Un nuovo caso che vede coinvolto l’ospedale San Pietro, sulla Cassia, è balzato alle cronache in queste ore: undici medici sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di omicidio colposo.
I fatti risalgono all’aprile 2012 quando un uomo di 62 anni si rivolge al pronto soccorso con forti dolori al torace. I medici eseguono un elettrocardiogramma dal risultato negativo, poi un esame per verificare l’eventuale presenza di un’ischemia, anch’esso negativo, e infine una radiografia al torace dalla quale emerge una dilatazione dell’aorta. E lì si fermano. Sarebbero state necessarie una Tac, una risonanza magnetica ed un ecocardiogramma, esami però che non vengono eseguiti.
Quattro giorni dopo l’uomo muore per arresto cardiocircolatorio dovuto alla rottura di un aneurisma all’aorta.
L’aver omesso tali esami, che pure sono presenti nel protocollo medico per casi del genere, per la Procura è stato fatale, se fossero stati eseguiti avrebbero consentito di vedere l’aneurisma e di intervenire chirurgicamente, probabilmente salvando la vita al paziente.
Sulla base di queste valutazioni gli undici medici che nell’arco dei quattro giorni hanno assistito il paziente sono stati rinviati a giudizio per omicidio colposo.
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