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Alle viste la strage degli innocenti

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Galvanica Bruni

Secondo quanto previsto dalla Regione Lazio dovranno essere 50mila i cinghiali da abbattere sul territorio regionale, riserve e parchi compresi, al fine di ridurre l’eccessiva pressione esercitata dal soprannumero e ridurre contemporaneamente il rischio di diffusione della peste suina.

Si tratta di un numero enorme e che riguarderebbe i due terzi della popolazione di ungulati nel Lazio (circa 75.000 capi); probabilmente si è arrivati a questa cifra tenendo conto delle norme previste in materia di contenimento delle epidemie che prevedono un abbattimento pari al doppio degli esemplari cacciati nell’anno.

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Una vera e propria strage; ma facciamo subito chiarezza. Titolando questo articolo “La strage degli innocenti” non ci siamo voluti schierare dalla parte degli animalisti né di chi è contro, per principio, agli abbattimenti selettivi. L’eccessivo numero di cinghiali sul nostro territorio li rende senza alcun dubbio “colpevoli” di incidenti (alcuni mortali) e danni notevoli all’agricoltura; ma allo stesso tempo dobbiamo anche considerarli “innocenti” in quanto parliamo di animali che si comportano secondo il loro istinto e la loro biologia.

A conti fatti i colpevoli non sono i cinghiali ma coloro i quali  hanno consentito, per motivi diversi, la loro diffusione abnorme sull’intero territorio nazionale senza adottare nel corso di decenni alcuna misura di contenimento.

Se volessimo solo limitarci a quanto succede a Roma Nord già nel lontano 2009, tredici anni fa, questa testata registrava gli allarmi di chi risiedeva nel Parco di Veio e nei pressi delle Riserve a cavaliere della Via Cassia. Un residente di Roma Nord così infatti scriveva alla nostra redazione: “Vorrei denunciare quello che ormai sta diventando un incubo […]. Abito in una zona splendida, praticamente mi ritrovo in campagna a poche centinaia di metri da Corso Francia […] ora uscire la sera è un rischio, e non per paura di incontrare malintenzionati ma per quella di incontrare i cinghiali. Scendono all’imbrunire, in branchi, si avvicinano alle case […] spaventano i proprietari che portano a passeggio i cani […]”

In tredici anni cosa è stato fatto?  Nulla. Anzi si è lasciato correre tanto da trasformare il fenomeno in emergenza nazionale.

Oggi si cerca di correre ai ripari con una politica degli abbattimenti che per la sua portata suscita infinite perplessità; non solo per il numero altissimo (ma quanti cacciatori o soppressori ci vorranno?) ma anche per le modalità: caccia notturna (?) con sedazione degli animali e successiva eutanasia da parte di un veterinario e infine smaltimento delle carcasse.

Ci chiediamo come sia possibile; in base a norme di legge, solo i veterinari sono autorizzati alla detenzione e trasporto delle sostanze narcotizzanti.  Quindi ogni cacciatore dovrà essere affiancato da un veterinario? Qualcosa ci sfugge.

L’esempio arriva dalla Regione Piemonte dove è stata decretata l’uccisione di 50mila cinghiali autorizzando una “caccia senza limiti” (di giorno e di notte condotta non solo da personale autorizzato e preparato ma anche dai proprietari dei fondi). Ebbene, da gennaio a giugno 2022 i  capi abbattuti sono solo 2mila. Di questo passo ci vorranno quasi 12 anni, un periodo in cui i cinghiali si saranno riprodotti ad un ritmo almeno doppio di quello degli abbattimenti.

Difficile credere che la Regione Lazio oggettivamente riesca a far meglio e quindi se l’abbattimento di 50.000 capi non avverrà in un anno il provvedimento non avrà alcun effetto sulla popolazione degli ungulati capaci di riprodursi a ritmo elevato.

Di fronte a un provvedimento che dal punto di vista della praticità pare essere un flop annunciato, emerge la colpa e l’incapacità di chi ha gestito nei decenni il territorio e la fauna selvatica. Comunque, mentre scriviamo ancora non è chiaro se gli abbattimenti si faranno e se nel numero indicato.  Ma una cosa è certa: a pagare il salatissimo conto saranno, oltre agli innocenti cinghiali, anche gli innocenti contribuenti.

Francesco Gargaglia

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2 COMMENTI

  1. vergogna !!!! l’incapacita’ di chi ci governa va a colpire dei poveri animali innocenti ,colpevoli solo di essere nati !! nulla e’ mai stato fatto per arginare questo fenomeno ed ora il problema viene risolto con l’uccisione,certo cosi’ e’ piu’ facile !!!lnoi associazioni animaliste per anni abbiamo proposto soluzioni,ma il tutto e’ rimasto inascoltato, tanto lo stipendio arriva lo stesso !!! vergogna ….

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