Home CRONACA Quell’uomo al semaforo di Ponte Milvio

Quell’uomo al semaforo di Ponte Milvio

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Ha accettato di raccontarci la sua storia a patto che resti sconosciuto il suo vero nome. La sua famiglia di origine infatti non sa che per vivere fa il mendicante a Ponte Milvio.
Luca (nome di fantasia), da mesi ormai è fisso all’altezza del semaforo di Largo Maresciallo Diaz. Discreto, quasi timido, non tende la mano: è col sorriso che ti invita in silenzio a dargli a qualcosa ed è diventato il beniamino di tutti coloro che ogni giorno si fermano a quel semaforo.

Lo incontriamo lì, sul posto “di lavoro”; accetta di fare una pausa e si ferma a raccontarci la sua vita.

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Luca ha 52 anni, è romano di nascita. Sposato, poi divorziato, ha due figlie di 23 e 27 anni. Oggi vive in un appartamentino, di proprietà di sua madre, con la sua compagna e al bambino di lei di quattro anni.

Dopo il divorzio, è tornato a vivere con la madre anziana. Il suo stipendio da autista di una ditta di soccorso stradale non gli consente infatti di pagarsi un affitto. La paga è minima ma i ritmi sono tosti, anche 12 o 14 ore al giorno. Per lo più turni notturni.
Accadeva nel 2013, anno che Luca ricorda come terribile: “il divorzio, le mie figlie che riuscivo a vedere pochissimo, i soldi che non bastavano mai e i ritmi del lavoro che mi logoravano“. E come se non bastasse, poco dopo la ditta fallisce e perde anche il lavoro.

Ma intanto era entrato nel tunnel della droga. “Ho iniziato a fare uso di cocaina per riuscire a stare sveglio al lavoro; non potevo permettermi di non farcela, e sono caduto nella trappola più schifosa che possa esistere: la droga. Poi mi sono ritrovato senza lavoro e non avevo più neanche quei pochi soldi che prima riuscivo a dare alle mie figlie. Così ho continuato a drogarmi, ero disperato. Ho venduto la macchina, ho preso i gioielli di mia madre e li ho venduti, ho fatto di tutto...”

Se non fosse lui a raccontarcelo verrebbe difficile credere che sia tutto vero.
Luca due occhi grandi, è garbato, parla sottovoce. Nota il nostro sguardo e aggiunge: “sì, sono proprio io quello di cui sto parlando; ho deluso mia madre che ora è andata a vivere altrove, ho deluso le mie figlie, i miei amici….”

Veniamo interrotti da un automobilista che vuole donargli qualche spicciolo. “E’ un mio cliente fisso” ci dice Luca. Sì, lui li chiama ‘clienti’ perché li vede tutti i giorni dallo scorso ottobre, da quando ha iniziato a “presidiare” quel semaforo dalla mattina presto fin verso le 16.
E’ grazie alla gentilezza dei miei ‘clienti’ se riesco a racimolare i soldi per le bollette di casa“.

Poi riprende il racconto e ci spiega che dopo aver toccato il fondo, decide di farsi aiutare e va al Sert della Asl di zona dove trova chi lo accompagna nel lungo e difficile percorso per uscire dal tunnel della droga. “Alla fine di quest’anno mi rilasceranno l’attestato che si da agli ex tossicodipendenti; sono quasi due anni che non mi drogo, ce l’ho fatta”.

Ed è proprio al Sert che Luca incontra la sua attuale compagna, anche lei ex tossicodipendente; ha un figlio piccolo avuto da una precedente relazione. “Una vita difficile – racconta Luca – perché il padre del bambino è in prigione ma a breve otterrà i domiciliari e per ripicca verso la donna che ha un nuovo compagno ha già fatto sapere che chiederà l’affidamento del bambino. figlio. E’ riuscito ad avere il mio numero di telefono e spesso mi chiama per minacciarmi, è geloso. Ho paura ma non posso denunciarlo. Se i servizi sociali venissero a sapere che la mia compagna non lavora e che io faccio il mendicante, le toglierebbero il figlio. L’unica soluzione è che io trovi un lavoro vero ma chi è disposto ad offrirne uno a un ex tossico?

Gli occhi gli si fanno lucidi e le parole gli escono con difficoltà. “So che è tutta colpa mia, so che ho sbagliato, ma fino a quando dovrò pagare per tutto questo? Io voglio tornare ad essere una persona per bene, voglio prendermi cura della mia compagna e di suo figlio, voglio far tornare mia mamma a vivere con me, voglio poter andare dalle mie figlie a chiedere loro scusa e ricominciare”.

Il tempo è volato, Luca deve tornare a lavoro. Non si offende quando gli offriamo un po’ di euro, quelli che ha perso chiacchierando con noi. “Perché dovrei offendermi? Io la gente la riconosco dagli occhi, la tua non è pietà, è aiuto sincero“.

Valentina Ciaccio

© RIPRODUZIONE RISERVATA

2 COMMENTI

  1. ..ed anche molte persone che non si sono mai drogate sono nelle sue condizioni ma senza avere il grande coraggio di mendicare.

    Valentina Ciaccio, ..riesci spesso ad emozionarmi.

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