“Ahi quanto a dir qual era è cosa dura, esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura…” No, non ci troviamo all’ingresso dell’inferno di Dante bensì a quello della pista ciclabile Tevere, esattamente in via di Ponte del Castel Giubileo periferia nord di Roma. Che la vegetazione sia folta, lo si nota al primo colpo d’occhio ma soltanto addentrandosi ci si rende realmente conto di quanto l’erba sia alta, tanto da non permettere di scorgere l’orizzonte né tantomeno di vedere le panchine completamente inglobate dalla vegetazione.
La situazione peggiora man mano che andiamo avanti, la vegetazione infatti si riversa lungo la pista quasi chiudendola. Non osiamo immaginare quali animali possa ospitare e non osiamo immaginare quando a luglio, con 30 gradi, si seccherà, diventando possibile focolaio di incendi.
Lunga una bella manciata di chilometri, la ciclabile Ponte Milvio – Castel Giubileo, fatti salvi gli sporadici interventi di sfalcio da parte dell’amministrazione capitolina, è sempre in attesa di essere assegnata a un gestore che ne curi in modo programmato la manutenzione. Gestore che sembrava esserci, con relativa convenzione che sembrava essere sul filo di lana ad inizio 2017 ma che poi non è stata più sottoscritta.
Ma i problemi della pista sono veramente tanti e il mondo romano dei ciclisti e della mobilità sostenibile si lamenta continuamente perchè questa ciclabile, se ben tenuta, sarebbe una consistente alternativa all’uso dell’auto, al traffico e all’inquinamento di via Flaminia e Tor di Quinto.
La ciclabile da Labaro a Ponte Milvio
Partendo da nord il percorso della pista inizia all’altezza dell’edificio della Fornace Mariani nella piana di Labaro. Poco più avanti, dove il Tevere forma un’ampia ansa, scendendo lungo un sentiero sulla sinistra è possibile raggiungere la riva del fiume; sulla sponda opposta in alto si vede la borgata Fidene.
Superati gli studi televisivi della RAI (diramazione sulla destra), è visibile il ponte-canale diretto agli impianti di depurazione di Roma Nord. Da questo punto la pista si discosta dal Tevere e si avvicina alle alture di Saxa Rubra e compaiono i primi impianti sportivi di Tor di Quinto; si supera quindi il ponte della Ferrovia Roma-Nord e si giunge in prossimità dell’Ippodromo di Tor di Quinto.
Proseguendo si passa sotto Via del Foro Italico e qui ecco le dolenti note perchè si costeggia l’immensa discarica abusiva, la più grande di Roma, che occupa sei ettari di via del Baiardo. Dalla pista non è facile vedere le tonnellate di rifiuti abbandonati che liberano nell’aria polveri malefiche ma sono lì, a cinquanta metri dalla pista, come recentemente documentato in un servizio televisivo di Rai3.
Ma andando avanti e svoltando a destra, si può raggiungere il Parco di Tor di Quinto con il suo bel laghetto, che potrebbe valere una sosta. Poco più avanti sulla destra si incontra un curioso castelletto pseudomedievale, che segna l’inizio della pista nell’area urbana. Scendendo lungo una prima rampa si passa sotto il monumentale Ponte Flaminio, per poi risalire più in alto del Lungotevere e del suo traffico, sulla struttura originaria dei muraglioni, fino ad arrivare a Ponte Milvio.
Una pista una giungla
Riprendendo il percorso da Castel Giubileo, quella che all’origine è una ciclabile spaziosa a doppia corsia a causa della vegetazione incolta si stringe così tanto da permettere il passaggio a stento ad una bici per volta. Nonostante la difficoltà e lo stato di abbandono notiamo che molte persone non si lasciano scoraggiare e tentano il percorso nella giungla sia a piedi che su due ruote.
Come fa a correre in queste condizioni? chiediamo ad una signora intenta a fare jogging. “E’ uno schifo. Ho intenzione di scrivere all’ufficio del Comune per denunciare questa situazione” esclama. Poi, non soddisfatta, aggiunge: “anche quelle baracche di nomadi non sono tollerabili. Hanno chiuso la fontanella dell’acqua e a causa loro noi corriamo senza poter bere. Stanno lì da tre anni e sono un pericolo per chi come me viene a correre da sola”.
Effettivamente pochi metri dopo l’entrata abbiamo scorto dei passeggini lungo il bordo con sopra delle taniche di acqua e nella scarpata rifiuti di ogni genere e rifugi improvvisati. Ma visto che di insediamenti abusivi a Roma se ne contano a centinaia, non ci soffermiamo e continuiamo lungo la ciclabile approfittando del fatto che dopo un breve acquazzone è uscito il sole, ovviamente una vera manna per la vegetazione.
In verità essendo giugno iniziato uno sfalcio doveva essere fatto già da tempo ma a quanto si apprende pare che il servizio doveva essere messo a gara da parte del Dipartimento capitolino all’Ambiente ma che la Ragioneria centrale abbia bloccato la gara. Ora si dice che forse interverrà direttamente il Servizio Giardini con un trattore ma certo è che ad oggi la pista è di fatto impraticabile.
Pedalando pedalando arriviamo in prossimità dei campi sportivi di Tor di Quinto e lì fermiamo una coppia di ciclisti assai infuriati: “Non è possibile che per fare una pedalata in santa pace si debba rischiare di farsi male! Una passeggiata non può diventare pericolosa. Si passa una bici per volta e in alcuni punti la visuale è talmente ridotta che si deve procedere a senso alternato.” E meno male che non abbiamo fatto notar loro che stavano passando a cinquanta metri dalla discarica abusiva più grande di Roma, sei ettari di tonnellate di rifiuti che liberano nell’aria polveri e miasmi.
E come se non bastasse, lungo il bordo della pista ci sono spuntoni di fiori particolarmente duri e spinosi impossibile da evitare con la bici. Graffi urticanti su braccia e gambe sono garantiti.
Di lì in poi verso Ponte Milvio l’erba sembra essere meno alta ed è per questo forse che numerose persone che fanno jogging si limitano ad andare avanti e indietro fra Tor di Quinto e Ponte Milvio. Cerchiamo di fermarne una, ma quando ci vede col microfono in mano continua a correre ed urla: “fate tajà l’erbaaaaa!“.
Pecore, mucche o caprioli?
“Per favore potete fare in modo che arrivi qualche pecora sulla ciclabile tra Ponte Milvio e Castel Giubileo? Va bene anche qualche mucca, un capriolo e magari un asino. Manutenzione, una parola che non è più di moda in Italia da troppi anni…”
E’ quanto si legge sulla pagina facebook del gruppo Volontari Ciclabile Tevere ed è solo un esempio di quanto la situazione sia nell’occhio del ciclone sui social dove rimbalza la protesta e dove tra rabbia e sconcerto non manca mai il rituale e cinico sarcasmo romano: e così a chi invoca pecore, mucche o caprioli c’è chi risponde “ci vorrebbero le giraffe!”
E’ chiaro che agli utenti della ciclabile andrebbe bene tutto pur di vederla pulita ed utilizzabile in sicurezza.
Francesca Bonanni
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La risposta è: cinghiali….
e nella pista tevere sud sono cresciute le bancarelle, come ogni anno. sul sito dell’evento estivo (lungotevereroma.it) si parla di 18 stand, oggi ne ho contati circa 70. facendo pagare tipo 200 eur a stand come addizionale alla tariffa di concessione(credo il guadagno di un ora di movida ) sarebbero 14000 eur da impiegare per lavori di manutenzione pista… pochi ma qualcosa