stresa, sulla Camilluccia.
Alla cerimonia hanno partecipato, tra gli altri, il presidente della Repubblica Mattarella, i presidenti di Camera e Senato, Boldrini e Grasso, il ministro dell’Interno Alfano, il sindaco di Roma Marino, il presidente della Regione Lazio Zingaretti e il presidente del XIV Municipio, Valerio Barletta.
Tutti quanti hanno deposto una corona di fiori davanti la lapide in ricordo dei carabinieri uccisi che si trova proprio nel punto in cui avvenne la strage. Fiori sono stati inviati anche dalla presidenza del Consiglio dei ministri e dalle segreterie dei vari partiti.
Fin dalle nove, curiosi e giornalisti hanno affollato l’area della celebrazione stipati sotto un’insistente pioggerellina all’inglese. Tra i presenti, anche un gruppetto di nostalgici DC che all’arrivo di Alfano hanno voluto far “sentire” a tutti la loro presenza intonando cori da stadio e sventolando vessilli con lo scudocrociato.
Intanto, nei giorni scorsi si è tornati a parlare del caso Moro, con due novità che quasi certamente non contribuiranno a dissipare le ombre su uno dei misteri più torbidi della nostra storia recente.
La prima è un arcivescovo, Mons. Antonio Mennini, il quale ha recentemente dovuto smentire le voci circa una sua presunta confessione di Moro nel covo dov’era tenuto ostaggio dai brigatisti. All’epoca, Mennini era viceparroco nella chiesa di Santa Chiara, in piazza dei Giuochi Delfici, dove lo statista si fermava tutte le mattine per una preghiera.
Si era detto che lo avrebbe confessato durante i suoi 55 giorni di prigionia nell’appartamento di via Montalcini, ma lui ha ribadito che non si è mai recato lì, nè ha mai visitato Moro in quelle settimane. E che se anche lo avesse fatto, la cosa sarebbe coperta dal segreto confessionale (leggi qui).
La seconda novità, invece, è l’acquisizione da parte della commissione d’inchiesta presieduta da Giuseppe Fioroni, anche lui presente oggi, delle 17 audiocassette ritrovate nel covo di via Gradoli ma mai pienamente analizzate.
Audiocassette che nei prossimi giorni verranno sottoposte a nuove verifiche da parte del Ris per capire se sotto la musica di Guccini e degli Inti Illimani si nascondano gli “interrogatori” fatti da Mario Moretti all’ex statista nei cinquantacinque giorni più torbidi della storia della nostra repubblica.
Questa la nostra ricostruzione minuziosa, pubblicata tempo fa, di quanto avvenne in via Fani e oggi ancora molto attuale: clicca qui.
Valerio Di Marco
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