Al Tribunale dei Disastri Ambientali si celebra oggi il processo al Tevere che dopo essere stato sbarrato, depredato, dragato e inquinato siede sul banco degli imputati con l’accusa di aver provocato in questi ultimi anni ingenti danni all’ambiente e ai romani. Il Giudice che presiede la causa concede la parola al Pubblico Ministero che legge i capi d’imputazione.
Allagamenti a Roma Nord, inondazione delle banchine con ingenti danni a circoli sportivi e galleggianti, l’esondazione dell’Aniene a causa di “un’onda di riflusso”. E poi la colpa più grave, quella di aver provocato notti insonne e agitate ai romani angosciati dal livello delle acque misurate “alI’Idrometro di Ripetta”.
Sentita l’accusa la parola passa alla Difesa che chiama subito a testimoniare il Sindaco di Roma che afferma: “La nostra città è attraversata da due fiumi; renderli vivi e valorizzarli come risorsa della città è indispensabile. Il Tevere deve sempre più somigliare a quello che il Tamigi e la Senna sono per Londra e Parigi, un luogo vissuto dai cittadini e dai turisti, anche in coordinamento con il parco fluviale del Tevere e dell’Aniene che la Regione Lazio vuole istituire nei prossimi mesi”.
Una testimonianza sui generis cui fa seguito quella dell’Assessore all’Ambiente: “Ci sono piani progettuali di intervento finalizzati alla riqualificazione e valorizzazione delle attività culturali, naturalistiche e sportive compresa la navigazione”.
Anche questa testimonianza sembra non convincere l’accusa che ha gioco facile nel ribattere che i mesi sono passati e che di progetti e del celebrato Parco Fluviale non c’è traccia.
A sostegno delle accuse il Pubblico Ministero legge il comunicato del Presidente dell’Associazione Amici del Tevere e del Consorzio Tiberina, Giuseppe Amendola, che il 14 ottobre del 2013 lancia l’allarme sui terreni “saturi di pioggia e che non hanno più capacità di assorbimento” proponendo l’istituzione di un coordinamento interregionale tra gli Enti aventi competenze e deleghe funzionali”.
“Un allarme che a giudicare dagli eventi” conclude un soddisfatto accusatore: “sembra non aver avuto alcun effetto”.
La situazione per il Tevere sembra disperata e un verdetto di condanna scontato. Ma la difesa ha un asso nella manica e chiama alla sbarra un nuovo testimone.
E’ il giornalista esperto di storia della Capitale Armando Ravaglioli che dichiara: “Gli interventi sul Tevere, dalla utilizzazione delle acque per la produzione di energia elettrica alla difesa dalle inondazioni, spesso sono stati in contrasto tra di loro. Gli sbarramenti idroelettrici a monte di Roma hanno comportato la diminuzione della portata solida e l’abbassamento del letto del fiume; queste circostanze aggiunte ai drizzagli costruiti a valle hanno aumentato la velocità di deflusso e provocato l’erosione delle fondamenta dei ponti e muraglioni”.
E’ arrivato il momento delle arringhe finali; il Pubblico Ministero pronuncia una sola parola: “Colpevole!”.
Alla difesa non resta altro che lanciarsi in una disperata arringa.
“Il Tevere è un elemento naturale che ha costruito il suo percorso verso il mare nel corso dei millenni; chi mastica un po’ di topografia sa bene che il territorio può subire importanti modifiche ma che solo fiumi e fossi li ritrovi sempre al loro posto. Non cambiano il loro tracciato ma subiscono per colpa dell’uomo importanti modifiche: dighe, sbarramenti, opere idrauliche, captazione delle acque, prelievo di sabbia e ghiaia, strozzature dovute alla costruzione di ponti. Cambiamenti di tale portata da provocare perfino un diverso colore delle acque.”
“Il Tevere, conclude il difensore al culmine dell’intervento, un tempo era ‘biondo’ non perché esente dall’inquinamento ma perché trascinava nel suo corso notevoli quantità di limo e sabbia, almeno 10 milioni di tonnellate, che raggiungevano poi la foce andando a rinforzare il litorale. Fenomeni che oggi non ci sono più!”.
Dal numeroso pubblico presente in aula si alza un fragoroso applauso mentre il Giudice, dopo aver richiamato i presenti all’ordine, si ritira per deliberare.
Quale sarà il verdetto? Colpevole o innocente? Scrivetelo voi.
Francesco Gargaglia
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Innocente il tevere, colpevole l’uomo tutto. In primis gli amministratori incapaci, poi gli ignoranti in materie ambientali, e le persone che deturpano continuamente il territorio e non capiscono che anche un sacchetto di spazzatura, prima o poi inciderà sull’equilibrio ambientale.
Ma come si fa a mettere sotto accusa il Tevere, vittima dell’incuria dei romani e dell’inettitudine dei loro amministratori, capaci solo di fare annunci e scrivere documenti programmatici pieni di bei propositi puntualmente disattesi.