L’artista “Solo” conquista Labaro con “The mummy of the red cave”, un’opera che celebra uno spicchio di storia di Roma Nord coniugando il quartiere di Grottarossa, sulla Cassia, con quello appunto di Labaro, sulla Flaminia.
L’iniziativa, promossa da GRAArt, è parte di un progetto di Arte Contemporanea Urbana che ripercorre la storia e il mito di Roma attraverso opere di Urban Art realizzate sulle pareti del Grande Raccordo Anulare da artisti provenienti da varie parti del mondo.
Il progetto, promosso da ANAS col patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali, è stato ideato ed è diretto da David Diavù Vecchiato, l’artista che nel 2015 ha dipinto tre scalinate romane fra le quali quella di Corso Francia sui cui, da allora, spicca il volto dell’indimenticabile attrice francese Michèle Mercier.
Tornando a Labaro, il murales della “Mummia di Grottarossa” misura all’incirca 30×10 metri, realizzato quasi completamente con il pennello e con pochissimi dettagli fatti con lo spray.
Si trova su via Flaminia, sotto il ponte del viadotto Giubileo 2000, nel breve tratto a senso unico in direzione Labaro.
Un’opera conclusa in soli cinque giorni da uno degli street artist italiani più conosciuti al mondo il cui nickname è “Solo”, e così vuole essere chiamato.
Gli abbiamo chiesto di rivelarci qualche curiosità su questa suo ultimo lavoro.
“Quando mi è stato proposto ne sono rimasto entusiasta; ho studiato la storia della mummia di Grottarossa per coglierne tutti i dettagli come gli anelli d’oro alle orecchie, la collana di zaffiri e il vestito orientale di seta.
Inoltre, lavorando con i fumetti, cerco sempre di capire se esiste un punto di partenza che possa permettermi poi di realizzare i miei disegni.
In questo caso, ho preso come spunto un fumetto inglese “I, Mummy” di Andy Purviance e alcuni scatti di una fotografa, Lisa Visser.
Partendo da questo input, ho realizzato il bozzetto, ho scelto i colori e dato vita alla mia ultima opera”.
La storia della mummia di Grottarossa
Nel 1964, durante alcuni scavi nei pressi di Via Cassia, venne trovata la mummia di una bambina romana di otto anni, risalente al II secolo d.C.
Uno spicchio della storia di Roma Nord che pochi conoscono e che i responsabili del GRAArt hanno saputo sfruttare al meglio, attraverso la proposta dell’opera di street art firmata Solo.
Del ritrovamento del corpo mummificato e perfettamente conservato di una bambina di otto anni a Grottarossa ne abbiamo parlato in un precedente articolo. Nel sarcofago fu rinvenuto, oltre al corpo della piccola, anche il suo corredo funerario: una bambola in avorio con braccia e gambe articolate di chiara provenienza orientale.
Chi pensava che le mummie fosse solo egizie dovrà quindi ricredersi. Quasi certamente la bambina fu imbalsamata a Roma, e le sue origini erano con ogni probabilità italiche, almeno nella linea materna.
Le ricerche fatte sul corpo, hanno rivelato che nel processo di imbalsamazione furono utilizzate sostanze come mirra, ruta, cistus e chenopodiaceae.
La tecnica non prevedeva l’asportazione preventiva degli organi interni, tanto è vero che il cervello e le viscere della piccola sono ancora visibili grazie alla tomografia computerizzata.
Solo, il nome non lo diciamo ma il resto sì
Solo, il cui marchio distintivo sono i supereroi dipinti sui muri delle città, è cresciuto nel quartiere del Trullo di Roma. Dai primi disegni fatti quando era solo un bambino, oggi è uno degli street artist italiani più conosciuti al mondo
Quando hai iniziato a dedicarti alla street art?
“Ho sempre disegnato, fin da piccolo, come tutti, solo che io non ho mai smesso. In primo liceo, sono venuto a contatto con la realtà dei graffiti a Roma, e ho iniziato da questi. Mi affascinava l’idea di disegnare per strada, di sfruttare la notte e di avere un nick name.
