
Il Centro Antiviolenza di Roma Nord, ubicato a pochi passi da Ponte Milvio in via Cassia 5/7 e affidato all’associazione Differenza Donna, compie due anni. Inaugurato a febbraio 2021, da allora a oggi le donne che sono state aiutate sono più di 300, tra i 20 e il 45 anni, di cui il 78% italiane.
“La violenza di genere è trasversale, non c’è differenza di classe, religione o età. In questi termini il contesto di Roma Nord è uguale a tutti gli altri”, ci spiega Daniela Palladino, responsabile del Centro che è stato intestato ad Alda Merini.
“La donna che si rivolge al CAV – continua – è sempre forte, coraggiosa, determinata a chiedere aiuto e a mettersi in gioco rispetto a quanto ha vissuto. L’unica differenza, forse, è che una donna benestante può avere più opportunità per andarsene da casa o attingere a una rete famigliare o, grazie a una maggiore istruzione, di reintrodursi nel mondo del lavoro”.
Tuttavia la spirale della violenza non cambia, i traumi, le difficoltà e le paure ci rendono tutte uguali. “Gli uomini non possono capire cosa vuol dire sentirsi continuamente in stato di allerta. La violenza più diffusa è verbale e psicologia, seguita da quella fisica e sessuale subita dal proprio partner”.
Uguali sono anche gli uomini maltrattanti. “Può maltrattare l’ingegnere come il muratore, il ricco come il povero. La questione è culturale, più profonda, legata a un imprinting. La violenza è sempre una scelta, non è pazzia, non è un disturbo psichiatrico. Puoi essere nato in una famiglia con disparità di potere, cresciuto pensando che sia la normalità, ma puoi decidere di non essere un violento”.
Un fenomeno in cambiamento
Il digitale ha cambiato il modo di comunicare e intessere relazioni, ma ha aperto anche nuovi canali di violenza sulle donne: body-shaming, cyber–bullismo, cyber-flashing e doxing, sono alcuni dei più comuni.
“Negli ultimi anni è emersa una rimodellazione del fenomeno generale. – sottolinea la dott. Palladino – La violenza digitale, come la diffusione non consensuale delle immagini sul web, è in netta crescita. Dall’altra parte però la maggiore facilità di comunicazione permette una sensibilizzazione più capillare e l’età media delle donne che denunciano si è molto abbassata”.
Solo nel 2022 sono 30 le giovanissime che si sono rivolte al Centro Antiviolenza di via Cassia, ma rimangono ancora troppe poche le donne migranti che decidono di chiedere aiuto.
“Molte non conoscono la legge e i loro diritti, alcune non hanno la possibilità di contattarci, altre non parlano l’italiano. Spesso, inoltre, la donna migrante che denuncia il marito rischia di venir emarginata dalla famiglia e dalla comunità”.
“In Italia sono stati fatti enormi passi avanti, ma c’è ancora tanto da fare soprattutto nel mondo del lavoro: spesso a parità di ruolo la donna non può aspirare allo stesso stipendio di uomo e viene demonizzata perché considerata più sensibile, più isterica”.
Come contrastare la violenza di genere
“La violenza si contrasta attraverso la prevenzione e la sensibilizzazione, lavorando nelle scuole fin dalle elementari e combattendo gli stereotipi a partire dai contesti familiari. Chomsky parlava della rana bollita: in una pentola d’acqua su un fornello acceso la rana nuota abituandosi al tepore che aumenta progressivamente, finché l’acqua diventa bollente e la rana muore”.
“Si parte da una violenza verbale che diventa fisica dopo alcuni mesi, da episodi sporadici che diventano frequenti, da atteggiamenti che legittimiamo perché la nostra società ci ha insegnato a farlo, finché scatta la paura per noi, per i nostri figli. È a questo punto che decidiamo di chiudere la relazione, che chiediamo aiuto”.
Non abituarsi, non giustificare e mai tornare indietro: “L’oggettivazione della donna porta al femminicidio. Il consiglio è non tornare sui propri passi e non accettare incontri per chiarimenti. Infatti, quando la donna lascia l’uomo violento, va sempre fatta una valutazione del rischio per metterla in sicurezza”.
Il CAV di via Cassia 5/7 a Ponte Milvio
Il Centro Antiviolenza Alda Marini si trova in via Cassia 5/7, nella palazzina ex Omni a poche decine di metri da piazzale Ponte Milvio. I locali sono stati ristrutturati dal Municipio XV e arredati dal Dipartimento capitolino Pari Opportunità che cura e finanzia il servizio attraverso l’affidamento, avvenuto con Determinazione Dirigenziale del 30 novembre 2020, all’associazione Differenza Donna Associazione di Donne contro la violenza sulle Donne onlus. Nel XV Municipio esiste anche una casa rifugio gestita dalla stessa onlus sempre su via Cassia, che può ospitare fino a un massimo di 5 donne e i loro bambini.
Il Centro Antiviolenza è disponibile h24 al numero 338.4715860, raggiungibile anche tramite sms o Whatsapp, al numero 1522 oppure all’indirizzo mail centroantiviolenzacassia@gmail.com.
La sede è aperta il lunedì, martedì, mercoledì e venerdì, dalle 9 alle 16, e il giovedì dalle 9 alle 17.
I CAV sono gestiti da organismi del terzo settore con competenza specifica nel contrasto alla violenza di genere e sostegno alle donne e i figli che ne restano vittime.
Differenza Donna
Differenza Donna Associazione di Donne contro la violenza sulle Donne è una onlus femminista e femminile che contrasta la violenza di genere da più di trent’anni, con più di 160 socie e 26 strutture tra centri, case rifugio e codici rosa all’interno degli ospedali.
Le operatrici forniscono informazioni e supporto alle donne che vogliono superare qualsiasi tipo di violenza di genere (psicologica, fisica, economica, domestica, intra ed extrafamiliare), offrendo gratuitamente servizi di ascolto, accoglienza, assistenza psicologica, consulenza legale, supporto ad eventuali figli/e minori, orientamento al lavoro, orientamento all’autonomia abitativa.
“Quando una donna che si rivolge al centro viene fatta subito un’analisi del bisogno per poterle garantire il sostegno necessario, anche grazie al supporto di una rete di servizi sociali, delle forze dell’ordine, del CSM e di altre associazioni, come quelle per le disabilità fisiche”.
Giulia Vincenzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA