Il gioco d’azzardo continua a solcare il volto della Capitale. Più di 50mila slot-machine. Quasi 300 sale. A luglio è arrivata una legge regionale, cos’è cambiato da allora? Nulla, il Campidoglio non ha ancora adottato nessun provvedimento. E intanto l’ombra dell’ex banda della Magliana si stende sulle slot-machine di Roma Nord.
Gioco d’azzardo piaga sociale
Maschio, 58 anni, licenza media, sposato con figli. È questo l’identikit del romano vittima del gioco d’azzardo. È quanto emerge da un’indagine realizzata dal Centro Italiano di Solidarietà (CEIS) di Don Mario Picchi sul tema delle dipendenze dal gioco nella Capitale.
In Italia, infatti, Roma continua a detenere il primato del gioco d’azzardo. E i numeri lo confermano: più di 50.000 slot-machine, quasi 300 sale o case da gioco. Circa il 12% del totale nazionale.
Secondo i dati raccolti dal CEIS dal 2011 fino al mese di dicembre 2013 nell’ambito del progetto “Rien ne va plus”, nell’80% dei casi il gioco preferito è proprio la macchinetta slot (videolottery o VLT).
Insomma quella del gioco d’azzardo nella Capitale è ormai da anni una vera e propria piaga sociale.
In tutta la zona di Roma Nord si è assistito in particolare alla proliferazione di sale da gioco e d’istallazione di slot-machine anche in altri esercizi commerciali.
Un fenomeno che nel XV Municipio ha registrato una preoccupante esplosione: circa 40 sale da gioco, una ogni 2,3 kmq di territorio abitato, una ogni 3.950 residenti.
Ma non basta, considerando solo i cittadini di età compresa fra i 15 e i 40 anni, ce n’è una ogni 1.100, ma guardando alla fascia più a rischio, 15-25 anni, una ogni 370 di loro.
Nel solo tratto che va da Corso Francia ai confini col quartiere Grottarossa, circa dieci chilometri, si contano sette sale da gioco, delle quali tre nei pressi di un liceo sulla Cassia.
Se una Legge Regionale da sola non basta
A luglio dello scorso anno è stato compiuto un passo in avanti verso il contrasto al gioco d’azzardo. Il Consiglio Regionale del Lazio ha infatti approvato la legge “Disposizioni per la prevenzione e il trattamento del gioco d’azzardo patologico“, con un cospicuo stanziamento per aiutare i cosiddetti malati GAP (Gioco d’Azzardo Patologico) attraverso specialisti di servizi pubblici e privati accreditati.
Il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti l’ha definita “un passo significativo” nella lotta al gioco d’azzardo. E in effetti questa legge presenta diversi aspetti positivi. Cerchiamo di ripercorrerli in breve.
Innanzitutto regola la collocazione delle sale da gioco preservando le “aree sensibili” come scuole, ospedali, luoghi di culto, centri sociali e anziani, e prevede sgravi fiscali per gli esercizi commerciali che provvedano a rimuovere o non istallare slot-machine o videolottery.
A tal fine è stato istituito il marchio “Slot free-RL” per indicare gli esercizi commerciali dove non ci sono apparecchiature per il gioco d’azzardo.
Inoltre, sempre nella norma, è contenuto il divieto di qualsiasi attività pubblicitaria relativa all’apertura di nuove sale, e l’obbligo per i gestori di bingo, ricevitorie e sale da gioco di esporre nei locali materiale informativo sui rischi correlati e sui servizi di assistenza presenti sul territorio.
Tuttavia la nuova legge, almeno a Roma, è disattesa. Contrastare la diffusione delle sale da gioco, tutelare i romani più deboli, proteggere i giovani, sono ancora solo parole e non fatti.
“Nonostante la legge regionale del luglio scorso imponga di attuare un regolamento in conformità anche di distanze delle aree sensibili, basta visitare il sito del Comune di Roma per comprendere che le cose non sono cambiate – ha spiegato a VignaClaraBlog.it l’avvocato Francesca Giglio, responsabile della sezione Roma Nord del Movimento Difesa del Cittadino – La nostra città nonostante la necessità di intervenire sul tema delle distanze in conformità alla legge regionale non si è dotata di un regolamento in merito.”
