
La premessa é doverosa e non scontata: i Sonics hanno molto talento e giocano nella champions league dello spettacolo. Al riguardo il campo é spazzato da ogni “ma” o “tuttavia”. La compagnia di ginnasti, acrobati e performer, con base a Rosta, alle porte di Torino, merita i palchi nostrani e internazionali che calca e sopra i quali si innalza.
Ciò detto, “Duum”, la loro ultima sfida aerea, che è in scena al Teatro Olimpico fino a domenica 17 ottobre (75 minuti più l’intervallo), é una promessa mantenuta solo a metà, un’intenzione e un progetto che non riescono a tradursi completamente in uno show solido e definito.
Alla indubbia e ammirevole potenza fisica dei suoi protagonisti faticano ad accompagnarsi la grazia e la poesia, ingredienti necessari a rendere la narrazione incisiva e la drammaturgia accattivante.
L’omaggio alla bellezza dei corpi e alla sintonia dell’insieme é qualcosa che si vede, ma non si avverte fin dentro il groviglio di sensazioni ed emozioni che é la nostra anima; il messaggio, per cui gli sforzi necessari per uscire dal sottosuolo delle nostre paure e della nostra rassegnazione devono essere approntati collettivamente, passa, ma non riesce a stupirci, a spiazzarci, a incantarci.
E noi, tutto questo, ce lo aspettiamo da chi gioca in champions league e ha fatto del binomio potenza – grazia il suo marchio di fabbrica.
Non che manchi la poesia, in questo spettacolo, intendiamoci. Ci sono numeri, quadri ed evoluzioni di grande difficoltà resi con estrema armonia e solo apparente semplicità. Ci sono ottime trovate sceniche che coniugano con precisione il disegno luci e i movimenti, ma lo show non decolla completamente, non osa, non dispensa meraviglia. Complice anche la scelta di dividerlo in due atti.
Giovanni Berti
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