Prima era diverso, non esisteva Internet, quindi si aveva esperienza diretta solamente di ciò che si vedeva di persona. Per questo, qualsiasi ragazzo di 13 anni che vedeva i graffiti per strada non immaginava minimamente tutto il mondo e il movimento artistico che esiste dietro.
Questo è quello che è successo a me: senza conoscere questa realtà mi ci sono avvicinato, ho studiato, mi sono impegnato e ho trasformato questa passione nel mio lavoro.”
Come sei passato dai graffiti al figurativo?
“L’idea di fare graffiti la notte mi piaceva, ma quello che non mi dava soddisfazione era il risultato finale, in quanto questi sono esclusivamente lettering ed è uno stile che “non era nelle mie corde”.
Vedevo riuscire meglio altri, con un modo di fare arte, dove io non riuscivo ad esprimermi a pieno. Era perlopiù un hobby, poi, dopo il liceo, mi sono iscritto all’Accademia di Belle Arti di Roma.
In quel periodo ho iniziato a dipingere su tela, capendo come sfruttare al meglio i pennelli, i colori, le tinte acriliche, avvicinandomi a un modo diverso di disegnare, totalmente differente dalla bomboletta.
Da lì ho abbandonato il lettering, dedicandomi esclusivamente al figurativo, in cui sono riuscito a trovare il mio modo di esprimermi, riuscendo ad ottenere piena soddisfazione.”
Come sei passato dalla tela ai muri?
“Imparare ad utilizzare il pennello su tela mi ha aiutato tantissimo nella mia crescita artistica. Ciò che mi mancava al tempo era, per così dire, la parte “del muro”. Il passaggio, che potrebbe sembrare semplice e scontato, in realtà ha richiesto un po’ di tempo.
Solo alla fine del percorso dell’Accademia, ho iniziato a fare sui muri, ciò che prima facevo su tela, utilizzando la tecnica e il linguaggio dei graffiti, applicati al figurativo, che appartiene ad un tipo di arte differente. Un’ibridazione che ha permesso a me e ad altri artisti di far parte di quel movimento che prende il nome di “street art”, il cui boom risale, più o meno, al 2000.”
Il salto di qualità: da una passione a lavoro
“Non credo si possa parlare di salto di qualità, ma ritengo che il passaggio da hobby a professione, sia avvenuto nel momento in cui ho smesso di dipingere solo ed esclusivamente per mio conto. Aldilà del guadagno economico, la pittura per me è diventata un lavoro quando ho iniziato ad avere delle responsabilità.
Il metro di giudizio è diventato quindi questo, rendere conto a qualcun altro. Mi vengono commissionati diversi lavori, ho delle scadenze da rispettare, dei soggetti specifici che mi vengono richiesti.
Questo mi ha anche permesso di girare il mondo, lasciando la mia firma in luoghi come Satka (Russia), Vietnam, Miami, Praga, Berlino, Parigi , Ibiza, Vitry-sur-Seine (Francia).
C’è una tua opera a cui sei particolarmente legato?
“Questa è una bella domanda. Ogni opera è una storia a sé, quindi è un po’ come chiedere a un padre a quale dei suoi figli vuole più bene. Ci sono sicuramente disegni che hanno un carico emotivo maggiore, come il ritratto di Laura al Trullo, una nostra amica che purtroppo non c’è più.
Tuttavia, posso dire con certezza di essere legato ad ogni mia opera, anche alla “Mummia di Grottarossa”: dietro c’è studio, lavoro, ricerche, impegno. Ogni muro te lo sudi e quando concludi, è automatico restarci affezionati. Non nego, che ci sono anche disegni con scarso valore affettivo, ma nella maggioranza dei casi sono, per l’appunto, come dei figli.”
Progetti per il prossimo futuro?
“Abbiamo molti lavori in cantiere, non posso preannunciare nulla in particolare. Ma sicuramente se seguite le mie pagine social, potrete rimanere aggiornati in tempo reale su tutto quello che succede.”
Per seguire l’evoluzione artistica di Solo serve solo cliccare sulla sua pagina Facebook e sul suo profilo Instagram
Francesca Romana Papi
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Perche la mummia è stata disegnata in orizzontale?