Da un gruppo di studenti del Liceo e Istituto Tecnico B.Pascal di via Brembio, a Labaro, riceviamo una lettera aperta con il loro racconto di quanto accaduto nella mattina di mercoledì 18 gennaio subito dopo la forte scossa di terremoto avvertita verso le 11 anche a Roma.
Prima di pubblicarla, la nostra redazione ha tentato di contattare la direzione o la segreteria dell’Istituto per dare doverosamente voce anche alla “controparte” ma essendo lo stesso chiuso il telefono ha squillato a vuoto.
Siamo comunque disponibili ad ospitare l’intervento del dirigente scolastico, qualora lo ritenga opportuno, anche in un momento successivo.
Scrivono dunque i ragazzi
“Gentile Direttore, le scriviamo per far sì che l’incresciosa situazione che si è verificata oggi e che ha messo in pericolo e comunque preoccupato noi studenti, non accada mai più. Come tutti sanno, in data odierna c’è stato un forte terremoto con epicentro vicino a Ascoli Piceno, terremoto che è stato percepito benissimo anche qui a Roma. Dopo la prima scossa, nessuno si è premurato, nonostante la situazione di possibile pericolo, di informare noi alunni su come comportarci, nessuno ci ha detto quali sono gli eventuali punti di raccolta, nessuno ci ha comunque rassicurati.”
“Dopo la seconda scossa i professori volevano tenerci ancora dentro… in molti casi addirittura prendendo sotto braccio i pochi che con prese di posizione volevano uscire in preda ad attacchi di paura. Il professore della nostra classe addirittura, oltre ad impedirci fisicamente di uscire e di metterci al sicuro o comunque di calmare le persone impaurite, ci ha tenuti tutti dentro facendo riferimento al regolamento d’istituto che secondo lui intima di rimanere tutti in classe e nascondersi sotto i banchi. Il tutto mentre gli alunni delle elementari della scuola adiacente alla nostra, già alla prima scossa erano stati portati per sicurezza fuori dal loro istituto”.
“Per altro noi, caro Direttore, La inviteremmo volentieri a vedere quali sono i nostri famosi banchi che dovrebbero proteggerci e sotto i quali noi dovremmo nasconderci per rimanere illesi.
In pratica abbiamo banchi simili a quelli dei bambini della terza elementare e viste le nostre altezze non coprirebbero nemmeno i nostri tre quarti.”
“Tornando al racconto, In quel frangente vi è stata un ulteriore scossa, la terza, dove finalmente il nostro Preside ha deciso di farci uscire, dopo ben 10 minuti. Per altro, non volevano neanche che chiamassimo i nostri genitori o rispondessimo alle loro chiamate. Ora Direttore, noi alle 12 saremmo dovuti comunque uscire per disposizione del Preside, perchè per l’ennesima volta la caldaia dell’istituto si era rotta e in classe si gelava. Quindi avrebbero benissimo potuto farci uscire alla prima forte scossa di terremoto e metterci al sicuro”.
“Caro Direttore, la nostra classe è particolarmente arrabbiata, dispiaciuta, amareggiata, perché sentiamo che per la nostra scuola noi non valiamo nulla. Apprendiamo ora dai vari social network, che la maggior parte degli istituti di Roma aveva preso precauzioni migliori, come quelle dettate dal buon senso, di far uscire fuori nel cortile gli alunni e avvertire i genitori.
Noi evidentemente non contiamo abbastanza oppure siamo vittime inconsapevoli di una gestione che il buon senso proprio non lo conosce. Dopo questo accadimento noi non ci sentiamo sicuri perchè degli adulti che dovrebbero prendersi cura di noi non lo hanno fatto.
Ora, fortunatamente è andato tutto bene, ma se così non fosse stato? Come facciamo adesso noi a fidarci, a sentirci sereni e sicuri nella nostra scuola, vista la poca cura che è stata presa in questa ulteriore vicenda?
Non si può pensare al regolamento quando delle normalissime regole di buon senso potrebbero essere messe in atto da chiunque.”
AGGIORNAMENTO – La risposta del Dirigente Scolastico: clicca qui
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Il buon senso imporrebbe di non scrivere tutte queste strumentali banalità.
Prof. Dott. Anglana Alberto
Primo collaboratore c/o ITIS B PASCAL – Roma
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Il buon senso imporrebbe di dare risposte corrette e pertinenti all’argomento, altrimenti altro non si dimostra che i ragazzi hanno ragione. Per altro, considerare la sicurezza una banalità come fa lei, non è rassicurante.
Il buon senso esiste ex ante no ex post. C’è chi ha chiuso la metro, chi ha chiuso il CSM… Tutti sprovveduti. Gli unici depositari del sapere risiedono a via Brembio. Bravi ragazzi abbiate sempre il coraggio di dissentiere da chi non fornisce argomentazioni alle proprie scelte ma le supporta esclusivamente con il proprio ruolo ed i propri titoli.
Questo non è buon senso ragazzi. Ve lo scrive un geologo.
c’è stiamo parlando di una SCUOLA, ma veramente siamo arrivati al punto di tenere in ragazzi nelle aule? sono state chiuse persino le metro, e non il PASCAL.. SIETE PROPRIO DA STRISCIA LA NOTIZIA! io se fossi in voi mi farei una piccolo giro in questa scuola per vedere com’è messa, “I muri con i buchi, l’acqua che penetra dal soffitto, muffa ovunque”… devo continuare?? siamo nel 2017 SVEGLIAAAA.
RAGAZZI FATEVI SENTIRE VOI NON ABBIATE PAURA..
TENETE IN ALTO I VOSTRI DIRITTI
Un geologo non interessato alla sicurezza e dà lezioni di buon senso….Sempre meglio….
Si parla di buon senso, il buon senso non è un qualcosa di opinabile che varia da persona a persona, buon senso era farci uscire alla prima scossa e non alla terza in una scuola che viene denominata “sicura” ma che ha crepe sui muri e un secondo piano di una palazzina inagibile. Ci viene detto di metterci sotto dei banchi vecchi e logori di compensato poichè cio che ci circonda è sicuro ma chi meglio di noi studenti puo dire se è sicuro o no? Ci sono cose che vanno ben oltre un semplice regolamento d’istituto e un preside che debba decidere se evaquare o meno un istituto superiore pieno di ragazzi ovvero il buon senso…
Mi rivolgo agli studenti, che come sempre sono la parte migliore di ogni Istituzione scolastica. Ragazzi, i corretti comportamenti in caso di scosse sismiche prevedono che, finché la scossa non sia conclusa, si debba restare nei locali ove ci si trova cercando riparo sotto tavoli e banchi o sotto muri portanti che, in caso di crollo, forniscono protezione. E’ solo a conclusione delle scosse che si possono/devono lasciare le aule, gli uffici, gli spazi e recarsi verso i punti di raccolta, cosa che è puntualmente avvenuta, magari con un po’ di paura o disagio (peraltro senza aver creato situazioni di pericolo per alcuno). Vorrei poi far presente che non è vero che tutte le scuole del nostro territorio sono state evacuate alla prima o seconda o addirittura terza scossa (peraltro percepita in modo leggero ove non percepita affatto!), e di questo ho diretta esperienza di genitore. Inoltre nessuno ha impedito agli studenti di mettersi in contatto con le famiglie, in molti casi i docenti hanno messo a disposizione di alunni il proprio telefono per chiamare casa, e di questo molte famiglie possono testimoniare.