Il mese scorso è stato Fabrizio Santori, consigliere regionale del Lazio e componente della commissione Politiche Sociali, ad ammonire Roma Capitale di non aver ancora adottato nessun provvedimento dopo l’approvazione della legge regionale.
Unico escluso dalla “ramanzina” il I Municipio intervenuto sul tema del gioco d’azzardo con l’introduzione dei bollini blu di qualità “slot-free” per i locali senza slot e videopoker.
Insomma nella Capitale mancano ancora iniziative attuative e intanto questa malattia, questa piaga sociale continua a diffondersi in particolare tra i giovani, i disoccupati e gli anziani, mancando forme di controllo quali ad esempio l’accertamento del possesso della maggiore età o l’avvertimento circa gli effetti nocivi legati al gioco d’azzardo.
“Nonostante le numerose denunce ed iniziative dei comitati ed associazioni di quartiere soprattutto a seguito della pubblicità selvaggia di apertura di Casinò all’interno della città, e di Roma nord in particolare – ha dichiarato l’avvocato Giglio – ancora non si è fatto nulla di concreto in termini di prevenzione e di azione per bloccare la diffusione del gioco d’azzardo”.
Qualcosa però ancora lo si deve alla Regione Lazio che in assenza di iniziative locali lo scorso dicembre ha stanziato un milione di euro per l’apertura di 51 sportelli no slot, punti di ascolto e accoglienza rivolti alle vittime del gioco d’azzardo patologico su tutto il territorio regionale.
Gli sportelli entreranno in funzione in ognuno dei 15 municipi di Roma Capitale e in ciascuno degli altri 36 distretti socio-sanitari della Regione, e saranno affiancati anche da un numero verde a disposizione dei cittadini che hanno bisogno di informazioni su come contrastare la ludopatia.
A questa iniziativa si affianca, nel XV Municipio, quella proposta dalla consigliera Teresa Zotta del Movimento 5 Stelle e approvata dal Consiglio Municipale lo scorso 26 novembre.
Il parlamentino locale, preso atto dell’enorme diffusione di slot machine e strumenti analoghi nei locali pubblici del territorio e considerato che il fenomeno della compulsività ha raggiunto livelli preoccupanti, ha chiesto alla Giunta di adoperarsi per promuovere campagne d’informazione nelle scuole, nei centri anziani, nel Municipio stesso per rendere edotti i cittadini sui pericoli insiti in questi giochi.
Ora il pallino è nelle mani del presidente del Municipio, Daniele Torquati.
Nulla si crea, nulla si distrugge…nulla si trasforma
E nel frattempo il ricorso al Tar da parte del Codacons contro la sala “Admiral Club” di Corso Francia è al momento congelato. Proprio perché pur essendo intervenuta una normativa regionale che ha recepito il decreto Balduzzi relativamente al gioco d’azzardo, deve essere ancora emendata la serie di disposizioni attuative pratiche.
Nel ricorso, presentato l’agosto dello scorso anno, il Codacons sottolinea che la sala “Admiral Club” si trova in un quartiere residenziale in prossimità di “aree sensibili” quali l’Ars Medica di via Ferrero di Cambiano, la Scuola Media Statale Nitti, il Nuova Medica Flaminia e il Centro Euclide.
Nel ricorso inoltre si spiega come “le sale appaiono troppo illuminate tale da provocare stordimento e mal di testa, con un’iperventilazione per mancanza assenza di finestre e con la possibilità di ingerire bevande alcoliche”: il giocatore che entra nella sala perde la cognizione del tempo e subisce un annebbiamento delle proprie facoltà aumentando in modo esponenziale il rischio di sviluppare atteggiamenti compulsivi nei confronti del gioco. Tuttavia, ad oggi, il ricorso risulta congelato.
“Ci sono infatti problemi che ci impediscono di poter andare a fondo – ci ha confessato Pietro Valentini, avvocato del Codacons – Noi abbiamo fatto il ricorso come associazione rappresentativa sul territorio in seguito a segnalazioni di un malessere diffuso in questo quartiere dovuto all’apertura di queste sale VLT. C’è stata un’udienza che però non ha avuto un seguito concreto perché alla legge regionale del luglio scorso non è seguito un regolamento di attuazione”.
Per il Codacons è necessario approfondire soprattutto la questione relativa la salubrità dei locali e il relativo controllo da parte dello Stato.
