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Piazza Perin del Vaga, una gemma del quartiere Flaminio

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Galvanica Bruni

Il quartiere Flaminio, a Roma nord, è uno di quei quartieri che è riuscito nonostante il passare del tempo, a mantenere inalterata la sua “anima”: un mix di cultura, di arte e sport.

Merito della sua storia ma anche della  posizione dal momento che è inserito nella grande ansa che il Tevere forma dopo Ponte Milvio. Una posizione naturale e privilegiata, ai piedi di Monte Mario e sulla Via Flaminia, da cui ovviamente prende il nome.

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Nel suo tessuto urbano sono raccolte delle vere e propri “gemme” che ne fanno un quartiere unico nel suo genere: monumenti, chiese, musei, impianti sportivi e una edilizia residenziale e popolare che negli anni l’hanno trasformata in un’isola di vera bellezza.

La sua storia “moderna” ha inizio ai primi del ‘900 quando, bonificato il terreno soggetto a continue alluvioni, iniziò la fase progettuale con diversi piani regolatori non sempre rispettati; allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, ad esempio, proprio al Flaminio furono realizzate numerose caserme (su circa 12 ettari di terreno) che influenzarono poi l’impianto urbanistico.

Ma il vero sviluppo lo si ebbe tra il 1920 e il 1940 quando fu confermata la sua vocazione sportiva: due ippodromi, lo Stadio del PNF dove si disputò la finale dei mondiali di calcio del 1934 e poi il progetto di una “città dello sport” in previsione delle Olimpiadi del 1940 (cedute poi al Giappone, alleato “di ferro”).

Ma il quartiere, oltre allo sport, fu pensato anche come residenza per il ceto impiegatizio delle poste e ferrovie con la realizzazione di numerose case popolari; queste palazzine nonostante le tante critiche sono diventate oggi abitazioni assai ricercate e occupate soprattutto da artisti, intellettuali  e personaggi del cinema e TV.

Furono progettati anche  alloggi per il personale delle vicine sedi diplomatiche che si concretizzerà poi nella costruzione di villette liberty conosciute come “la piccola Londra” (oggi le case sono in strade private protette, come Fort Knox, da reti e cancelli).

Piazza Perin del Vaga, una gemma

A Piazza Perin del Vaga, proprio nel cuore del Flaminio, nel 1926 vennero realizzate, su progetto degli architetti De Renzi, Limongelli e Wittnich,  tre edifici dall’Istituto Case Popolari che daranno vita ad uno dei luoghi più affascinanti del quartiere, una vera gemma. Gli edifici sono contigui e gli accessi affacciano su di un piccolo spazio da cui è possibile accedere al Lungotevere o a Piazza Melozzo da Forlì.

Nella  piccola e romantica piazzetta  trovano posto due fontanelle in marmo con colonnine e coppie di pesci; sulle facciate degli edifici, secondo la moda del tempo, invece verranno incise frasi in latino dal seguente significato: “Come il corpo è fatto per l’anima, così la casa per il corpo”, “E’ abbastanza ampia la casa da infondere sicurezza” e poi “Casa sacra alla salute e agli onesti lavori”.

Ancora oggi entrare in Piazza Perin del Vaga è come infilarsi in una “bolla” fuori dal tempo,  lontani da confusione e rumori: il maestoso “leccio” sui cui rami si arrampicavano in passato i ragazzini “per vedere Roma” è ancora là a testimoniare come l’animo e il carattere del quartiere sopravviva allo scorrere dei decenni.

A dare protezione alla bellissima piazzetta il grande complesso di Villa Riccio, 36 edifici nascosti alla vista dalla vegetazione e da un muro di recinzione; si dice che alla posa della prima pietra nel 1919 la madrina fu tale Giselda Lombardi, amante di Trilussa, che per l’occasione lesse una poesia del suo amato.

La poesia era intitolata  “La politica” e, vero o falso che sia l’episodio, vale la pena riportarla per intero:

“Ner modo de pensà c’è un gran divario; mi’ padre è democratico cristiano, e, siccome è impiegato ar Vaticano, tutte le sere recita er rosario;
de tre fratelli, Giggi ch’er più anziano è socialista rivoluzzionario;
io invece so’ monarchico, ar contrario de Ludovico ch’è repubbricano.
Prima de cena liticamo spesso pe’ via de ‘sti principî benedetti: chi vò qua, chi vò là… Pare un congresso!
Famo l’ira de Dio! Ma appena mamma ce dice che so’ cotti li spaghetti semo tutti d’accordo ner programma”.

Francesco Gargaglia

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