Da anni si parla per il Tevere di un parco fluviale e la notizia di alcune settimane fa che il Comune di Roma intende farlo in tempi brevi investendo 100 milioni ci ha fatto credere che qualcosa stesse cambiando. Non ci aspettavamo subito acque limpide e sponde pulite ma almeno un segnale. Invece niente.
Il Tevere, come prima e come sempre, continua a rimanere un fiume sporco e degradato. La prima avvisaglia che nessun cambiamento è in atto ci arriva dalla sponda di sinistra, quella che da Ponte Milvio porta al Ponte della Musica, un tempo transitabile e oggi completamente ostruita dalle canne e da un’altissima vegetazione che impedisce il passaggio.
Sponde che assomigliano a quelle di un fiume tropicale e se non fosse per qualche piccola spiaggia sporca e fangosa che ogni tanto appare tra la vegetazione sembrerebbe di essere sul Rio delle Amazzoni; su queste spiagge ci vengono anche a pescare improvvide persone che riescono a quanto pare a trangugiare i pesci del Tevere.
Il fiume, nonostante il grave degrado di cui soffre, non è affatto un fiume morto; oltre alla fauna ittica sulle sponde sopravvivono alcune specie acquatiche e un gran numero di gabbiani che, abbandonate le coste, si sono trasferiti all’interno dove è più facile reperire il cibo.
Questi uccelli, oramai perfettamente integrati nell’urbe si cibano prevalentemente di rifiuti e di carcasse di pesci (evidentemente non tutti i pesci riescono a sopravvivere in queste acque inquinate).
L’incuria in cui vengono mantenute le banchine ha fatto si che interi tratti, un tempo percorribili, siano stati ricoperti da uno spesso strato di sabbia che con il passare del tempo ha generato una disordinata vegetazione.
Solo navigando il fiume ci si rende conto dell’estremo stato di abbandono in cui versa il Tevere.
I rami di tutti gli alberi sono ricoperti da brandelli di plastica e queste “mostruosità” fanno oramai parte del paesaggio; tante invece le piante che si sono schiantate sulle sponde formando piccoli sbarramenti dove si accumulano tonnellate di rifiuti.
Le rive, al di sotto della vegetazione, sono delle vere e proprie discariche dal momento che raccolgono oggetti e materiali di ogni tipo; tra il fango molle e viscido si può trovare di tutto. Dagli oggetti più grandi come carcasse di auto e scooter agli attrezzi per la palestra; e poi vecchie biciclette, bidoni, contenitori metallici.
Ma è la plastica a farla da padrone; ce n’è di tutti i tipi e dimensioni: sacchetti di nailon bottiglie, palle, taniche, gommapiuma. Non mancano neppure i bauletti dei ciclomotori e i materassi; tanti gli stracci, le scarpe e le bottiglie e lattine di birra.
Un vero e proprio campionario dei più svariati oggetti come è possibile trovare in un ipermercato o in un grande centro commerciale.
In questo incredibile sfacelo l’unica nota positiva ci è sembrato il galleggiante del servizio battelli ancorato a Ponte Duca d’Aosta; la montagna di detriti che lo sommergeva è stata tolta e il pontile rimesso orizzontale. Forse si vuole riprendere il servizio battelli anche se abbiamo potuto accertare che le imbarcazioni sono ancora in secca sul lungotevere.
Anche le strutture che affacciano sul Tevere sono sporche, danneggiate e imbrattare di scritte; geroglifici incomprensibili che oltraggiano per l’eternità il travertino di un’opera pregevole.
La gravissima situazione di degrado che opprime il Tevere nonostante i proclami e le tante promesse non accenna a mutare; tra appena tre mesi entreremo nel 2015 l’anno in cui l’Italia, come tutti i paesi d’Europa, dovrà presentare i suoi fiumi in “buone condizioni”.
Tenuto conto dello stato in cui si trova il Tevere (ma anche la maggior parte dei fiumi, torrenti e fossi d’Italia) è logico aspettarsi da parte dell’UE l’apertura dell’ennesima infrazione. Un’altra tessera da aggiungere al puzzle del “bel paese”.
Francesco Gargaglia
© riproduzione riservata – proprietà EdiWebRoma
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ringrazio per questo articolo così ben documentato. Vorrei interagire con altre associazioni/persone che hanno a cuore le sorti del nostro stupendo fiume.
certamente da condividere tutto quanto riguarda la denuncia di plastica e rifiuti; ma da contraddire con energia le improprie esternazioni sulla vegetazione spontanea, stupenda manifestazione della natura purtroppo non apprezzata da chi vorrebbe il Tevere non “simile a un fiume tropicale” ma a una piscina per marmocchi…