Mercoledì 7 dicembre, dalle 11 alle 14, nella sede di via Flaminia 872 torna a riunirsi il Consiglio del Municipio XV.
All’ordine del giorno un’espressione di parere sulla proposta di deliberazione di iniziativa consiliare in merito ad alcune modifiche ed integrazioni al regolamento delle attività commerciali sulle aree pubbliche; una proposta di risoluzione sul regolamento per gli interventi di “Cittadini attivi” nelle scuole attraverso un protocollo d’intesa sperimentale con relativa istituzione dell’albo dei mestieri e, infine, un ordine del giorno sull’intervento di riqualificazione e bonifica necessario al fabbricato abbandonato ubicato in via Cassia 560.
Ma indubbiamente è il secondo punto in calendario a catalizzare l’attenzione. Il Consiglio dovrà infatti esprimere un parere sulla proposta di deliberazione di iniziativa popolare, presentata nel 2015 dal partito Fratelli d’Italia, con la quale si chiede lo smantellamento definitivo dei campi nomadi e la regolamentazione della presenza delle popolazioni Rom, Sinti e Caminanti nel territorio della città di Roma.
La proposta di delibera d’iniziativa popolare è uno strumento previsto dallo Statuto capitolino per favorire la partecipazione dei cittadini alla gestione della città. Per presentarla, occorre costituire un comitato, depositare in Campidoglio il progetto di deliberazione, raccogliere nei tre mesi successivi minimo 5mila firme.
E in questo caso il tema è veramente delicato. Nomadi, rom, camminanti, sinti, chiamiamoli come volete, a Roma sono oltre 15mila. Una stima molto per difetto, visto che non sono mai stati censiti.
Vivono in insediamenti spesso abusivi e in campi più o meno attrezzati come ad esempio, a Roma Nord, il campo Foro Italico, sull’Olimpica, e il campo River, sulla Tiberina. In quest’ultimo sono circa cinquecento e dovrebbero essere trasferiti in un nuovo campo il cui bando, scaduto il 22 agosto, è avvolto nelle nebbia come più volte abbiamo raccontato su queste pagine.
Ma cosa chiede questa proposta di iniziativa popolare? La risposta è in una nostra intervista di un anno fa, quando ne parlammo con Giorgio Mori, responsabile del Dipartimento Immigrazione di FDI Roma. Per saperne di più, l’abbiamo ripubblicata qui sotto.
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Sarebbe ora! I nomadi, come dice la parola stessa, dovrebbero essere itineranti e quindi transitare nei campi per periodi brevi.
Se, come è il caso in Italia sono qui da tre generazioni sono cittadini e quindi soggetti alle regole comuni, tasse ecc.
Non riesco a vedere la ragione per la quale in nome di un etnia abbiano diritto a dei campi attrezzati a spese nostre e non debbano come tutti provvedere al proprio mantenimento e pagare le tasse.
Tutti se la prendono con gli emigranti, che nella grande maggioranza sono dei poveracci provenienti da situazioni estreme e non con questi soggetti che vivono da sempre alle nostre spalle, usufruiscono dei nostri servizi e spesso sono ricchi.
Elisa Giordano