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Grottarossa, Gianni ha trovato casa su quattro ruote

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roulotte.jpgIl popolo della Cassia alla fine ha vinto; Gianni e la sua famiglia da ieri vivono in una roulotte. Grazie alla solidarietà di tanti, si è riuscito a dare un tetto ad una famiglia che ha vissuto per un mese intero in una tenda sotto gli alberi del Parco Papacci, in via di Grottarossa. Una storia che ha commosso e mobilitato un intero quartiere.

Torniamo un attimo indietro

Solo qualche giorno fa avevamo intervistato Gianni (leggi qui) che insieme a sua moglie e a due cagnolini viveva e dormiva in una tenda nel Parco Papacci. Le loro due figlie avevano trovato ospitalità a casa di amici; la notte – almeno loro – dormivano al sicuro, di giorno stavano insieme ai genitori.

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Sfrattati a novembre dello scorso anno a causa dell’aumento dell’affitto che Gianni non era in grado di pagare, son stati costretti a lasciare la casa per ritrovarsi così in mezzo alla strada. Nel bel mezzo di questa terribile situazione, Gianni perde anche il lavoro come giardiniere.

Inizia il calvario. In attesa di una soluzione definitiva, l’Ufficio Servizi Sociali del XV propone alla moglie di Gianni e alla sue due figlie di alloggiare in una Casa famiglia sulla Cassia, al civico 472. E’ una Casa solo per donne e minori. Gianni quindi non può stare con loro.

Per lui una soluzione non si trova. “Mi hanno proposto di andare in un dormitorio ma io non volevo lasciare la mia famiglia” racconta a VignaClaraBlog.it spiegando che “mentre per moglie e figlie è stata trovata una sistemazione, per me iniziano mesi di vagabondaggio“.

Questa famiglia però proprio non ci sta ad essere divisa; vogliono rimanere uniti e tutte le soluzioni che gli vengono offerte dai Servizi Sociali e dal Municipio XV, non prevedono che il nucleo familiare possa, almeno nell’immediato, avere un posto dove vivere tutti insieme.

Così aveva dichiarato proprio qualche giorno fa a VignaClaraBlog.it Michela Ottavi, Assessore alle politiche sociali del XV Municipio, contattata dalla nostra redazione per cercare di saperne di più e capire cosa veramente le istituzioni stessero facendo: “è chiaro che si deve trovare una soluzione per far stare la famiglia unita ma in questo momento la cosa più importante è tutelare in ogni modo le due minori, poi potremo procedere a trovare una soluzione buona per tutto il nucleo familiare” .

Ma Gianni non vuole aspettare soluzioni alternative, e Anna, sua moglie non vuole che in nessun modo le siano portate via le figlie.

E allora ancora una volta, ecco che compare Don Antonio Coluccia, giovane sacerdote della parrocchia di San Filippo apostolo in via di Grottarossa, ormai ben noto alle cronache per la sua straordinaria attività nell’aiuto dei più bisognosi. Non appena Gianni conosce don Antonio, il sacerdote subito si attiva per aiutarlo.
Salva Gianni dal suo vagabondaggio e lo accoglie per un mese circa nella sua Casa Accoglienza, nata nel 2013 in una villa sequestrata alla mafia, dove vivono persone che il “nostro don” ha salvato dalla strada e dal male affare.

Nel frattempo Anna e le sue figlie vengono allontanate dalla Casa Famiglia di via Cassia 472; il centro, riservato solo a donne e minori veniva infastidito dalla presenza quotidiana di Gianni che, in quanto uomo metteva in difficoltà le altre ospiti. Gianni infatti per non lasciare la moglie e le figlie da sole, andava tutti i giorni lì.
Ma stando a quanto riferito dagli operatori della Casa Famiglia, il comportamento di Gianni non rientrava nelle regole. L’accesso agli uomini è vietato. Ed è così che Anna e le figlie alla fine sono state invitate a lasciare la struttura.

E allora, ancora una volta, si son ritrovati tutti insieme, tutti di nuovo in mezzo alla strada. Infatti Gianni nel frattempo aveva lasciato la Casa Accoglienza di don Antonio. Aveva occupato il posto di un ragazzo che aveva fatto ritorno dopo che era stato ricoverato in ospedale.

Ma don Antonio ci mette lo zampino…

Grazie ad una tenda fornita dalla Caritas si son messi a vivere nel bel mezzo del Parco Papacci, in attesa dell’arrivo di una roulotte che don Antonio aveva assicurato di fargli avere.

