
C’è un momento preciso in cui avverti distintamente, non solo che un concerto è riuscito, ma che possiede anche quella marcia in più che lo renderà memorabile.
Quel momento, in cui si instaura una connessione tra gli artisti sul palco e il pubblico in sala, con quelli bravi davvero arriva immediatamente, fin dalle prime note, e si manifesta con un sensibile cambiamento nell’atmosfera: un attimo prima porti la tua vita e le tue beghe quotidiane fino alla poltrona rossa, un attimo dopo ti ritrovi in comunione con i musicisti e con dei perfetti sconosciuti.
È quanto accaduto – e non riusciamo a spiegarlo diversamente – nella serata di mercoledì 9 febbraio al Teatro Studio Borgna dell’Auditorium Parco della Musica. Sul palco ci sono Stefano Saletti e la Banda Ikona, in platea spettatori attenti e partecipi.
Il cantautore reatino e la numerosa ensemble che lo accompagna propongono le canzoni di Mediterraneo Ostinato, il magnifico album di world music, dedicato al Mare Nostrum e pubblicato lo scorso anno per l’etichetta Finisterre (leggi qui la nostra recensione).
Dal vivo, questi pezzi, cantati quasi tutti in sabir, l’antica lingua franca dei marinai e dei porti del Mediterraneo, hanno una resa pazzesca e regalano al pubblico un viaggio incredibilmente suggestivo, una scoppiettante festa popolare (Saletti ce lo aveva anticipato in questa intervista), un’escursione sorprendente alla riscoperta delle radici profonde che accomunano i popoli che si affacciano sul Mare Nostrum.
Le sensazioni, che rimbalzano dal palco alla platea e che sul palco ritornano come aumentate, sono molteplici. Ci sono la speranza e la disperazione, lo struggimento, l’allegria e la lotta, la voglia di evidenziare ciò che ci unisce, di rivendicare la nostra identità mediterranea, che è come un volto composto da mille e mille tessere di mosaico. C’è il desiderio di mostrare le fondamenta della nostra cultura e rimarcare i paradigmi che connotano la vicenda umana, al di là dei confini, delle barriere e della politica.
Canzoni come Anima de moundo e Mediterraneo Ostinato ti trascinano e ti travolgono, pezzi come Canterrante, Ithaki e Nare Nare ti prendono il cuore in ostaggio, brani come Moucha Mia ti regalano una sensazione di allegra malinconia. I ritmi sono ora ipnotici e incalzanti, ora evocativi e struggenti, gli strumenti dialogano meravigliosamente fra loro e con le voci.
Armonia, potenza, delicatezza, determinazione: la Banda Ikona è una formazione di prim’ordine! Barbara Eramo e Yasemin Sannino incantano con le loro voci, Gabriele Coen è un maestro sublime di clarinetto, Saletti alterna bouzoki e chitarra acustica, poi arrivano l’organetto, le percussioni, il violoncello, il suono così peculiare del duduk…
Arrivano pezzi anche da altri album: la bellissima Azinhaga, dedicata a José Saramago, la tormentatissima Lampedusa andata e El Ejército del Ebro, un accorato canto repubblicano della guerra di Spagna.
Un’ora e quaranta minuti di bellezza assoluta, magia pura, alchimia sensazionale. Il prodigio della musica dal vivo, che ti regala la sensazione impagabile di sapere che sei davvero una parte di un tutto. Succede, con quelli bravi davvero.
Giovanni Berti
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