
In relazione alla vicenda ”Ndrangheta a Ponte Milvio’ che ha coinvolto anche lo storico ristorante Pallotta (nulla a che vedere con l’omonima famiglia che lo ha venduto a gennaio 2013) e di cui la nostra testata ha dato ampia notizia nella giornata di mercoledì 3 maggio, riceviamo e pubblichiamo volentieri una ‘lettera al direttore’ inviataci da Paolo Salonia, portavoce del Comitato ‘Abitare Ponte Milvio’, da oltre un decennio attenta sentinella del territorio di riferimento.
“Caro direttore, come si dice, tanto tuonò che piovve. Il punto è che i tuoni non si sono voluti sentire. E forse proprio da questa ri-apertura delle nostre orecchie (dato che ci siamo, apriamo anche gli occhi), che potrebbe poggiare una speranza (sempre l’ultima a morire) di rinascita e di rifondazione del vivere civile.
Ora, su VCB leggiamo la notizia e il commento nel quale, giustamente, Dario scrive che “questa non la commenterà nessuno”. Infatti, tutti in silenzio, imbarazzati. Facendo finta di non vedere, o meglio continuando a far finta di non vedere.Tutti quelli che per anni, troppi anni, hanno continuamente attaccato il sottoscritto e il Comitato Abitare Ponte Milvio del quale sono il portavoce, per la nostra continua e instancabile denuncia della realtà criminale che ormai si stava impadronendo di Ponte Milvio e di tutta l’area. Quella stessa realtà criminale che muove sapientemente la malamovida, gli spacci e tutto lo zoo che gli va appresso.
Quante volte ho richiamato la celebre frase di Pasolini, “io so, ma non ho le prove”? E invece, tutti pronti a replicare, anche violentemente, disturbati da queste denunce immotivate e sproporzionate, lontane dalla realtà, viceversa, idilliaca di Ponte Milvio.
Quante volte abbiamo cercato di fare appello ai numerosissimi commercianti onesti con i quali poter fare quadrato contro la criminalità che si è tranquillamente, con metodo e pazienza, “bevuta” l’intera piazza e la zona circostante (come, del resto, si sta “bevendo” indisturbata l’intera città).
Siamo stati costantemente additati come i detrattori della “bella” piazza. Il mondo a rovescio. I grilli parlanti, quelli che gridavano “al lupo al lupo”.
E adesso si scopre che il lupo si è mangiato davvero una delle testimonianze storiche più importanti di Ponte Milvio, la famosa, amata Antica Trattoria Pallotta. A questo punto anche digerito visto che il “lauto pasto” era iniziato nel 2012 (gli stessi anni nei quali sono iniziate le nostre denunce).
Sono personalmente legatissimo alla trattoria Pallotta che ho volutamente smesso di frequentare da quando “è passata di mano”. In quei locali si sono svolte molte delle prime assemblee pubbliche del nostro Comitato. Ed ora eccoci qua!
Vogliamo continuare a fare finta di nulla o, per caso, ci possiamo far prendere da uno scatto di “senso civico” e, finalmente, fare la nostra parte.
Finché non riacquistiamo la consapevolezza di essere “cittadini”, non ci sarà Polizia, né Carabinieri, né Magistratura che potranno estirpare il malanno criminale che si infiltra comodamente in tutte le pieghe che, con il nostro comportamento egoista, indifferente e colpevolmente distratto, lasciamo indifese e allo sbaraglio. Iniziamo dal nostro agire quotidiano, dalla nostra vigile attenzione, dalla pretesa di non essere condannati a vivere nel degrado.
Forse in questo modo riusciremo a contribuire all’opera di trasformazione della realtà e a rendere la città vivibile, quindi contribuendo ad una società finalmente giusta e inclusiva.
Si tratta, semplicemente, di difendere la nostra democrazia.
Paolo Salonia
portavoce Comitato Abitare Ponte Milvio
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Sono d’accordo con Lei e la ringrazio,
una volta chi mancava di senso civico(dicasi anche educazione civica materia di insegnamento) veniva subito evidenziato in modo negativo.
Oggi purtroppo è il contrario ,si guarda spesso che cosa fanno gli altri ma nn ci si chiede mai che cosa avremmo potuto fare noi.
Buonasera
“Iniziamo dal nostro agire quotidiano, dalla nostra vigile attenzione, dalla pretesa di non essere condannati a vivere nel degrado.”
Sottolineo queste semplici parole di Paolo per ricordare in primo luogo a me come cittadino, alle società di servizio , agli operatori commerciali, alle istituzioni di polizia e giudiziarie e all’Amministrazione del territorio che la strada per il vivere civile passa inderogabilmente per il rispetto della norma penale ma , anche dal rispetto di quelle norme di convivenza non scritte eppur essenziali per la vita dignitosa di una comunità.