L’acqua che tre giorni fa ha investito Corso Francia trasformandolo in un fiume in piena, come è arrivata poi se ne è anche andata; a rimanere sono stati lo sconforto, la desolazione e perché no anche la paura di chi, martedì 8 giugno all’ora di pranzo, ha visto letteralmente inondare le proprie case e i propri negozi dalla pioggia che già altre volte era entrata in quegli stessi stabili senza chiedere alcun permesso.
A raccontare alla nostra redazione quel che resta dopo il nubifragio non sono solo le famiglie che abitano negli appartamenti che si trovano sotto il livello strada – ubicati peraltro in uno stabile di proprietà del Comune di Roma e che nonostante la loro posizione infelice godono di regolare abitabilità – ma anche commercianti e abitanti del quartiere che trovandosi al pian terreno hanno visto nel giro di un’ora i loro negozi e le loro abitazioni allagarsi completamente.
Quel che resta dopo il nubifragio
Oltre mezzo metro di acqua che in poco tempo ha spazzato via tutto: mobili, elettrodomestici, vestiario, tutto da buttare o, quando va bene, da sanificare, ripulire, sostituire e asciugare.
Passate oltre quarantott’ore, nel pomeriggio di ieri, giovedì 10 giugno, con un cielo che minacciava nuovamente pioggia, all’interno della farmacia, dei bar e dei negozi erano ancora armati di scope, stracci e secchi per togliere l’acqua, ripulire dal fango, salvare il salvabile.
Per non parlare degli appartamenti: circa una decina i nuclei familiari che hanno subito i danni maggiori, tre di questi alloggiati dalla notte di martedì presso due hotel messi a disposizione dal Comune, mentre gli altri ospitati da parenti e amici.
Alcuni di loro hanno voluto aprire le porte, già gonfie per l’umidità, a VignaClaraBlog.it per vedere da vicino le conseguenze degli allagamenti di inizio settimana, gli stessi che solo due anni fa, in piena estate, avevano già colpito le loro abitazioni provocando gli stessi danni.
“Ci eravamo organizzati privatamente con due pompe per aspirare l’acqua, una spesa che il nostro condominio ha affrontato affinché potessimo evitare di subire gli stessi danni in caso di maltempo intenso – racconta Nicola residente al civico 189 – Non sono servite a nulla, la forza dell’acqua è stata troppo intensa; in pochi minuti il cortile d’ingresso dello stabile si è riempito d’acqua che velocemente è entrata dalle finestre dei piani seminterrati.”
A nulla è servita anche la piccola salita proprio all’ingresso del condominio: i tre appartamenti del piano più basso si sono allagati senza lasciare neanche il tempo ad alcuni dei condomini di uscire dalle proprie case.
Acqua dalle finestre e tutto da buttare
“Eravamo a pranzo quando tutto a un tratto è iniziato a piovere dalla finestra della cucina; abbiamo cercato di mettere in salvo qualcosa ma non è servito a nulla, qui è tutto da buttare, da sanificare, da ricomprare – racconta Vidana, originario dello Sri Lanka, con le lacrime agli occhi, mentre raccoglie poche cose da portare in albergo – abitiamo qui da tre anni, gli allagamenti del 2019 ci avevano portato via tutto, abbiamo fatto tanti sacrifici per ricomprare le cose necessarie e ora siamo di nuovo senza niente.”
Poco più avanti al civico 149 incontriamo altri residenti, le maniche rimboccate di chi da tre giorni non si è ancora mai fermato, la stanchezza negli occhi di chi, ormai rassegnato, sa che in caso di temporale rischia di nuovo di perdere tutto e di dover ricominciare da capo.
Ci sono grossi mobili da spostare, materassi imbevuti d’acqua da far asciugare, muffa da prevenire prima che prenda completamente il sopravvento e una conta dei danni che ancora non è iniziata.
“Sono disposta anche a non chiedere il risarcimento, non è quello che mi interessa, quello che chiediamo è che venga trovata una soluzione, non possiamo vivere nel terrore che le nostre case si riempiano di fango ogni volta che piove più forte, siamo stanchi” – commenta un’altra cittadina con il giardino antistante la strada completamente distrutto dalla furia dell’acqua.
La soluzione nel Collettore alto della Farnesina
Una condizione patita dai residenti di Corso Francia da moltissimi anni, dopo che il manto stradale è stato rialzato di circa mezzo metro rispetto ad alcune palazzine per lavori inerenti alla carreggiata, senza però che nessuno si preoccupasse dell’adeguamento fognario.
Poi, con la sentenza del Tribunale di Roma del 2013 che condannò il Comune a eseguire le opere utili ad evitare gli allagamenti, ci sono stati dei flebili miglioramenti, ma nulla che possa evitare che case e negozi vengano invasi dall’acqua.
Per ovviare al problema sarebbe necessaria la deviazione del Collettore Alto Farnesina che andrebbe così ad alleggerire il carico di quello basso e ad aumentare la raccolta delle acque reflue, impedendo così gli allagamenti.
I lavori erano in programma, poi nel 2016 il Consiglio Comunale ha effettuato un assestamento di bilancio con stralci per oltre 12 milioni di euro causando uno stop ad interventi strutturali di vitale importanza come la deviazione del collettore alto Farnesina, penalizzando così un’opera costata nel 2009 19 milioni di euro e che oggi funziona per metà della sua capacità. Ma i cittadini ancora attendono questo intervento.
“Sono opere che aspettiamo da tempo e che davvero potrebbero risolvere l’emergenza allagamenti per questo tratto di strada, senza questi lavori il problema si riproporrà ad ogni temporale intenso, siamo sfiniti” – ha continuato Massimo che di acqua negli anni ne ha raccolta a litri.
La rete della solidarietà
Intanto però, mentre residenti e commercianti si danno da fare per ripulire gli stabili, c’è chi si è già attivato con la solidarietà.
“Proprio ieri pomeriggio abbiamo saputo che un bambino di una delle famiglie sfollate ha perso il suo pc durante gli allagamenti. Stava cercando di uscire di casa e ha provato a tutti i costi a mettere in salvo il computer portatile perché dentro c’era tutta la sua tesina per l’esame di terza media. E’ scivolato nell’acqua e tutto è andato perso; ci siamo attivati immediatamente e nel giro di poco tempo, grazie alla donazione di un amico, siamo riusciti a recuperare un altro pc da regalargli. Nei prossimi giorni glielo porteremo e speriamo che l’esame vada per il meglio” – ha raccontato una volontaria di Facciamo Rete, il gruppo spontaneo e solidale nato su facebook durante la pandemia, che ancora oggi organizza iniziative di solidarietà e aiuto tra famiglie.
“Siamo pronti a dare tutto il nostro aiuto, lo dice il nome del nostro gruppo, in caso di difficoltà noi ci siamo per fare rete, quattro mani possono sempre fare meglio che due” – hanno proseguito i volontari.
Ludovica Panzerotto
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