E il patto è stato mantenuto. Oggi, Gianni, sua moglie, le loro figlie e i due cagnolini, hanno passato la prima notte nella roulotte.

Grazie a don Antonio e al popolo della Cassia – dichiara a VignaClaraBlog.it – mi è stata data questa roulotte. Il vecchio proprietario, Piero si chiama, è venuto a conoscenza della mia storia e si è offerto di donarcela, visto la teneva ferma da anni. Ho pagato il passaggio di proprietà grazie ai soldi che mi sono stati versati su di un conto da tante persone generose che si sono mobilitate per aiutare me a la mia famiglia“.

Corsa alla solidarietà

Infatti appena è incominciata a spargersi la notizia che c’era una famiglia ridotta a vivere in un parco dentro ad una tenda, si è scatenata una corsa alla solidarietà che ha visto protagonisti tanti residenti della Cassia. A dare il via è stata Francesca, sulla pagina facebook “Sei della Cassia se” tramite la quale si è mobilitato un piccolo esercito di persone pronte a dare una mano.

Fra le tante iniziative, è stata attivata una carta prepagata a favore di Gianni. Ed è proprio grazie a questi soldi che Gianni è riuscito a provvedere alla spesa del cambio di proprietà della roulotte.

La casa su quattro ruote

Ed è proprio dentro la roulotte che Gianni oggi ci ha accolto. E’ contento, ha un posto dove poter stare con tutta la sua famiglia.

Accomodatevi“- ci dice fiero di poter aprire la piccola porta della roulotte. “Ce l’hanno consegnata ieri e abbiamo impiegato ore per pulirla tutta. Io, mia moglie e una nostra amica. Poi, grazie ad un amico di don Antonio, è stata trasportata dalla Parrocchia di San Filippo Apostolo – dove era stata momentaneamente parcheggiata – in una spiazzo poco più avanti del Parco Papacci“.

La zona in questione è di proprietà di un privato, di una signora, che si è offerta di far sostare la roulotte di Gianni in questa piccola zona di sosta vicino ad un’altra roulotte dove vive un’altra persona in difficoltà.

E’ stato don Antonio a fare da mediatore con i servizi sociali; è solo grazie a lui che oggi posso stare qui con la mia famiglia. E’ riuscito a parlare con gli operatori facendo capir loro che non è possibile dividere la mia famiglia ora che abbiamo un tetto sotto cui vivere“.

Senza la presenza di un luogo adatto, i servizi sociali infatti sarebbero dovuti intervenire per salvaguardare prima di tutto le due minori. Ma ora che Gianni ha ottenuto la roulotte, non possono fare nulla per separarli.

Tutto pulito, una roulotte tirata a lucido. Ha 5 posti letto, un piccolo tavolino al centro, e anche i fornelli, “che non possiamo ancora usare però perché la bombola a gas devo comperarla e ovviamente non ho i soldi per farlo. A giorni ci porteranno un bagno chimico che metteremo proprio qui vicino“, continua a raccontare Gianni.

Serve ancora una mano

Sembrerebbe una storia lieto fine, ma “questo è solo l’inizio; devo trovare un lavoro che mi permetta di portare la mia famiglia in una casa vera“. Ha proprio ragione il nostro Gianni, se trovasse un lavoro, di qualsiasi natura, la vita tornerebbe a sorridere alla sua famiglia.

E allora ricordiamo che, in attesa di un lavoro, una mano possono darla anche i nostri lettori. Pochi giorni fa, è stata attivata una carta prepagata il cui codice IBAN è IT28G0760105138209190609194. Per dargli una mano, che siamo certi non mancherà, occorre fare un bonifico. Altrimenti gli si può fare una ricarica da ricevitoria versando l’importo sulla carta numero 5333171015190750 abbinata al codice fiscale RBUGNN56L06F822D.

Valentina Ciaccio

© riproduzione riservata – proprietà EdiWebRoma

NdR: per rispetto della privacy della famiglia e soprattutto delle due minori questo articolo non è volutamente corredato da foto.

 

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5 COMMENTI

  1. Una bella storia di solidarietà ma che conferma la necessità di interventi più strutturali…chissà quante persone versano nella situazione di Gianni e della sua famiglia.
    piuttosto per rimanere sul concreto, mi rivolgo alla redazione.