“Il punto paradossale – ci spiega l’avvocato Pietro Valentini – è che basta avere un’autorizzazione relativa alla conformità dei locali, aerazione e luce, per far si che queste sale da gioco possano essere tranquillamente aperte avendo una regolarità formale”.
Eppure a prescindere dai certificati a norma e dalla regolarità formale dei locali o degli apparecchi, c’è qualcosa che sfugge a queste valutazioni. “C’è proprio una conformazione strutturale di questi posti, le luci, gli odori, un qualcosa che fa male alla salute. Finché non passa questo concetto avremo sempre le mani legate”.
Una proposta per regolamentare le sale da gioco a Roma
“Regolamentare l’apertura delle sale da gioco e dell’istallazione nei locali pubblici di slot-machine è una scelta non più rinviabile” ha affermato il consigliere comunale e presidente della commissione capitolina ai Lavori Pubblici Dario Nanni, che nei mesi scorsi ha presentato una delibera sulla regolamentazione delle sale da gioco e l’istallazione di slot-machine negli esercizi pubblici.
In primo luogo la proposta di delibera impegna l’amministrazione ad effettuare un censimento di tutte le sale da gioco, sale bingo, centri scommesse, slot-machine e videopoker presenti sul territorio della Capitale. Il regolamento prevede inoltre un numero massimo di “macchinette” a seconda della grandezza e della tipologia del locale; l’obbligo di esporre materiale informativo all’interno dei locali; il divieto di pubblicizzare esternamente l’attività; orario di apertura e chiusura obbligatoriamente nella fascia 13-23.
E infine, ma non ultimo, la delibera scioglie il problema delle distanze vietando l’apertura di sale da gioco e di istallazione di slot-machine a meno di 1000 metri dalle cosiddette “aree sensibili”.
Dario Nanni nei mesi scorsi ha sottolineato come “molte associazioni del settore abbiano da tempo lanciato l’allarme che il gioco d’azzardo è divenuto ormai una piaga sociale al pari di tutte le altre forme di dipendenza, andando a rappresentare un costo estremamente elevato in termini di vite umane e sociale”.
Ombra criminale sul gioco d’azzardo
“Peraltro – ha aggiunto il consigliere Nanni – le indagini effettuate dalla DDA hanno evidenziato a Roma una presenza molto elevata della criminalità organizzata nel circuito del gioco d’azzardo”.
Un’inchiesta coordinata dalla direzione distrettuale anti-mafia della Capitale, infatti, ha fatto luce sull’ombra criminale che si aggira nel mercato del gioco d’azzardo: un giro d’affari milionario che coinvolgerebbe personaggi di spicco dell’ex banda della Magliana.
Alcuni esponenti dell’organizzazione criminale, infatti, starebbero investendo da tempo denaro a Roma Nord. Come? Attraverso la distribuzione di slot-machine.
L’attività investigativa è stata avviata in seguito ad un omicidio, quello di Antonio Bocchino, ucciso lo scorso 12 febbraio nel quartiere Casalotti, con quattro colpi di pistola. Le indagini hanno permesso di capire che l’uomo si occupava della distribuzione di slot-machine per conto di un ex-componente della banda della Magliana che gestirebbe da tempo l’attività criminale delle “macchinette” nei quartieri di Roma Nord.
Festina lente
Il 30 dicembre il regolamento in materia di slot-machine e sale da gioco è approdato sul tavolo della commissione capitolina Commercio. Ma nulla da fare: discussione posticipata a data da destinarsi. “Presumibilmente, forse, nelle prossime settimane” ci ha riferito Nanni.
E mentre la commissione sembra aver sposato il motto di Augusto “Festina lente” dilatando così i tempi già lunghi e necessari perché la delibera arrivi in Aula Giulio Cesare per essere votata, le famiglie, i genitori, le scuole continuano ad attendere che Roma Capitale, capitale anche del gioco d’azzardo, si renda conto che il fenomeno è una vera e propria piaga sociale che solca il volto della città.
Nel frattempo, ogni giorno, migliaia di giovani e adulti romani, con lo sguardo ipnotizzato dallo schermo, infilano monete nelle slot machine.
Daniela Buongiorno
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Bellissima e veramente completa questa inchiesta sul gioco d’azzardo.
Complimenti a Daniela Buongiorno.