I lavori in corso sulla sponda del Tevere – a sinistra della Torretta Valadier – per la realizzazione dell’Oasi Naturalistica tra Ponte Milvio e Ponte Flaminio prevista dal Programma degli interventi per il Giubileo 2025 hanno portato alla luce parte degli antichi argini del Tevere in tufo, risalenti al I secolo a.c., un tratto dell’Antica via Flaminia con il tradizionale basolato imperiale e un tratto di sanpietrini del ‘900.
Con loro, è stato finalmente “resuscitato” il famoso cippo, più volte portato all’attenzione dell’opinione pubblica e più volte caduto nell’oblio, preda dei rovi.
Gli antichi argini e il cippo – le cui misure sono 103 centimetri di altezza, 62 di larghezza, 44 di spessore e la cui storia venne già raccontata nei dettagli da VignaClaraBlog.it nel 2009 grazie allo studio realizzato dagli archeologi Licia Capannolo e Andrea Venier (clicca qui per leggerlo) – sono in realtà reperti già noti alla storiografia ma di fatto dimenticati, sepolti dal fango gli uni, dalla vegetazione spontanea l’altro.
Questi ritrovamenti faranno ora dell’Oasi Naturalistica una sorta di “parco archeologico urbano” che arricchirà il contesto culturale di Ponte Milvio.
Nella giornata di martedì 28 maggio, il sindaco Roberto Gualtieri con l’assessore capitolino all’Ambiente Sabrina Alfonsi, il presidente del Municipio XV Daniele Torquati e il sovrintendente capitolino Claudio Parisi Presicce hanno effettuato un sopralluogo per presentare alla stampa i lavori in corso e i reperti archeologici emersi in tutta la loro bellezza.
“Questo cippo – ha spiegato il sindaco Gualtieri – è del primo secolo avanti Cristo, con l’iscrizione riportata sui due lati per essere vista sia da chi andava per strada che da chi navigava il fiume, e riporta la scritta con i nomi dei due censori, scritti invertiti sui due lati affinché nessuno primeggiasse. Si tratta di Publio Servilio Isaurico e Marco Valerio Messala, che nel 54, dopo una grandissima piena, tra i tanti interventi che fecero, delimitarono il confine tra la parte pubblica e la parte privata come a dire ‘non costruite troppo vicino al fiume’. E accanto vediamo la pavimentazione della vecchia via Flaminia e gli argini del fiume.”
“Sarà un Parco di 6,5 ettari per 1,5 milioni di investimenti – ha ricordato Sabrina Alfonsi – Nascerà un’oasi naturalistica lineare con tre oasi di affaccio: una con un giardino d’acqua, la seconda con una spianata con pavimenti in legno e la terza, questa, che ora diventerà una zona di interesse archeologico”.
“Credo che questo renderà unico questo parco – ha concluso Gualtieri – perché renderemo fruibili e valorizzeremo questi antichissimi reperti per farne una specie di museo del fiume, un piccolo parco archeologico all’interno del parco fluviale. Vogliamo che la città si riappropri del suo fiume non solo dal punto di vista naturalistico ma anche storico. Forse servirà qualche settimana in più per integrare i nuovi elementi ma non ci saranno ritardi sostanziali: entro dicembre-gennaio il parco sarà aperto”.
I tesori di Ponte Milvio
Se a sinistra della Torretta Valadier sono dunque emersi e saranno valorizzati questi reperti archeologici, è giusto anche ricordare che a destra della Torretta, lungo via Capoprati, la stradina che corre lungo la sponda del fiume e che fino ad oggi ospita il mercato domenicale dell’antiquariato, esistono altri reperti archeologici di estrema bellezza e importanza.
Peccato che dopo esser stati trovati, censiti, fotografati, siano stati rinterrati mentre invece rappresentano un tesoro che dovrebbe essere riportato alla luce, magnificato, offerto alla vista dei romani e dei turisti.
Stiamo parlando di un palazzo sul Tevere tre metri sotto il suolo scoperto nel novembre del 2017, a una manciata di metri da Ponte Milvio, quando i resti di un edificio di età imperiale apparirono all’improvviso agli occhi di alcuni operai.
Il ritrovamento avvenne infatti durante scavi Acea che portarono alla luce un bellissimo pavimento in marmo in ‘opus sectile’, decorato cioè con straordinari marmi policromi, e alcuni elementi architettonici.
I lavori degli archeologi portarono alla luce una complessa stratificazione di più costruzioni. In particolare si trattava di un edificio dotato di una sala rettangolare con un lussuoso pavimento, di una grande aula absidata costruita con materiali di pregio, di due grandi strutture circolari e infine di un’area di sepoltura con tre tombe di cui una realizzata con delle anfore africane di grandi dimensioni tagliate a metà in lunghezza (per vedere le foto cliccare qui).
Quale la funzione di questo complesso costruito interamente tra III e IV secolo d.c.? Rimarrà un mistero perché censito, catalogato e studiato, il sito fu visitabile per alcuni giorni. Poi il tutto venne rinterrato.
Ecco, riportare alla luce questo splendido ritrovamento, proteggerlo con un tetto trasparente (come realizzato in numerosi altri siti archeologici in Italia) e offrirlo alla vista dei romani darebbe grande lustro all’area di cui la Torretta Valadier funge da baricentro oltre a rendere tutta la zona di Ponte Milvio meta di studiosi e turisti.
Claudio Cafasso
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