
Via Prato della Corte è una bella strada alle porte di Roma Nord; bella ma con un problema. Parafrasando Ennio Flaiano si potrebbe dire che “la situazione è seria ma non grave” perché per risolvere questo problema basterebbe davvero poco. Ma andiamo con ordine.
Via Prato della Corte ha inizio nei pressi della Cassia Veientana, comunemente chiamata Cassia Bis, all’uscita per Prima Porta-Via della Giustiniana. Lunga alcuni chilometri, attraversa una bella campagna costeggiando la Cassia Bis e il fosso Cremera fino a diventare una sterrata che dirige per Isola Farnese e che poi torna indietro formando un anello.
La via era sempre stata di competenza dell’agenzia regionale ARSIAL che poi, in base ad una norma di legge, l’ha ceduta al Comune di Roma. Quest’ultimo però non l’ha mai presa in carico. La conclusione è che nessuno dei due Enti si preoccupa della manutenzione della via e delle necessità dei residenti.
Il problema è tutto qua: in realtà un problema che potrebbe essere facilmente risolto ma che giustamente pesa sulle spalle di chi ci vive e che ha costretto gli abitanti ad organizzarsi in un Comitato per fare fronte alle criticità.
Vincenzo Di Stefano, Presidente del “Comitato di quartiere Prato della Corte-Montelungo” ci ha spiegato che il Comitato è nato dopo un censimento che ha accertato la presenza di 150 nuclei familiari e 15 attività commerciali (campeggio, ristorante, maneggi, aziende agricole) e una successiva consultazione sull’opportunità di dare il via all’iniziativa.
Dal momento che la quasi totalità dei residenti si è detta favorevole è nato appunto il Comitato che oltre ad essere un elemento aggregatore si è dato da fare per migliorare le condizioni della zona.
Asfalto ammalorato, segnaletica stradale assente o non adeguata, mancanza di illuminazione, approvvigionamento idrico non sufficiente specie nei mesi estivi, assenza di un collegamento per accedere ad Internet: questi i problemi più sentiti.
Il Comitato si è quindi rimboccato le maniche provvedendo autonomamente alla chiusura delle buche e a posizionare la segnaletica stradale; è intervenuto sui proprietari terrieri ottenendo la potatura dei numerosi pini che costeggiano la strada; si è rivolto ad una ditta specializzata che ha montato un ripetitore al fine di garantire un collegamento ad Internet.
Ma molto ancora rimane da fare, come l’illuminazione dei tratti stradali dove si concentrano le abitazioni dei residenti: problema questo che il Comitato non può certo risolvere da solo.
Dal momento che lungo Via Prato della Corte non c’è una scuola, una farmacia, una chiesa e neppure un bar (i residenti si recano prevalentemente a Prima Porta percorrendo anche 12 km) il Comitato tempo fa ha cercato di ottenere la disponibilità di un piccolo immobile all’interno del Centro Polifunzionale della Protezione Civile per farne un centro anziani o dove organizzare feste per i bambini: insomma un luogo di aggregazione che al momento non esiste.
Tentativo andato a vuoto, anche perché quella che doveva essere una importante struttura destinata a Centro Provinciale e scuola di Protezione Civile con edifici antisismici e un eliporto in realtà non è mai entrata in funzione. Di questa struttura si parlò molto nell’estate del 2017 quando per qualche giorno circolò la voce che sarebbe stata destinata a centro d’accoglienza per qualche migliaio di migranti; notizia però si rivelò presto essere una bolla di sapone.
Realizzata diversi anni fa e costata svariati milioni di euro, questa struttura oggi è nelle mani dell’INVIMIT, una società di gestione del risparmio del Ministero dell’Economia e delle Finanze, ma è inutilizzata, come si può osservare dal grande cancello di ingresso che affaccia sui numerosi edifici chiusi.
Quella che poteva essere una importante risorsa per la zona e che avrebbe comportato anche un miglioramento della viabilità con illuminazione e asfalto regolare, è finita in un nulla di fatto.
E così oggi via Prato della Corte sopravvive solo grazie al fai-da-te di chi ci vive e ama questo spicchio di campagna urbana. Una strada tanto bella quanto dimenticata, o meglio, ignorata dall’amministrazione capitolina.
Francesco Gargaglia
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