L’ordinanza della Regione Lazio sul razionamento dell’acqua nella capitale, finisce alla Procura della Repubblica di Roma.
Il Codacons ha deciso infatti di denunciare l’amministrazione regionale e il suo presidente Zingaretti, chiedendo alla magistratura di verificare se la decisione in merito alla captazione del Lago di Bracciano possa configurare la fattispecie di abuso di atti d’ufficio.
“Privare 1,5 milioni di romani di un servizio primario come l’acqua addirittura per 8 ore al giorno configura una pesantissima lesione dei diritti dei consumatori – spiega il presidente Carlo Rienzi – Questo perché gli utenti di Roma già pagano un conto salato per le tante falle e perdite in condotti e tubature, con una dispersione d’acqua che nella sola capitale raggiunge quota 45% e, in base ai calcoli del Codacons, costa una media di 95 euro annui a famiglia sulle bollette idriche“.
“A fronte di sprechi d‘acqua immani i cui costi ricadono interamente sui consumatori, privare i cittadini del servizio idrico rappresenta una scelta inaccettabile, sulla quale la Procura dovrà ora fare luce” sostiene Rienzi che peraltro, puntando il dito anche contro Acea, chiede che ai romani che subiranno il razionamento dell’acqua venga applicata una riduzione proporzionale delle tariffe idriche.
“È evidente – sottolinea Rienzi – che ridurre un servizio facendo pagare ai cittadini tariffe piene è del tutto illegittimo. Le famiglie romane già pagano tariffe idriche tra le più elevate d’Italia, a causa delle inefficienze e degli sprechi che si registrano nella rete di fornitura. A fronte di ciò, sottoporre i consumatori ad un razionamento dell’acqua senza predisporre una riduzione dei costi a loro carico, suona come una beffa inaccettabile“.
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Prima di togliere l’acqua nelle case si potrebbe mettere dei rubinetti ai “nasoni”, non eliminarli,toglire l’acqua alle fontane e eliminare le falle nella rete idrica.