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Tor di Quinto regno del degrado

Galvanica Bruni

apertura.jpgA prima vista sembrano piccoli laghetti; nella realtà sono enormi e luride pozzanghere ricolme di rifiuti. Si trovano a Tor di Quinto dove il viale incrocia la tangenziale e nella stessa area dove sostano i circhi. Nell’acqua putrida galleggiano rifiuti di ogni genere oltre a bottiglie, copertoni e tavole di legno. Queste pozze sono così estese che anche la signora che riceve i clienti all’interno di un camper ha dovuto realizzare una lunga passerella per accedere alla sua alcova.

Se Roma si fosse candidata alle Olimpiadi del 2020 forse quest’area oggi sarebbe diversa; meno sporca e degradata.
Ma dal momento che Tor di Quinto è sottoposta a particolari vincoli protezionistici si è preferito rinunciare al “Parco Fluviale” e puntare invece sul degrado.

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Perché è sufficiente percorrere a piedi poche centinaia di metri per rendersi conto dell’incredibile situazione di abbandono in cui versa quella che dovrebbe essere un’area protetta: cumuli di rifiuti, sporcizia, baracche, capannoni e nessuna intervento di manutenzione con la conseguenza che i marciapiedi sono divelti, i guard-rail sfondati, la segnaletica stradale vecchia e arrugginita.

Le grandi piazzole che costeggiano il viale, grazie ai varchi creati nella rete di recinzione, sono diventate aree dove scaricare detriti e calcinacci; ce ne sono mucchi e cataste lungo tutto il perimetro.

Neanche a dire che ci troviamo in una zona periferica perché siamo sotto la collina Fleming e a pochi passi da Ponte Milvio; qui ogni giorno transitano decine di migliaia di autovetture e poco lontane tra di loro sorgono caserme, circoli e alloggi militari. Anche il Comando della Polizia Locale del XV Municipio si affaccia su Tor di Quinto.

La cosa che più sorprende in questa situazione di degrado è che siamo a pochi metri dal Tevere; un fiume è un concentrato di biodiversità eppure a Roma si consente, a senza tetto e sfasciacarrozze, di occuparne le rive.

Qualcuno dirà che il grande campo nomadi di Via del Baiardo, quello che scaricava rifiuti e liquami nel fiume, ora non c’è più: verissimo. Peccato però che al suo posto oggi ci sia una grande discarica.
Tanto valeva tenerci rom e senza tetto che forse si sarebbe risparmiato qualche quattrino.

Dopo aver cacciato i nomadi (che ovviamente si sono piazzati in tutte le aree verdi di Roma Nord) e aver ripulito la sponda del fiume si è pensato bene di lasciare campo libero a sporcaccioni e ribaldi.

E così l’area bonificata con i soldi del contribuente si è trasformata in una enorme discarica dove si sversa a livello industriale.

Mica stiamo parlando di qualche sacchetto della spazzatura: In questo posto, a pochi metri dalle acque torbide del Tevere, si possono scaricare impunemente tonnellate di calcinacci o i rimasugli di un grande banchetto.

Dal ponte della tangenziale lo sguardo può vagare su enormi cumuli di lordura che fanno da contorno alla pista ciclabile e ai campi sportivi. Poco più avanti c’è perfino un “campo ostacoli” dei Corazzieri, i Carabinieri a cavallo che garantiscono la sicurezza del nostro Presidente.

E allora ci si interroga: ma come è possibile che un’area sottoposta a vincolo possa essere ridotta in queste condizioni?

Francesco Gargaglia

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2 COMMENTI

  1. Quello che veramente lascia scioccati di Tor di Quinto è constatare la coesistanza di simili situazioni di degrado con strutture importanti come il Comando generale dei Carabinieri, il Poligono di Tiro e l’Ippodromo Militare (della Municipale è anche inutile parlarne); a ennesima testimoinianza di come lo Stato sia in realtà lontano dai cittadini e totalmente indifferente rispetto ai problemi del vivere quotidiano. Si devono muovere i privati perchè qualcuno poi si decida a intervenire.

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