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50 anni fa i Beatles a Roma (Nord)

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beat240a.jpg27 e 28 giugno 1965: due date per quattro esibizioni al Teatro Adriano, a piazza Cavour. I Beatles erano a cavallo di un razzo, in viaggio verso la gloria planetaria e oltre e, dopo essere passati per Milano e Genova, si fermarono per due giorni anche dalle nostre parti. Qualcuno capì subito, qualcun altro ci arrivò dopo, tutti gli altri sono ancora in tempo: la leggenda continua!

1965. Il mondo appare in bilico fra una rinnovata speranza e una disillusione antica, non solo in balìa delle raffiche gelide dei conflitti, ma anche accarezzato dal vento rigenerante dei cambiamenti. La faticosa marcia dell’umanità verso il benessere universale e i diritti civili fa i conti con la storia, incontra vecchie e nuove ingiustizie e si immerge in un mare di sangue.
La guerra fredda e la cortina di ferro, Berlino est e Berlino ovest, la NATO e il Patto di Varsavia: si cammina rasentando l’orlo del baratro.

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Gli Stati Uniti inviano le prime truppe nel Vietnam del sud, Malcolm X viene assassinato e Martin Luther King finisce in galera. Mentre a Los Angeles Vittorio De Sica conquista l’Oscar per “Ieri, oggi e domani”, nel Maine Muhammad Alì sovrasta Sonny Liston al tappeto.

Mentre il sogno di un’Europa unita partorisce la prima edizione di “Giochi senza frontiere”, l’OLP è attiva solo da qualche mese e in Algeria un colpo di stato militare depone il presidente Ben Bella.

Nel vecchio e nel nuovo mondo nascono i Pink Floyd e i Doors.

In un’Italia conformista, un po’ provinciale e cialtrona, un po’ benestante e “caciarona”, vengono inaugurati l’Italsider e il Traforo del Monte Bianco, mentre l’Olivetti sforna il suo primo personal computer e l’Inter conquista il suo primo triplete.
Al cinema escono “Uccellacci e Uccellini” e “Il tormento e l’estasi”, alla radio si ascoltano “Non son degno di te” e “Il Mondo” e alla televisione si guardano “Studio Uno” e le gambe in movimento delle Kessler.

1965. L’estate è appena cominciata, ma a Roma è già insopportabilmente torrida. Un gruppo di studenti inglesi si fa a piedi tutta la strada verso l’aeroporto di Fiumicino per accogliere i Beatles. Nonostante i quattro urlatori di Liverpool abbiano già sfornato quattro album e parecchi 45 giri, e siano delle acclamate celebrità un po’ dappertutto, il saluto non è fra i più eclatanti. Alcuni giornalisti, una piccola folla, un minimo di isteria.

D’altronde è l’alba ed è pure domenica. La gente dorme dopo aver lottato contro l’afa e le zanzare. E di domenica, d’estate, solitamente si va al mare.

Paul, John, George e Ringo si defilano quasi subito. Solo una parola o due per i giornalisti poi via di corsa verso i Parioli e l’Hotel Parco dei Principi.

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Oggi e domani hanno in programma quattro concerti al Teatro Adriano, a piazza Cavour: il pomeridiano alle 16.30 e il serale alle 21.30. È domenica 27 giugno, anno del Signore 1965, e la città dorme o inizia a mettersi in coda verso Ostia e Fregene.

Nelle ore che precedono la prima esibizione, a Piazza Cavour c’è un po’ di trambusto e parecchia curiosità. Le ragazze portano deliziosi abitini colorati, i ragazzi si danno di gomito e si accendono un’altra sigaretta.

Si entra all’interno del teatro e il caldo aumenta. Il primo tempo è riservato ai gruppi (italiani) di supporto: Peppino di Capri e i suoi Rockers, Fausto Leali e i Novelty, Maurizio Arcieri e i New Dada, Pino Donaggio ed altri.

Nel pomeriggio il teatro è mezzo vuoto, la sera c’è più gente. Arriva Catherine Spaak e scattano le ovazioni, qualcuno degli artisti spalla si becca qualche fischio, per i Beatles si scatena l’entusiasmo: c’è chi sa tutte le loro canzoni a memoria, ci sono i ragazzi “tarantolati” e le ragazze in preda all’isterismo. E ci sono, anche, coloriti battibecchi fra chi vorrebbe sentire e chi è capace di urlare più degli urlatori britannici, le cui voci e i cui strumenti sono amplificati in maniera esagerata.

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Il giorno successivo qualche giornale scrive che Roma ha riservato un’accoglienza tiepida ai quattro ragazzi inglesi. Gli organizzatori corrono ai ripari e per i due concerti del lunedì abbassano i prezzi. Per le repliche del 28 giugno il teatro, che arriva a contenere quasi tremila persone, è strapieno.

I concerti durano fra i 20 e i 35 minuti ciascuno
, i Beatles attingono ai loro primi quattro album, regalano “Ticket to Ride” (anticipazione di “Help!”, che uscirà ad agosto) e saccheggiano il repertorio di Carl Perkins, Chuck Berry e Little Richard. Paul Mc Cartney presenta molti dei brani in un buon italiano, la RAI (pare) riprende uno degli show e chissà se riusciremo mai a vederlo.

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Gianni Minà scarrozza George e Ringo nella sua Fiat 600, Paul cerca di ottenere qualcosa da mangiare a tarda notte, mentre John dichiara che non gli dispiacerebbe vivere a Roma, una volta andato in pensione.
Parioli, Prati, Trastevere, piazza Navona: i quattro ragazzi di Liverpool non si negano ai richiami suadenti della città eterna. Sono anche lì lì per entrare al Piper , ma Gianni Minà, andato in avanscoperta, li sconsiglia: troppa ressa!

Il martedì partenza verso un’altra destinazione e verso la gloria planetaria ed oltre.

Se è vero che il rock and roll nacque il 5 luglio 1954 quando Elvis registrò al Sun Studio di Memphis “That’s all right mama” e “Blue Moon of Kentucky”, è altrettanto vero che negli anni sessanta i Beatles lo reinventarono e lo resero universale, nella stessa maniera in cui Shakespeare, presa sulle sue spalle l’eredità del teatro classico, lo plasmò in un nuovo alfabeto, in una nuova grammatica e in una nuova sintassi.

Chi c’era al Teatro Adriano cinquant’anni fa lo sa perfettamente e chi non c’era è ancora in tempo: i Beatles vivono, la leggenda continua!

Giovanni Berti

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