Una serpentina putrida che taglia la Capitale. Così si presenta il Tevere, uno dei fiumi più inquinati d´Italia. Sulle sue sponde, al posto delle robinie, germogliano gli illeciti, quasi uno al giorno rilevato dal 2003 a oggi. Ce n´è per tutti i gusti: captazione di acque, prelievi illegali di ghiaia, abusivismo edilizio e occupazioni, pesca illegale, sversamento di sostanze inquinanti. Il quadro presentato dall´articolo di Marco Pinna nel numero di agosto del “National Geographic Italia“, diretto da Guglielmo Pepe, è di quelli desolanti. La colpa dello scempio è tutta nostra.
Il Tevere nasce in Emilia Romagna, ma fino alle porte di Roma il tasso d´inquinamento è accettabile, al di sotto di altri grandi fiumi delle zone industrializzate. Il tratto che attraversa l´alto Lazio è pulito, i papà vanno a pesca di carpe coi figli, le famigliole fanno pic-nic.
È ponte Salario l´inizio della fine. E l´Aniene l´origine dei mali.
230 mila gli abitanti non collegati alla rete fognaria che scaricano nell´affluente. A ciò si aggiungono le carenze infrastrutturali: 323 mila i residenti nel Comune di Roma privi di sistemi di depurazione,oltre 700 mila contando turisti, pendolari e abitanti delle aree limitrofe. Uno tsunami di liquame che ogni giorno colpisce il fiume.
(Fonte: La Repubblica 30 luglio 2008)
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