Sigilli allo storico locale jazz di Roma Alexanderplatz. Il locale, in via Ostia 9, nel cuore del quartiere Prati, è stato chiuso l’8 luglio scorso dall’ufficiale giudiziario in seguito a uno sfratto moroso. Nel locale, nato dalla passione per la musica della famiglia Rubei esattamente 30 anni fa, sono passati i più grandi jazzisti, italiani e stranieri, le cui firme ne ricoprono le pareti.
Il jazz club negli ultimi mesi ha dovuto cancellare alcune date in vista dello sfratto imminente, divenuto esecutivo due settimane fa. Il direttore artistico del locale, Eugenio Rubei, ha lanciato un appello al Comune di Roma, affinché i sacrifici della sua famiglia non siano cancellati per sempre.
“Stiamo cercando degli aiuti per aprire una scuola di musica dentro l’Alexanderplatz, basterebbe un contributo minimo (poche migliaia di euro) del Comune per evitare la chiusura definitiva”, ha dichiarato all’agenzia TmNews.
Il padre di Eugenio, Giampiero Rubei, è lo stesso – spiega TmNews – che ha gestito negli ultimi tempi la Casa del Jazz, attualmente data in appalto agli organizzatori della Festa dell’Unità democratica, e la rassegna di Villa Celimontana, che quest’anno incredibilmente non è entrata in graduatoria per ricevere i fondi del Comune di Roma.
L’Alexanderplatz invece si è sempre retto sulle finanze private della famiglia Rubei. “Trent’anni di lavoro e mai un contributo pubblico – ha ricordato all’Agenzia il direttore artistico – portare avanti un’attività culturale nel mondo del jazz non è certo redditizio. Con la morte di Gianni Borgna (ex assessore alla Cultura del Comune di Roma) è crollata un’impalcatura di progettualità. Chiediamo al Comune di intervenire per salvare l’Alexanderplatz”.
Il tempo stringe: la data ultima per trovare una soluzione è quella del 28 luglio. Se l’Alexanderplatz non riuscirà a riaprire i battenti, mentre diverse rassegne sono state cancellate, la scena jazz della Capitale rischia di non riprendersi tanto facilmente.
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