Dopo il travolgente successo dello scorso anno, torna al Teatro Olimpico (piazza Gentile da Fabriano 17) il “Don Giovanni secondo l’Orchestra di Piazza Vittorio”, magnifica variante contemporanea dell’opera che Mozart compose nel 1787 su libretto di Lorenzo da Ponte.
Presentato dall’Accademia Filarmonica Romana e coprodotto da Les Nuits de Fourvière di Lione insieme alla Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, questo spettacolo – declinato attraverso un mosaico di generi musicali differenti e coniugato in quattro lingue – dal 9 al 18 novembre regalerà ottanta minuti di autentica magia.
Non è affatto una sorpresa che l’orchestra più multietnica del pianeta, ormai in attività da più di quindici anni, posizioni l’asticella della sfida ogni volta più in alto, (ri)maneggiando con scelte artistiche ardite e spiazzanti i grandi titoli del repertorio classico. Nel 2011 riuscì ad incantare il pubblico con “Il Flauto Magico”, mentre nel 2015, due anni dopo aver snocciolato le generalità del proprio passaporto attraverso “Il Giro del Mondo in 80 Minuti”, presentò una magnifica “Carmen”.
Ed ecco, di nuovo, il “Don Giovanni”, il “dramma giocoso” con al centro dell’azione il seduttore per antonomasia, colui che briga e inganna per sedurre e poi abbandonare, il “gentiluomo” che ricorre anche alla violenza per raggiungere il proprio scopo; il dissoluto che con i suoi raggiri rende ciechi gli occhi delle donne che decide di conquistare e che, finalmente additato e smascherato, viene punito e inghiottito dalle fauci fiammeggianti dell’inferno.
L’opera mozartiana, passata attraverso le sapienti mani di Mario Tronco e Leandro Piccioni, riceve il consueto trattamento “made in Piazza Vittorio”: l’italiano di da Ponte fa da filo conduttore, risuona ancora splendido nelle arie più celebri (“notte e giorno faticar”, “là ci darem la mano”), mentre successivamente si fanno largo il portoghese (accorato), il francese (arrogante) e l’arabo (disperato).
La lirica cede lo spazio al reggae, poi se lo riprende, ma ecco che spunta una ballata rock. Le sonorità del nord Africa si incontrano con quelle del sud America, un arpeggio di chitarra, un tocco di progressive e un twist, per poi raggiungere l’apoteosi con la disco music. Note e sensazioni differenti, solo apparentemente lontane perché amalgamate alla perfezione.
Ma, soprattutto, Don Giovanni è un tizio assai androgino, è interpretato da una donna (una bravissima Petra Magoni) e questo scombussola le cose perché, presentando una visione “altra” del protagonista, riscrive tutti i rapporti fra i personaggi e propone una lettura finale diversa.
Arie, duetti e pezzi d’insieme, travestimenti linguistici e musicali, con l’orchestra e i protagonisti insieme sulla scena: la formula “made in Piazza Vittorio” funziona a meraviglia, è una magica alchimia senza controindicazioni.
Giovanni Berti
I biglietti sono in vendita al botteghino e sul sito internet del Teatro Olimpico.
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