Domenica 24 maggio alle 21, nella sala Petrassi dell’Auditorium andrà in scena “Il fronte delle donne”, spettacolo di musica popolare con il quale Lucilla Galeazzi, accompagnata dalla chitarrista Stefania Placidi e dal sestetto vocale Levocidoro, ci proporrà la Grande Guerra narrata dalle donne che, seppur troppo spesso invisibili alla storia che ci hanno insegnato a scuola, quegli eventi hanno vissuto sulla loro pelle.
Ne parliamo con Susanna Buffa, soprano de Levocidoro, giornalista musicale che da una quindicina d’anni abita in zona Ponte Milvio.
Susanna, raccontaci innanzitutto da dove e come nasce questo spettacolo.
Lo spettacolo nasce da una ricerca sul tema della Grande Guerra compiuta da Lucilla Galeazzi, che è l’esponente di punta del nostro folk-revival e la voce popolare italiana più apprezzata nel mondo. Lucilla ha lavorato per quattro anni su testi che parlavano di Prima Guerra Mondiale scritti da donne più o meno famose – da Matilde Serao alle operaie di allora.
Compiendo questo percorso, si è accorta – e noi con lei – che nessuno sa poi molto della Grande Guerra e così ha deciso di unire la passione per questo tema con il suo mestiere di musicista, di ricercatrice ed etnomusicologa per mettere su uno spettacolo di testo e canzoni davvero interessante e coinvolgente.
La Grande Guerra è stata raccontata più e più volte, voi cosa ci racconterete che non abbiamo ancora sentito?
Noi facciamo musica popolare; questa risponde sempre a delle necessità ben precise, di un singolo o di una comunità, ed ha tra le sue principali funzioni quella della “memoria”: serve per aiutarci a ricordare eventi che rischiamo di dimenticare o per farci conoscere fatti che non troveremmo sui libri di storia.
Ecco, nello spettacolo troviamo la Grande Guerra raccontata dal punto di vista delle donne di allora, che sostennero un intero Paese orfano delle giovani generazioni maschili. Le donne raccontano, attraverso canti e testimonianze scritte, la disgregazione dei nuclei familiari, delle comunità lavorative, soprattutto agricole visto che quella fu soprattutto una guerra di giovanissimi contadini, sradicati dalle loro terre e mandati al massacro in trincea.
Le canzoni servono anche per fissare delle date – dopo aver ascoltato un pezzo come “Gorizia”, è difficile dimenticare il 5 agosto 1916.
“Il fronte delle donne” non è alla sua prima rappresentazione. Dove lo avete portato e dove lo porterete?
La prima assoluta si è tenuta lo scorso settembre qui a Roma, come di consueto per i nostri spettacoli nell’ambito della rassegna “Agorà – Teatro e musica alle radici”; poi “Il Fronte” è stato rappresentato al Liceo Scientifico Morgagni e altrove nel centro Italia, come al Teatro Sociale di Amelia.
Il 24 maggio alcune classi dell’Istituto Comprensivo Goffredo Petrassi interverranno per assistere allo spettacolo e la cosa ci onora. La versione a cui si assisterà domenica 24 in Auditorium è però arricchita di un lavoro di messa in scena accurato e complesso.La direzione è di una grande attrice come Maria Rosaria Omaggio, la quale introdurrà la serata con una lettura da Matilde Serao e Giuseppe Ungaretti, che furono diretti testimoni di quella immensa sciagura che si chiama Grande Guerra.
Certamente l’occasione lo richiedeva, poiché la data del nostro spettacolo coincide con il centenario dall’ingresso in guerra dell’Italia, nel maggio del 1915. Iniziano poi ad arrivare le date all’estero, la prima sarà in Lussemburgo tra qualche mese. Portare lo spettacolo nei Paesi dove ci sono estese comunità di italiani è una cosa a cui teniamo molto.
Come sei approdata alla musica popolare? Dalle cose che di solito pubblichi e che segui, non sembrerebbe essere il tuo genere di elezione.
Ascolto musica, di preferenza elettronica e rock, e ne scrivo ma è musica molto distante da quella che poi faccio. Ho comunque una grande passione per il folk di matrice britannica.
Come musicista ho iniziato molto tardi; nel 2003 ho conosciuto Lucilla Galeazzi ed ho iniziato a studiare con lei. Oltre a farmi il grande dono della sua amicizia, che è un privilegio, mi ha spinto poco dopo su un palco e da allora è iniziata una collaborazione, con lei e con il sestetto vocale Levocidoro, che lei ha fondato e di cui faccio parte, che ancora prosegue. Credo di aver tenuto il mio primo concerto a quarantadue anni, ci ho messo un po’ ad arrivarci.
Qual è il tuo rapporto con Ponte Milvio e con le molteplici sfaccettature di questa parte di Roma?
Questa parte della città mi ha conquistata subito anche se io provenivo da Talenti ed ho fatto fatica ad abituarmi al caos; sinceramente soffro un po’ la movida serale, il traffico attorno allo Stadio Olimpico e tutto quel che ne deriva, ma devo dire che il territorio mi coinvolge e a me piace essere parte di una rete sociale, che in questo caso funziona perfettamente.
Sono impegnata come consigliere scolastico all’I.C. Petrassi e certamente grazie alla scuola mi sono trovata al centro di una rete di relazioni che si potrebbe paragonare a quella della comunità di un villaggio. C’è molta intesa e collaborazione tra noi abitanti di questa movimentata parte di Roma, specie quando c’è da impegnarsi per combattere il degrado sociale e ambientale che ogni tanto si affaccia anche qui.
Valentina Ciaccio
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