
Non c’è romano che non conosca il Foro Italico non fosse altro perché al suo interno c’è lo Stadio Olimpico; in realtà questo grande complesso chiuso tra Monte Mario e il Tevere è un concentrato di storia e di arte, unico nel suo genere e vanto dell’architettura italiana.
Noi vi proponiamo una passeggiata al suo interno tenendo presente che il sito, interamente pianeggiante, ha una lunghezza di 1 km e una ampiezza, nella sua parte più ampia, di 500 metri: un luogo dove passeggiare in assoluta calma, portare i bambini e cani osservando quello che c’è di bello intorno.
Che il Foro Italico, la cui costruzione iniziò alla fine degli anni ’20 sia un prodotto del “ventennio” (in origine si chiamava Foro Mussolini) nulla toglie, da un punto di vista architettonico e paesaggistico, alla grandezza dell’opera in cui si cimentarono architetti e ingegneri a volte giovanissimi (come Moretti, appena venticinquenne).
Il suo stile, espressione tipica del “razionalismo” può anche non piacere ed essere giudicato “freddo” o impersonale ma non si può mettere in discussione il talento di chi contribuì alla realizzazione di questa opera.
La nostra escursione inizia dal Lungotevere tra Ponte Duca d’Aosta e il grande obelisco; il ponte, ad unica arcata, rappresentò l’ingresso al Foro che si sviluppava a sinistra del grande edificio dell’Accademia di Educazione Fisica; un fabbricato a forma di “h” in colore rosso pompeiano e con ampi finestroni incorniciate da sottili colonne sormontate da timpani spezzati in marmo bianco. Oggi l’edificio, leggermente modificato, è la sede del CONI.
Passando sotto l’obelisco non si può non rimanere colpiti da questa gigantesca stele: alta circa 18 metri è un monolite proveniente dalle cave di Carrara (si disse allora il più grande monolite uscito dalle viscere della terra) il cui trasporto a Roma richiese quasi due anni e il ricorso a carri tirati da 60 buoi e una gigantesca chiatta che risalì il Tevere.
Lasciato alle spalle l’obelisco, attraverso dei cancelli metallici ci si ritrova sul Viale del Foro Italico chiuso sul fondo dallo stadio Olimpico. L’ampio viale è pavimentato con un prezioso mosaico bianco/nero opera delle maestranze venete e delimitato ai lati da grandi parallelepipedi di marmo. Alla fine, c’è una fontana al cui centro è posizionata una sfera di marmo del diametro di 3 metri, simbolo della “perfezione cosmica”.
Dalla fontana si può piegare a sinistra e costeggiare le strutture dello stadio e osservare i 100 pannelli plastici posizionati in terra e che ricordano i grandi italiani dello sport. Tornando indietro si entra nello Stadio dei Marmi.
Costruito con 10 ordine di gradinate è coronato da 62 statue alte 4 metri che rappresentano, nella loro nuda virilità, altrettanti atleti distinti per specialità sportiva. Lo spettacolo dello stadio interamente in marmo bianco che contrasta con il verde cupo delle propaggini di Monte Mario è straordinario.
Lasciato lo stadio si esce dal cancello che dà su Via Boselli e ci si immette sul lungotevere direzione Ponte della Musica; camminando si passa accanto all’edificio (anch’esso in rosso pompeiano) sede dello IUSM e della piscina olimpica sormontata da preziosi mosaici, si costeggiano gli impianti per il nuoto e quindi l’ex Ostello della Gioventù, chiuso da anni.
Si svolta a destra e ci si ritrova su Viale delle Olimpiadi con alla destra la Casa delle Armi; si prosegue sul lunghissimo Viale (praticamente tornando indietro) passando accanto ai campi da tennis, alla nuovissima struttura dello stadio centrale del tennis e allo Stadio Nicola Pietrangeli, una sorta di piccolo “stadio dei marmi” anch’esso decorato con statue (anche se di più piccole dimensioni).
Sulla destra è possibile osservare un piccolo gruppo marmoreo con due cani da caccia che ai piedi hanno la loro preda. Arrivati al fondo del viale si gira ancora a sinistra e si torna indietro lungo Viale dei Gladiatori che porta alla Casa delle Armi o “Accademia della scherma”, opera di Luigi Moretti.
Ma lasciamo la parola a Vittorio Sgarbi: “L’accademia si articola in due corpi principali, limpidi paralleli ad angoli stondati, coperti di marmo lunense, che alternano superfici piene ad altre solcate da aperture e feritoie parallele, fra i quali insistono elementi di raccordo quali passerelle a giorno e le scale disposte in una torretta cilindrica” (Da “Le meraviglie di Roma”). Girando attorno all’edificio ci si ritrova in un ampio prato dove sulla facciata interna c’è un enorme mosaico colorato.
Purtroppo i continui rimaneggiamenti (la sala scherma fu trasformata in passato in “aula bunker”), i danni, l’uso improprio (ad esempio come archivio e deposito) hanno fortemente alterato l’integrità originale della costruzione; la presenza di ponteggi comunque ci induce a pensare che forse si sta mettendo mano ad un definitivo restauro.
Il nostro lungo giro termina proprio alla Casa delle Armi; una interessante passeggiata ricca di spunti e osservazioni. Con una maggiore cura ed attenzione il Foro Italico potrebbe essere uno dei luoghi da visitare più interessanti di Roma Nord; purtroppo non tutti gli interventi (come riparare con il cemento gli spazi dei mosaici dove sono andate perdute le tessere) sono stati fatti con la necessaria cura e con il dovuto rispetto nel restauro.
Servirebbe anche una adeguata segnaletica con pannelli che possano illustrare la grandezza di questa opera unica nel suo genere. Talmente unica – così racconta la storia – che nel 1945, dopo la liberazione di Roma, i giovanissimi soldati delle truppe corazzate americane lì accampate, giovani provenienti soprattutto dal Texas, rimasero così sbalorditi dalla bellezza e maestosità dei luoghi (d’altra parte erano abituati a manzi e praterie) da impedire l’accesso a quanti volevano danneggiare i simboli di quello che era stato il fascismo.
Un comportamento spontaneo che veniva dall’animo di giovani semplici e non abituati alla bellezza del travertino e del marmo lunare.
Francesco Gargaglia
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Indubbiamente è uno stile unico e come tale va preservato. Per certi aspetti il complesso risula un po’ trascurato, in particolare proprio la base del monolite andrebbe sistemata e la pavimentazione in marmo andrebbe rifatta. Anche i mosaici che sebene negli anni passati siano stati restaurati (dopo che la moda si procurarsi un souvenir, appropriandosi delle tessere dei mosaici aveva distrutto parte degli stessi), richiederebbero un restauro manutentivo. Ma soprattutto la fontana, con la sfera al centro, simbolo della “perfezione cosmica”, andrebbe riattivata (non l’ho mai vista funzionare come “fontana” da quando negli anni ’60 mio padre mi portava al Foro Italico).
Nella zona del Foro Italico ho festeggiato, con i miei compagni di scuola, la fine del liceo dopo un sofferto esame di maturità. Il Foro Mussolini’ è una delle cose buone che ha fatto il fascismo, cose buone travolte e dimenticate dalle “pazzie” degli ultimi, tragici, anni di dittatura.