    Forse sarebbe utile sapere quale l’età e le condizioni fisiche di Gianni, se ha competenze o esperienza in qualche campo…magari così risulta più facile tentare di trovargli una occupazione.

  2. Comunico che in data 25 giugno 2015 dopo 5 mesi ho lasciato la roulotte messa a disposizione, dopo un anno che dormivo in macchina, da Don Antonio Coluccia. Sono una donna di 70 anni sofferente di asma bronchiale, per dirla tutta ho perso un figlio 2 anni fa di leucemia (NO COMMENT). Questa roulotte senza bagno e senza acqua Don Antonio Coluccia l’aveva situata in via di Grottarossa in un terreno attaccato alla centrale elettrica con sparse varie bandiere di LEGAMBIENTE, di tutto questo ho le foto. Circa 2 mesi fa ho iniziato ad accusare fortissimi mal di testa ogni qual volta che entravo nel terreno della roulotte, inoltre mi si e’ accentuato anche il problema dell’asma, disperatamente ho chiesto a Don Antonio Coluccia di spostare almeno di 50 metri la roulotte…ma non sono stata SENTITA MINIMAMENTE! Tramite lo sportello del cittadino della collina fleming ho fatto telefonare per far spostare la roulotte ma nessuno ci ha sentito, per evidenti paure legate alla salute il 25 giugno abbiamo lasciato le chiavi della roulotte e adesso ridormiamo in macchina. Tengo a precisare che io e mio figlio lavoriamo tutto il giorno ma non abbiamo soldi per prendere una casa. Ora Giovanna vi domanda: ma la giustizia e’ uguale per tutti? O e’ vero il detto “chi figli e chi figliastri?”. Mi farebbero piacere le vostre risposte.

  3. Mi chiamo Giovanna, e’ una serata di pioggia e io ancora dormo in macchina con mio figlio. Vorrei raccontarvi le novita’ che ho di Don Antonio Coluccia. Come detto sono quattro mesi che ridormo in macchina e dopo che mi sono rivolta a persone che mi avevano promesso una roulotte (CHE NON E’ MAI ARRIVATA!!! DOPO UNA SOLENNE PRESA IN GIRO!!!) ho cominciato a pensare a una canzone di Venditti che “i grandi amori fanno il giro e poi ritornano” e pensando che questo amore e’ DIO, e pensando che DIO e’ in Don Antonio Coluccia mi sono rivolta disperatamente ancora a lui. Non mi sbagliavo, perche’ Don Antonio mi ha ricevuto con un sorriso e un caldo abbraccio amorevole che solo lui sa dare, e con tanta voglia di aiutarmi ancora! Mi sono chiarita con lui ed essendo lui un ANIMA GRANDE ha dimenticato quello che io avevo scritto in un momento di disperazione, e ha ripreso sotto la sua ala protettiva me e mio figlio, e a giorni arriverà una roulotte per opera di Don Antonio Coluccia! GRAZIE DI ESISTERE DON ANTONIO! Se non ci fosse lei io e mio figlio saremmo morti in strada…e voglio gridare che nessuno, dico NESSUNO in tutti i campi…ci ha sentito!!! A nessuno e’ interessato che una donna di 70 anni dorme in macchina! La gente chiacchiera ma nessuno fa niente. Solo Don Antonio riesce a dare un tetto agli emarginati, riesce a dare un tetto a chi sta per strada e tanto amore a queste persone. ANCORA GRAZIE PER QUELLO CHE LEI FA DI GRANDE E DI UMANO! Un abbraccio. Giovanna

  4. Sono sempre Giovanna che scrive, la Giovanna che sta nella roulotte di Don Antonio Coluccia. Vorrei, insieme a mio figlio, ringraziare le signore CLARA e MARIA FRANCA della CARITAS per il loro amore e per il caldo abbraccio che ci hanno e ci stanno dando!!! Rendendoci la vita nella roulotte un po più calda!!! GRAZIE DI CUORE CLARA! GRAZIE DI CUORE MARIA FRANCA! Vorremmo che stareste sempre vicine a noi, vi vogliamo tanto bene, un forte abbraccio. Giovanna

  5. Don Antonio Coluccia è un sacerdote disponibile che aiuta tutti.Alcuni anni fa mi aveva accompagnata al Centro d’accoglienza di Padre Serafino che ora è gestito dalle suore.

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