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    Immigrati nel XV: chi e quanti sono, dove vivono

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    Un’analisi aggiornata della situazione dell’immigrazione nella Regione Lazio, nella Capitale e in particolare nel XV Municipio. Lo studio, redatto da Vincenzo Pira –  antropologo ed esperto di cooperazione internazionale che dopo aver lavorato per anni in Africa ed in America Latina oggi vive e lavora nel quartiere di Labaro – si basa sul 14mo Rapporto dell’Osservatorio Romano sulle migrazioni, curato dal Centro Studi e ricerche IDOS, che mostra lo stato dell’immigrazione nella Regione Lazio e in particolare nella città di Roma con analisi specifiche per ogni Municipio.

    Per capire l’epocale processo migratorio occorre prima di tutto analizzare i dati statistici che lo fotografano; in tal senso questo Rapporto fornisce un reale e concreto contributo all’analisi della situazione.

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    Diversi i temi rilevanti proposti fra i quali quelli che riguardano i minori stranieri non accompagnati, il lavoro e i diritti a ciò collegati, il ruolo delle donne immigrate, l’inclusione scolastica e l’intercultura.

    Nella città metropolitana

    A 1° gennaio 2018 gli stranieri residenti nella Città Metropolitana di Roma sono 556.794 (11.838 in più in un anno: +2,2%). Con questi numeri Roma è l’Area metropolitana con più immigrati in Italia (10,8% del totale nazionale), per il 69,2% concentrati nella Capitale (385.621).

    L’incidenza degli stranieri sulla popolazione è del 12,8%: 13,4% nella Capitale e 11,5% nell’hinterland, dove i valori più alti si rintracciano nei centri con oltre 10mila abitanti. Nel 2017 i nati da genitori stranieri sono stati 5.653, il 17,1% dei nati. Ammontano a 7.619 gli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana.

    A Roma

    Sono 385.621 gli stranieri residenti nella Capitale e rappresentano il 13,4% della popolazione, con i picchi più alti nei municipi I (23,7%), XV (19,3%) e VI (17,7%). Dal 2013 sono aumentati del 6,4% (+2,2% nel 2017).

    Quasi la metà è originaria dell’Europa (169.553), soprattutto per il peso della Romania, da cui provengono in 92.796 (un quarto degli stranieri, +2,0% sul 2016), cui segue l’Ucraina (15.377, +2,0%). Il secondo continente è l’Asia, con 129.046 residenti (33,5%, +2,7%): le prime tre collettività pesano per il 72,2% e sono la filippina (42.094; +1,0% sul 2016), bangladese (31.686; +3,0%) e cinese (19.398; +3,6%), ma aumentano anche gli indiani (10.772; +3,7%).

    Crescono pure i cittadini dell’Africa (47.605; +5,2%), tra i quali gli egiziani sono i più numerosi (11.549; +3,5%) e i nigeriani quelli che aumentano di più (4.856; +9,3%). Tra gli americani (38.962, 10,1% degli stranieri) prevalgono peruviani (13.216; -1,7%) e ecuadoriani (7.977; -2,5%).

    Tra tutti i nati (21.147), quelli stranieri (3.675) sono il 17,4%, incidenza che sale quasi al 26% nel municipio VI, l’unico in cui, complessivamente, la mortalità non supera la natalità. E infatti, in tutta la città il saldo naturale (differenza tra nati vivi e morti) è negativo (-7.951 nel 2017).

    E nel Municipio XV

    Gli stranieri iscritti all’anagrafe del Municipio Roma XV, alla data del 1°gennaio 2018, sono 31.055 (30.085 (nel 2017 erano 28.897, nel 2018 30.185 e quindi con un lieve aumento).

    Con una popolazione complessiva di 160.781 gli immigrati nel Municipio XV sono attualmente il 19,3% con un aumento nell’ultimo anno del 3,2 %. Le comunità immigrate sono composte per il 56,1 % da donne delle quali il 49,8 sono nubili. I minori sono 5.315 pari al 17 % del totale).

    Le nazionalità di provenienza più numerose sono: i rumeni (8.286 persone pari al 26,7 % del totale della popolazione straniera), i filippini (5.206 persone pari al 16,8 %) i srilankesi (2.586 persone pari al 8,3 %), i peruviani 1.652 persone pari al 5,3 %), gli ecuadoriani (1.407 persone pari al 4,5 %), i moldavi (876 persone pari al 2,8%) , gli ucraini (759 persone pari al 2,4%), i  polacchi (737 persone pari al 2,4 %), gli indiani sono 713 (pari al 2,3 %) i provenienti dal Bangladesh sono 560 (pari al 1,8%).

    I quartieri di maggior presenza demografica della popolazione straniera sono Tomba di Nerone con 7.738 persone, La Storta con 4.699, Labaro 4.456, Farnesina 3.057, Cesano 2.803, La Giustiniana 1.879, Tor di Quinto 1.622, Santa Cornelia 1.428, Grottarossa 1.077, Prima Porta 375, Foro Italico 159 persone. Fanalino di coda Martignano co 24 persone.

    Interessante il contributo a pagina 224 del rapporto di una esperienza di inserimento di migranti nel quartiere Flaminio (tra il II e XV Municipio); il ruolo delle scuole, la situazione dei senza tetto lungo il Tevere,  il riferimento di piazza Mancini come luogo di  incontro informale delle comunità latino americane.

    Le conclusioni di Vincenzo Pira

    Il Rapporto IDOS invita le autorità di governo e i cittadini a conoscere e analizzare adeguatamente il fenomeno epocale delle migrazioni evitando speculazioni e false notizie per cavalcare le paure e cercare nei più vulnerabili (e lo straniero molto spesso fa parte di questi) responsabilità che non hanno.

    I minori non accompagnati, i rifugiati scappati da zone di guerra, i poveri che cercano una miglior vita scappando da fame e malattie devono trovare nella ricca Europa e nelle nostre città solidarietà e aiuto. Sapendo governare con intelligenza un fenomeno complesso e capendo che l’inclusione sociale, il rispetto dei diritti di cittadinanza sono il miglior rimedio contro illegalità e insicurezza.

    Evitare ogni discriminazione che avviene spesso con sgomberi e trasferimenti forzati senza una adeguata programmazione. Ciò non ha fatto altro che aumentare il numero dei senza tetto che bivaccano per le strade e sotto i ponti e fa aumentare le paure e il senso di insicurezza tra i cittadini.

    Focalizzare gli aspetti positivi della convivenza, riconoscere il ruolo economico e produttivo che le comunità immigrate svolgono nelle nostre città e favorire il riconoscimento di diritti civili e politici. “Nessuna tassazione senza rappresentanza” è stato il principio delle democrazie liberali nel mondo. Dare cittadinanza a giovani che sono nati o cresciuti nelle nostre scuole, riconoscere con una adeguata legge il loro diritto, fino ad oggi negato ai minori di 18 anni.

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