Home ATTUALITÀ La scuola che divide gli alunni per classi (sociali)

La scuola che divide gli alunni per classi (sociali)

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La scuola dovrebbe integrare gli alunni, non suddividerli per classi sociali. La scuola dovrebbe mirare all’istruzione, all’educazione, alla formazione degli alunni a prescindere dal ceto e dall’attività professionale o lavorativa dei genitori. Tanto meno dall’etnia o dalla cittadinanza.

Pare strano quindi che un Istituto Comprensivo pubblico di Roma, nella fattispecie sulla Trionfale e con più sedi divise fra XIV e XV Municipio, specifichi sul suo sito, tra le caratteristiche che lo contraddistingue, il fatto che nei diversi plessi ci sono alunni di classi sociali diverse sottolineando inoltre come i meno abbienti siano stati messi insieme agli stranieri.

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Che l’estensore del testo fosse stato in buona fede, solo per ribadire che la scuola include tutti ma proprio tutti gli alunni? Quien sabe, ma se così fosse, trattandosi di scuola pubblica, non ce ne sarebbe stato bisogno.

Come non rimanere perplessi davanti a questa lettura. “La sede di via Trionfale e il plesso di via Taverna accolgono, infatti, alunni appartenenti a famiglie del ceto medio-alto, mentre il plesso di via Assarotti, situato nel cuore del quartiere popolare di Monte Mario, accoglie alunni di estrazione sociale medio-bassa e conta, tra gli iscritti, il maggior numero di alunni con cittadinanza non italiana”.

E ancora. “Il plesso di via Vallombrosa, sulla via Cortina d’Ampezzo, accoglie, invece, prevalentemente alunni appartenenti a famiglie dell’alta borghesia assieme ai figli dei lavoratori dipendenti occupati presso queste famiglie (colf, badanti, autisti, e simili)”.

A stigmatizzare l’accaduto è anche il ministro della Pubblica Istruzione, Lucia Azzolina, che con un tweet così bolla il sito web della scuola: “La scuola dovrebbe sempre operare per favorire l’inclusione. Descrivere e pubblicare la propria popolazione scolastica per censo non ha senso. Mi auguro che l’istituto romano possa dare motivate ragioni di questa scelta. Che comunque non condivido”.
Ecco, neanche noi la condividiamo.

Claudio Cafasso

(NDR, aggiornamento delle 18). “Nessun intento discriminatorio ma una “mera descrizione socio economica del territorio”. Così il Consiglio di Istituto dell’Ic di Via Trionfale interviene nella polemica sulla presentazione della scuola e sottolinea comunque di avere proceduto ad “una modifica perché siano rimosse le definizioni interpretate in maniera discriminatoria”. Dopo le polemiche infatti è stata modificata la pagina di presentazione della scuola sul sito dell’istituto Via Trionfale di Roma eliminando tutto il passaggio in cui si descrive l’estrazione socio-economica degli studenti dei tre plessi.

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7 COMMENTI

  1. sociologicamente sono descrizioni corrette (via Assarotti è più “popolare” di Via Vallombrosa) inoltre molti genitori, al momento della scelta, valutano il tipo di “frequentazioni” della scuola stessa (Es: il numero di stranieri) e chi nega questo fatto è un ipocrita. Invece di scandalizzarsi per una descrizione ineccepibile (che probabilmente è la semplice raccolta di risposte già fornite verbalmente a centinaia di genitori al momento dell’iscrizione) si adoperi per mettere in luce le mancanze dei vari plessi e migliorare i servizi offerti agli studenti: riscaldamento a singhiozzo, mancanza di istruttori di educazione fisica, mancanza di bidelli, giardini non fruibili perché non manutenuti, cronica mancanza di forniture base (carta igienica), attività esterne rarissime per via della burocrazia etc. Quando Via Assarotti funzionerà meglio di Via Vallombrosa vedrete che le “differenze sociali” perderanno di importanza.

  2. Veramente seccante e nonn corretto l’attacco al plesso di via Trionfale. Se andiamo a vedere anche San Godenzo ha un’utenza scolastica differente da Vibo Mariano o Sesto Miglio.
    Le scuole sono frequentate da chi abita nella zona, a prescindere dal ceto sociale. Oltretutto Vallombrosa, ExNazario Sauro, Taverna, Assarotti sono scuole distanti tra loro e mal collegate, quindi impensabile e folle mischiare la popolazione scolastica. Lontano dai bambini i giornalisti che da questa mattina “rompono” fuori le scuole per creare un caso, a favore di chi? Non si sa

  3. L’attacco non è alla scuola nel suo insieme ma a chi ha scritto e a chi ha approvato quel testo. Certo che San Godenzo ha un’utenza diversa da altre scuole, ma a lei risulta che se ne faccia vanto sul suo sito ? Questo è il nocciolo del problema : sottolineare con evidenziatore le differenze sociali degli iscritti è giusto da parte della scuola pubblica ? Ben vengano caro/a Giod i giornalisti che rompono e pure i ministri che si scandalizzano.

  4. Vorrei aggiungere che il plesso Vallombrosa nonostante sia sito in un quartiere residenziale pecca di moltr cose. A cominciare dalla struttura fatiscente, dalla mancanza di personale ata, dal riscaldamento che va e viene a suo piacimento lasciando per giorni i bambini gelati e con le giacche in classe per non parlare della parte della materna sita al puano teraa:GHIACCIATA!!! È una scuola di quartiere e come tale ovviamente richiama l’iscrizione e la frequentazione dei bambini del quartiere per ovvie questioni di comoditá e per l’eccellenza della maggior parte dei docenti!!

  5. E poi dove è finita la democrazia? Ognuno sceglie la scuola x i propri figli che vuole!!
    Come chi opta per una struttura privata o pubblica.
    Ora monteranno su un caso mediatico per colpa di quattro “superficialità “ dette in malo modo angariando come oggi i genitori all’uscita della scuola!!!

  6. il problema della distribuzione dei nuovi alunni tra sede principale e sedi succursali non è certo di recente proposizione; questa volta il caso è più eclatante perchè sfacciatamente riportato sul sito dell’istituto.
    Ritengo questa prassi assolutamente disdicevole e totalmente opposta alla natura e alla funzione della scuola pubblica, che – in quanto tale – deve rispondere prima di tutto a quel principio di eguaglianza sostanziale sancito dalla nostra Costituzione… se poi ce ne vogliamo fregare di tutto allora non meravigliamoci della deriva presa dalla nostra socità.
    Oh chiaramente auguriamoci che quanto eliminato dal sito dell’Istituto sia propedeutico all’eliminazione di questo criterio tra quelli utilzzati per la formazione delle classi…speriamo il Ministero per così dire butti un occhio…

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