Sarà per il riscaldamento globale ma le ottobrate romane sembrano non terminare mai; niente di meglio quindi di un giro sulla pista ciclabile di Roma Nord entrando però questa volta da Saxa-Rubra. L’accesso si trova alle spalle del Gran Teatro lungo la stradina che portava un tempo al Circolo del Sole, oggi chiuso. Sulla pista non notiamo grandi cambiamenti e tutto, almeno in questo tratto, sembra abbastanza in ordine; a confermarcelo è il Prof. Vittorio D’Amico, autore di un corposo volume su Prima Porta, Labaro e Grottarossa, che incontriamo mentre, quotidiano alla mano, passeggia lentamente sotto il sole.
Certo l’asfalto è danneggiato in più punti, le staccionate in qualche caso mancanti e c’è il solito corredo di rifiuti, ma nel complesso la pista ci sembra in buone condizioni e molto meglio di come ce la ricordavamo.
Dal Professor D’Amico veniamo a sapere che quel grande impluvio circondato da alberi che attraversa la piana, un tempo era una marana, deviata poi nel suo percorso quando si pensava di poter sfruttare gli spazi per edificare.
Oggi quella fetta di terreno tra la Flaminia e il corso del Tevere è frequentata giusto da uno sparuto gregge di pecore; la presenza di una rete di recinzione e i cartelli che indicano la proprietà privata ci confermano che non siamo su proprietà comunali.
Allora ci tornano alla mente le dichiarazioni che alcuni residenti ci hanno recentemente fatto: secondo loro questi terreni sarebbero della RAI, acquistati quando si pensava di spostare gli studi da Via Teulada a Saxa Rubra.
Se così fosse vuol dire che sono di proprietà di chi paga il canone RAI: quindi perché non farne un bel parco fluviale dal momento che non manca nulla?
La stazione è vicinissima, ci sono gli alberi, i boschetti e il tutto è appena a due passi dalla pista ciclabile; servono giusto un paio di cancelli ed un bel sentiero ad anello.
Quel grande terreno oggi inutilizzato potrebbe diventare veramente una delle attrattive verdi di Roma Nord.
Proseguendo sulla pista ciclabile ci imbattiamo nel gregge di pecore che riposa sull’area golenale, ai piedi dell’argine; tra le pecore notiamo un gran numero di uccelli di medie dimensioni e dal colore bianco.
Si tratta di Aironi Guardabuoi che non disdegnano la compagnia del bestiame dal momento che sono soliti, standosene sulla groppa degli animali, beccare i parassiti.
L’Airone Guardabuoi ha una apertura alare di circa 90 centimetri, collo corto e becco massiccio (insomma niente a che vedere con l’eleganza del Cenerino); uccello gregario segue il bestiame nutrendosi di parassiti o piccoli vertebrati che trova nel terreno smosso da pecore o vacche.
Il nome di “guardabuoi” deriva dal fatto che al primo segnale di allarme si solleva in volo avvertendo così le greggi di un probabile e imminente pericolo. Trovarlo nei presi di Roma non è difficile ma osservare questa specie a poche decine di metri dalla ciclabile è pur sempre un piacevole spettacolo.
La presenza degli aironi e la pista in discreto stato ci mettono di buon umore e così ce ne andiamo soddisfatti sotto lo sguardo attento di un grosso maremmano adagiato al bordo pista. Le orecchie tagliate (pratica oggi vietata) ci dicono che è un cane da guardia; sarà, ma a noi, con quell’aria paciosa, ci sembra tutto tranne che un becero guardiano.
Francesco Gargaglia
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