Spinti dalla curiosità ma soprattutto dalla ventilata ipotesi che possa prima o poi sparire siamo andati dall’altra parte di Roma nord per vedere quella che nella capitale viene considerata da molti come “la fontana più brutta di Roma”.
La fontana si trova in Via Ettore Rolli nei pressi di Viale Trastevere; nello slargo dove è stata realizzata ogni domenica trovano posto dozzine di bancarelle del mercato di Porta Portese.
L’area, nei giorni feriali, appare ben diversa e per niente caotica; da una parte piacevoli palazzine realizzate negli anni ’20, dall’altra palazzoni moderni; Ettore Rolli, vissuto nel XIX secolo è stato un medico-botanico direttore dell’Orto Botanico di Roma e membro dell’Accademia dei Lincei.
Lo slargo o “piazzetta”, come la chiamano i residenti, oltre alla fontana ospita anche i resti di quella che fu la chiesa della Madonna del Buon Riposo realizzata agli inizi del 1600; andata in disuso la chiesa fu trasformata in mulino e poi definitivamente abbattuta. Oggi rimane solo una piccola costruzione cilindrica assai malandata utilizzata come magazzino da un esercizio commerciale.
La fontana, oggetto della nostra visita, è una di quelle opere assai criticate dai romani i quali sono disposti ad accettare ogni bizzarria ma poi si vendicano affibbiando soprannomi e nomignoli non sempre generosi: nel caso della fontana di Via Rolli l’hanno tra l’altro chiamata “le catinelle” oppure “i pisciatoi”.
Vittorio Sgarbi che romano non è ma parla sempre con grande chiarezza, in passato ha espresso un giudizio non molto lusinghiero: “Inqualificabile, ridicola, velleitaria…” e altro ancora.
Ma cosa è che non va nella fontana? Realizzata in occasione del rifacimento della piazza (opera costata tra i 5 e i 600 milioni di lire) è stata inaugurata nel 2000 suscitando da subito nei residenti qualche perplessità.
Disegnata dallo psichiatra Massimo Fagioli e realizzata da un gruppo di architetti è costituita da una struttura di bronzo dorato che sorregge quattro semisfere in plexiglass (“le catinelle”); l’acqua passava da una semisfera all’atra fino a scendere verso il basso in un ovale in marmo.
Si dice che l’acqua sia venuta giù per sole tre settimane per poi fermarsi definitivamente; “le catinelle” molto amate dai piccioni e dai gabbiani che vi si dissetavano, con il tempo si sono riempite di un’acqua verdognola e melmosa tanto che è stato necessario forarle.
Sparita l’acqua sono diventate, come nel gioco del basket, dei canestri mentre si diffondeva l’abitudine di lanciare al loro interno monetine e altri oggetti. Alcuni amministratori hanno proposto di demolirla o quanto meno di modificarla anche se a tutt’oggi, assai maltrattata, è ancora al suo posto. I giudizi dei residenti, in merito, continuano ad essere assai caustici.
Certo è che nella città che tra le prime al mondo ha avuto, grazie agli acquedotti, l’acqua corrente e dove le fontane sono tra le opere più straordinarie realizzate dai migliori architetti del passato, questa fontana per il suo aspetto non gode certo di grandi simpatie.
Che cosa volesse rappresentare nelle intenzioni del Fagioli i romani non lo hanno mai compreso e oggi le quattro semisfere di plexiglass ripiene di vecchie palle di plastica se ne stanno immote in attesa di un incerto futuro. Neppure piccioni e gabbiani le frequentano più.
In realtà le fontane realizzate furono due, quella di Via Rolli e quella di Piazza dei Cavalieri dove venne realizzato “Il Gigante” una struttura alta 8 metri che si ergeva su tre gambe che reggevano una specie di catino da cui fluiva l’acqua. Nel 2006 la struttura è stata abbattuta per delibera dell’allora Presidente del Municipio; ora si aspetta di conoscere il destino delle “catinelle”.
Francesco Gargaglia
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